Osservazioni sui colori: Difference between revisions

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{{ParFarben|part=1 |paragraph=1}} Un gioco linguistico: dire se un determinato corpo sia più chiaro o più scuro di un altro. - Ma eccone uno simile: asserire qualcosa sul rapporto fra le chiarezze di due determinate tonalità cromatiche. (Si può confrontare con: determinare il rapporto fra le lunghezze di due bastoni - o determinare il rapporto fra due numeri.) La forma delle proposizioni è la medesima in entrambi i giochi linguistici: “X è più chiaro di Y”. Ma nel primo il rapporto è esterno e la proposizione temporale, nel secondo il rapporto è interno e la proposizione atemporale.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=2}} In un quadro, in cui un pezzo di carta bianca riceve la propria chiarezza dal cielo blu, il cielo è più chiaro della carta bianca. Eppure, in un altro senso, il blu è il colore più scuro e il bianco il più chiaro (Goethe). Su una tavolozza il bianco è il colore più chiaro.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=3}} Secondo Lichtenberg sarebbero poche le persone ad aver visto davvero il bianco puro. Quindi la maggior parte delle persone usa la parola in modo scorretto? - Ha costruito un uso ideale a partire dall’uso comune. E questo non vuol dire un uso migliore, ma un uso perfezionato in una certa direzione, in cui qualcosa è stato spinto all’estremo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=4}} E naturalmente un uso così costruito può insegnarci qualcosa sull’uso effettivo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=5}} Se dicessi di un foglio che è bianco, e se della neve venisse avvicinata al foglio facendolo sembrare grigio, nel suo ambiente normale continuerei, a ragione, a definirlo bianco e non grigio chiaro. Potrei anche, per esempio in un laboratorio, impiegare un concetto perfezionato di bianco (così come, ad esempio, un concetto perfezionato di determinazione temporale).
{{ParFarben|part=1 |paragraph=6}} Cosa si può dire per sostenere che il verde sia un colore primario e non un colore composto ottenuto mescolando blu e giallo? Sarebbe corretto dire: “Lo si capisce subito, semplicemente guardando i colori”? Ma come faccio a essere sicuro che con le parole “colore primario” intendo la stessa cosa di un altro che, come me, sia disposto a definire il verde un colore primario? No - qui decidono i giochi linguistici.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=7}} C’è il compito di mescolare un dato gialloverde (o bluverde) con uno meno tendente giallo (o al blu), - oppure di sceglierlo fra un certo numero di campioni di colore. Un verde meno tendente al giallo, però, non è un verde tendente al blu (e viceversa), e c’è anche il compito di scegliere, o di ottenere per mescolanza, un verde che non sia né tendente al giallo né tendente al blu. Dico “o di ottenere per mescolanza” perché un verde non diventa tendente al blu [1] o tendente al giallo per il solo fatto di essere stato ottenuto da una specie di mescolanza di giallo e blu.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=8}} Le persone potrebbero avere il concetto di colore intermedio o colore composto anche se non avessero mai ottenuto i colori attraverso la mescolanza (in qualunque senso si intenda il termine). Nei loro giochi linguistici potrebbe sempre trattarsi soltanto di cercare o scegliere colori intermedi o composti.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=9}} Anche se il verde non è un colore intermedio fra il giallo e il blu, non potrebbero esserci persone per cui esiste un giallo tendente al blu, o un verde tendente al rosso? Persone, dunque, i cui concetti di colore deviano dai nostri -  perché in fondo anche i concetti di colore dei daltonici deviano da quelli delle persone normali e non tutte le deviazioni dalla normalità devono necessariamente essere una cecità o un difetto.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=10}} Chiediamo a una persona capace di trovare, o di produrre, una data tonalità cromatica, tendente al giallo, al bianco, al rosso e così via, ovvero a una persona che conosca il concetto di colore intermedio, di mostrarci un verde tendente al rosso. Potrebbe non capire affatto la richiesta e reagire come se le avessimo chiesto di mostrarci, dopo un quadrato, un pentagono e un esagono regolari, un unagono regolare. E se invece, senza esitare, ci indicasse un campione di colore (magari quello che noi chiameremmo un marrone tendente al nero)?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=11}} Chi sa riconoscere un verde tendente al rosso dovrebbe essere in grado di creare una serie di colori che comincia con il rosso e finisce con il verde, e che potrebbe costituire, forse anche per noi, una transizione continuativa dall’uno all’altro. Allora si scoprirebbe che, laddove noi vediamo sempre la stessa tonalità, per esempio il marrone, l’altra persona vede una volta un marrone e un’altra un verde tendente al rosso. Oppure potrebbe riuscire a distinguere due composti chimici, che per noi hanno lo stesso colore, e definirli uno marrone e l’altro rosso tendente al verde.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=12}} Immagina che l’intera umanità, con poche eccezioni, sia cieca al rosso e al verde. Oppure un altro caso: l’intera umanità è cieca al rosso e al verde oppure cieca al blu e al giallo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=13}} Immaginiamo un ''popolo'' di daltonici, e potrebbe essere possibile. Non avrebbero i nostri stessi concetti di colore. Perché, anche dando per scontato che parlino, per esempio, tedesco e conoscano quindi tutte le parole tedesche per i colori, le userebbero in modi diversi dai nostri, e ''imparerebbero'' a usarle in modo diverso.
