Conferenza sull’etica: Difference between revisions

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La prima, di cui quasi non c’è bisogno di parlare, è che l’inglese non è la mia lingua madre e di conseguenza la mia espressione manca spesso di quella precisione e finezza che sarebbe desiderabile quando si tratta un argomento difficile. Non posso fare altro che chiedervi di facilitare il mio compito cercando di cogliere ciò che intendo dire a dispetto degli errori di grammatica che farò continuamente.
La prima, di cui quasi non c’è bisogno di parlare, è che l’inglese non è la mia lingua madre e di conseguenza la mia espressione manca spesso di quella precisione e finezza che sarebbe desiderabile quando si tratta un argomento difficile. Non posso fare altro che chiedervi di facilitare il mio compito cercando di cogliere ciò che intendo dire a dispetto degli errori di grammatica che farò continuamente.


La seconda difficoltà che voglio menzionare è questa: probabilmente molti di voi sono venuti a questa mia conferenza con aspettative leggermente sbagliate. E per correggervi su questo punto dirò alcune parole circa la ragione per cui ho scelto l’argomento che ho scelto. Quando il vostro ex segretario mi ha fatto l’onore di chiedermi di leggere una memoria alla vostra società, il mio primo pensiero è stato che l’avrei fatto senz’altro; il mio secondo pensiero è stato che, se mi era data l’opportunità di parlare di fronte a voi, avrei dovuto parlare di qualcosa che tenevo a comunicarvi, che non avrei dovuto sprecare quest’opportunità per farvi una lezione, ad esempio, sulla logica. Parlo di spreco perché per spiegarvi una questione scientifica avrei bisogno di un intero corso e non di una memoria di un’ora. Un’altra alternativa sarebbe stata proporvi quella che si chiama una conferenza di divulgazione scientifica, cioè una conferenza volta a farvi credere di capire qualcosa che in realtà non capite, e a gratificare un desiderio che io ritengo sia tra i più meschini della gente moderna, cioè la curiosità superficiale intorno alle più recenti scoperte della scienza. Ho rifiutato queste alternative e ho deciso di parlarvi di un argomento che mi sembra essere di rilevanza generale, nella speranza che possa aiutarvi a chiarire i vostri pensieri in proposito (anche qualora doveste essere completamente in disaccordo con ciò che dirò).
La seconda difficoltà che voglio menzionare è questa: probabilmente molti di voi sono venuti a questa mia conferenza con aspettative leggermente sbagliate. E per correggervi su questo punto dirò alcune parole circa la ragione per cui ho scelto l’argomento che ho scelto. Quando il vostro ex segretario mi ha fatto l’onore di chiedermi di leggere una memoria alla vostra società, il mio primo pensiero è stato che l’avrei fatto senz’altro; il mio secondo pensiero è stato che, se mi era data l’opportunità di parlare di fronte a voi, avrei dovuto parlare di qualcosa che tenevo a comunicarvi, che non avrei dovuto sprecare quest’opportunità per farvi una lezione, ad esempio, sulla logica. Parlo di spreco perché per esporvi una questione scientifica avrei bisogno di un intero corso e non di una memoria di un’ora. Un’altra alternativa sarebbe stata proporvi quella che si chiama una conferenza di divulgazione scientifica, cioè una conferenza volta a farvi credere di capire qualcosa che in realtà non capite, e a gratificare un desiderio che io ritengo sia tra i più meschini della gente moderna, cioè la curiosità superficiale intorno alle più recenti scoperte della scienza. Ho rifiutato queste alternative e ho deciso di parlarvi di un argomento che mi sembra essere di rilevanza generale, nella speranza che possa aiutarvi a chiarire i vostri pensieri in proposito (anche qualora doveste essere completamente in disaccordo con ciò che dirò).


La mia terza e ultima difficoltà è propria, in effetti, della maggior parte delle conferenze di filosofia di una certa lunghezza, ed è questa: l’uditore è incapace di vedere sia la strada lungo cui è condotto sia la meta a cui essa conduce. In altre parole, egli o pensa: «Comprendo tutto ciò che egli dice, ma dove mai sta cercando di arrivare?», oppure pensa: «Vedo dove sta cercando di arrivare, ma in quale modo avrà mai in mente di farlo?». Non posso far altro che chiedervi di essere pazienti e di sperare che alla fine potrete vedere sia la strada, sia dove porta.
La mia terza e ultima difficoltà è propria, in effetti, della maggior parte delle conferenze di filosofia di una certa lunghezza, ed è questa: l’uditore è incapace di vedere sia la strada lungo cui è condotto sia la meta a cui essa conduce. In altre parole, egli o pensa: «Comprendo tutto ciò che egli dice, ma dove mai sta cercando di arrivare?», oppure pensa: «Vedo dove sta cercando di arrivare, ma in quale modo avrà mai in mente di farlo?». Non posso far altro che chiedervi di essere pazienti e di sperare che alla fine potrete vedere sia la strada, sia dove porta.