Oppure, se parlassero una lingua straniera, ci verrebbe difficile tradurre le loro parole per i colori nella nostra.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=14}} Ma se anche esistessero persone per le quali fosse normale impiegare espressioni come “verde tendente al rosso” o “blu tendente al giallo” in modo coerente, e che nel farlo dimostrassero anche capacità che a noi mancano, non saremmo per questo costretti a riconoscere che vedono ''colori'' che noi non vediamo. Non esiste infatti alcun criterio universalmente riconosciuto per stabilire cosa sia un colore, se non il fatto che è uno dei nostri colori.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=15}} In ogni serio problema filosofico l’insicurezza affonda fino alle radici. Bisogna sempre essere pronti a imparare qualcosa di ''completamente'' nuovo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=16}} La descrizione dei fenomeni del daltonismo appartiene alla psicologia. E quindi anche i fenomeni della vista normale? La psicologia descrive soltanto le ''deviazioni'' del daltonismo dalla vista normale.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=17}} Runge (nella lettera pubblicata da Goethe nella sua ''Teoria dei colori'') distingue fra colori trasparenti e colori opachi. Il bianco sarebbe un colore opaco.
Questo dimostra l’imprecisione del concetto di colore, o anche del concetto di uguaglianza dei colori.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=18}} Un vetro verde trasparente può essere dello stesso colore di un foglio di carta opaco o no? Se il vetro in questione venisse rappresentato in un quadro, i colori sulla tavolozza non sarebbero trasparenti. Per poter dire che i colori del vetro sono trasparenti anche nel quadro, bisognerebbe affermare che il complesso di macchie colorate che rappresenta il vetro è il ''colore'' del vetro.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=19}} Com’è possibile che una cosa trasparente possa essere verde, ma non bianca?
Trasparenza e riflesso esistono soltanto nella dimensione profonda di un’immagine visiva.
L’impressione del mezzo trasparente è che ci sia qualcosa ''dietro'' il mezzo. La perfetta monocromaticità dell’immagine visiva non può essere trasparente.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=20}} Un oggetto bianco dietro un mezzo trasparente colorato appare del colore del mezzo, un oggetto nero appare nero. Secondo questa regola il nero su sfondo bianco deve vedersi, attraverso un mezzo “bianco trasparente”, esattamente come attraverso un mezzo incolore.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=21}} Runge: “Immaginare un arancione tendente al blu, un verde tendente al rosso, oppure un viola tendente al giallo è un po’ come provare a immaginare un vento del Nord che viene da sud-ovest… Il bianco e il nero sono entrambi opachi, ovvero corporei… Non si può immaginare un’acqua bianca che sia anche limpida, proprio come non si può immaginare il latte limpido”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=22}} Non vogliamo trovare una teoria dei colori (né fisiologica né psicologica), ma la logica dei concetti di colore. E con questa si ottiene ciò che spesso, a torto, ci si è aspettati da una teoria.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=23}} “Non si può immaginare un’acqua bianca etc.” significa che non si può descrivere (per esempio, dipingere) che aspetto avrebbe qualcosa di limpido e bianco, vale a dire: non si sa quale descrizione o rappresentazione queste parole pretendano da noi.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=24}} Non è intuitivamente chiaro di quale vetro trasparente si possa dire che ha il ''medesimo'' colore di un campione di colore opaco. Quando dico “Cerco un vetro di ''questo'' colore” (e lo indico su un foglio colorato), significa all’incirca che un oggetto bianco, visto attraverso il vetro, avrà lo stesso aspetto del mio campione.
Se il campione è rosa, azzurro, lilla, allora immagineremo che il vetro sia ''opaco'', ma forse anche limpido e semplicemente poco tendente al rosso, al blu o al viola.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=25}} Al cinema, talvolta, si possono vedere le vicende del film come se avvenissero dietro la superficie dello schermo, ma questa fosse trasparente, come una tavola di vetro. Il vetro sottrarrebbe alle cose i loro colori e lascerebbe trasparire soltanto il bianco, il grigio e il nero. (Qui non facciamo fisica, ma consideriamo il bianco e il nero come colori, proprio come il verde e il rosso.) - Si potrebbe quindi pensare che qui immaginiamo una tavola di vetro che potrebbe essere definita bianca e trasparente. Eppure non siamo tentati a definirla così: allora l’analogia, per esempio, con una tavola verde trasparente viene meno in qualche punto?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=26}} Di una tavola verde diremmo forse che dà agli oggetto dietro di lei una colorazione verde; soprattutto al bianco dietro di lei.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=27}} “Non lo si può immaginare”, quando si tratta di logica, significa: non si sa cosa ci si deve immaginare in questo caso.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=28}} Della mia tavola di vetro fittizia al cinema si potrebbe dire che dà agli oggetti dietro di lei una colorazione bianca?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=29}} A partire dalla regola dell’apparenza visiva del colorato trasparente che puoi ricavare dal verde trasparente, rosso trasparente etc., costruire l’apparenza del bianco trasparente! Perché non funziona?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=30}} Ogni mezzo colorato oscura ciò che viene visto attraverso di esso: inghiotte luce. Allora anche il mio vetro bianco dovrebbe oscurare? E farlo tanto di più, quanto più è spesso? Ma allora sarebbe un vetro scuro!
{{ParFarben|part=1 |paragraph=31}} ''Perché'' non si può immaginare un vetro bianco e trasparente, anche se in realtà non esiste? Dove va storta l’analogia con il vetro colorato e opaco?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=32}} Spesso le proposizioni vengono utilizzate al confine fra la logica e l’empiria, cosicché il loro senso oscilla da un lato all’altro del confine ed esse valgono ora come espressione di una norma, ora come espressione di una esperienza.
(Perché non è un fenomeno fisico concomitante - così si possono immaginare i “pensieri” - ma l’impiego a distinguere la proposizione logica da quella empirica.)
{{ParFarben|part=1 |paragraph=33}} Quando si parla del “colore dell’oro” non si intende il giallo. “Dorato” è la caratteristica di una superficie che riluce o scintilla.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=34}} Esistono il calor rosso e il calor bianco: che aspetto avrebbero il calor marrone e il calor grigio? Perché non li si può pensare come un grado più debole del calor bianco?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=35}} “La luce è incolore.” Se è così, allora lo è nello stesso senso in cui i numeri sono incolori.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=36}} Ciò che ''appare'' luminoso, non appare grigio. Tutto il grigio ''appare'' illuminato.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=37}} Ciò che si vede come luminoso non si vede come grigio. Ma si può benissimo vedere come bianco.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=38}} Si potrebbe dunque vedere una cosa ''ora'' come debolmente luminosa, ''ora'' come grigia.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=39}} Non dico (come gli psicologi della Gestalt) che l’''impressione del bianco'' ha luogo in questo o quell’altro modo. La questione invece è quale sia il significato di quest’espressione, quale la logica del concetto.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=40}} Il fatto che non si possa pensare qualcosa di “grigio incandescente”, infatti, non rientra nella fisica né nella psicologia del colore.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=41}} Mi dicono che una certa sostanza brucia producendo una fiamma grigia. Non conosco i colori delle fiamme di tutte le sostanze, quindi perché non dovrebbe essere possibile?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=42}} Si dice di un filtro che è “rosso scuro”, non “rossonero”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=43}} Una superficie bianca liscia può riflettere. E se invece ci si sbagliasse, e ciò che sembra riflesso da essa sia ''in realtà'' dietro la superficie e venga visto attraverso di essa? Allora sarebbe bianca e trasparente?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=44}} Si parla di uno specchio “nero”. Dove riflette, però, scurisce, ma non appare nero, e ciò che si vede attraverso di esso non appare “sporco”, ma “profondo”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=45}} L’opacità non è una ''proprietà'' del colore bianco. Così come la trasparenza non è una proprietà del verde.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=46}} E non è sufficiente nemmeno dire che la parola “bianco” viene impiegata soltanto per l’aspetto esteriore delle superfici. Sarebbe possibile anche avere due parole per “verde”: una per le superfici verdi, l’altra per gli oggetti verdi trasparenti. Resterebbe allora da chiedersi perché non esista un nome di colore equivalente alla parola “bianco” per una cosa trasparente.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=47}} Un mezzo, attraverso il quale un pattern bianco e nero (scacchiera) appaia invariato, non si definirà bianco, anche se attraverso di esso gli altri colori perdessero colorazione.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=48}} Si potrebbe non voler chiamare “bianco” un effetto luminoso bianco, e chiamare “bianco” soltanto ciò che si vede come colore di una superficie.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=49}} Due punti dell’ambiente che, in un certo senso, ''vedo'' dello stesso colore, potrebbero, in un altro senso, apparirmi uno bianco e l’altro grigio.
In un certo contesto, questo colore per me è bianco sotto una scarsa illuminazione, in un altro mi sembra grigio sotto una buona illuminazione.
Queste sono proposizioni sui concetti di “bianco” e “grigio”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=50}} Il secchio che ho di fronte è verniciato di un bianco brillante. Sarebbe assurdo definirlo “grigio” o asserire: “In realtà io vedo un grigio chiaro”. Ma ha un effetto luminoso bianco molto più chiaro del resto della superficie, e questa è in parte a favore della luce e in parte no, senza che appaia di un colore diverso. (Senza che ''appaia'', non soltanto senza che ''sia.'')
{{ParFarben|part=1 |paragraph=51}} Dire che: “L’impressione del bianco o del grigio si verifica a certe condizioni (causale)” non è la stessa cosa di dire: “È un’impressione in un determinato contesto di colori e forme”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=52}} Il bianco come ''colore materiale'' (nel senso in cui si dice che la neve è bianca) è più chiaro di qualunque altro colore materiale; il nero è il più scuro. ''Qui'' il colore è un oscuramento, e se al materiale viene sottratto ogni oscuramento rimane il bianco, e perciò si può definirlo “incolore”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=53}} Non esiste la fenomenologia, soltanto i problemi fenomenologici.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=54}} È facile vedere che non tutti i concetti di colore sono logicamente affini. Per esempio, è chiara la differenza fra i concetti “colore dell’oro” o “colore dell’argento” e i concetti di “giallo” o “grigio”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=55}} Un colore “''brilla''” in un ambiente. (Come gli occhi sorridono su un viso). Un colore “tendente al nero” - il grigio, ad esempio - non “brilla”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=56}} Le difficoltà che incontriamo nel riflettere sulla natura dei colori (e che Goethe volle affrontare nella ''Teoria dei colori'') sono insite nell’indeterminatezza del nostro concetto di uguaglianza dei colori.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=57}}
[“Io percepisco X”
“Io osservo X”
Nelle due proposizioni la X non sta per lo stesso concetto, anche se forse sta per la stessa espressione verbale, per esempio per “un dolore”. Perché se mi chiedessero: “Che dolore?”, nel primo caso potrei rispondere: “Questo”, e pungere con un ago chi me l’ha chiesto. Nel secondo caso dovrei rispondere alla stessa domanda in modo diverso, per esempio: “Il mio dolore al piede”. Inoltre, la X nella seconda proposizione potrebbe stare per “il mio dolore”, ma nella prima no.]
{{ParFarben|part=1 |paragraph=58}} Pensa a una persona che indica un punto dell’iride di un occhio in un dipinto di Rembrandt e dice: “Le pareti della mia stanza devono essere verniciate di questo colore”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=59}} Dipingo la vista dalla mia finestra; un punto preciso, determinato dalla sua posizione nell’architettura di una casa, lo dipingo di color ocra. Dico che vedo questo punto di questo colore. Ciò non significa che qui vedo il colore ocra, perché questo pigmento potrebbe, in ''questo'' ambiente, apparire più chiaro, più scuro, più tendente al rosso (etc.) dell’ocra. “Vedo questo punto come l’ho dipinto, color ocra, ovvero come un giallo fortemente tendente al rosso.”
Ma come risponderei se qualcuno pretendesse che gli indicassi l’esatta tonalità cromatica che vedo in quel punto? - Come potrei indicarlo, determinarlo? Si potrebbe pretendere che produca un campione di colore (un pezzo di carta rettangolare di questo colore). Non dico che un simile confronto sarebbe privo di interesse, ma ci dimostra che non è chiaro in partenza come si debbano confrontare le tonalità di colore e cosa significhi “uguaglianza del colore”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=60}} Immaginiamo di tagliare un dipinto in piccoli pezzi all’incirca dello stesso colore e di utilizzarli come le tessere di un puzzle. Anche nei casi in cui una di queste tessere non è monocromatica, non dovrebbe intravedersi alcuna forma spaziale, ma soltanto una macchia piatta e colorata. Soltanto in connessione con le altre diventerà un pezzo di cielo azzurro, un’ombra, un lampo di luce, opaca o trasparente, etc. Le singole tessere ci mostrano forse i ''reali colori'' dei punti del dipinto?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=61}} Si tende a credere che l’analisi dei nostri concetti di colori, alla fine, conduca ai ''colori dei luoghi'' del nostro campo visivo, indipendenti da qualsiasi interpretazione spaziale o fisica; qui, infatti, non esiste illuminazione, ombra, brillantezza, etc.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=62}} Il fatto di poter dire che questo luogo del mio campo visivo è grigioverde non significa che io sappia come si dovrebbe chiamare una copia esatta della tonalità di questo colore.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=63}} In una fotografia (non a colori) vedo un uomo dai capelli scuri e un ragazzo con i capelli biondi lisci pettinati all’indietro davanti a una specie di tornio, fatto in parte di pezzi fusi e pitturati di nero, in parte di rulli lisci, ruote dentate e altro; lì accanto una grata di fil di ferro zincata di un colore chiaro. Vedo le superfici di ferro lavorate color ferro, i capelli del ragazzo biondi, la grata color zinco, nonostante sia tutto rappresentato attraverso le sfumature più chiare o più scure della carta fotografica.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=64}} Ma vedo davvero biondi i capelli in foto? Cosa si può dire a sostegno di ciò? Quale reazione dell’osservatore dovrebbe dimostrare che ''vede'' il biondo e non si limita a dedurre il biondo basandosi sulle tonalità della fotografia? - Se mi chiedessero di descrivere questa fotografia, il modo più diretto sarebbe con le parole che ho usato. Se questo modo di descrivere non dovesse più essere accettato, dovrei mettermi subito a cercarne un altro.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=65}} Se la parola “biondo” può suonare bionda, tanto più possono apparire biondi dei capelli fotografati!
{{ParFarben|part=1 |paragraph=66}} “Non si potrebbe immaginare che alcune persone abbiano una geometria dei colori diversa dalla nostra?” Ma questo significa: Non si possono immaginare persone con concetti di colore diversi dai nostri? E questo, a sua volta, significa: Non si possono immaginare persone che ''non'' hanno i nostri concetti di colore e che tuttavia hanno concetti così simili ai nostri concetti di colore che possono anch’essi essere definiti “concetti di colore”?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=67}} Guarda la tua stanza a tarda sera, quando i colori non si distinguono quasi più - poi accendi la luce e disegna ciò che hai visto prima, nella penombra. - Come sono i colori del disegno a confronto con quelli della stanza in penombra?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=68}} Per rispondere alla domanda: “Cosa significano le parole ‘rosso’, ‘blu’, ‘nero’, ‘bianco’?” possiamo senz’altro indicare degli oggetti di quel colore, ma in tal modo la nostra capacità di spiegare il significato di queste parole non ha fatto passi avanti! Inoltre non ci facciamo nessuna idea del loro impiego, oppure soltanto un’idea grezza e in parte sbagliata.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=69}} Posso immaginarmi un logico che racconti di essere appena riuscito a ''pensare'' veramente “2 x 2 = 4”.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=70}} La dottrina goethiana dell’origine dei colori dello spettro ottico non è una teoria che si è dimostrata insoddisfacente: non è proprio una teoria. Con essa non si può predire nulla. È piuttosto un vago schema di pensiero, simile a quello che si trova nella psicologia di James. Non esiste nemmeno un experimentum crucis che possa farci optare per questa teoria o scartarla.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=71}} Chi è d’accordo con Goethe, pensa che Goethe abbia veramente compreso la ''natura'' dei colori. E qui natura non è ciò che deriva dagli esperimenti, ma ciò che risiede nel concetto di colore.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=72}} Una cosa per Goethe era inequivocabilmente chiara: dall’oscurità non si può ottenere nulla di luminoso, così come dall’accumularsi di ombra non può originarsi la luce. Detto altrimenti: se si definisce lilla un blu tendente al rosso e al bianco, o marrone un giallo tendente al nero e al rosso, allora ''non'' si può definire bianco un blu che tende al giallo, rosso e verde, o a qualcosa del genere. Il bianco non è un ''colore intermedio'' fra altri colori. E ''questo'' non può essere né confermato né smentito da esperimenti con lo spettro ottico. Ma sarebbe anche sbagliato dire: “Guarda i colori in natura e vedrai che è così”. Perché non si apprende nulla sui concetti di colore soltanto guardando.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=73}} Non riesco a immaginare che le osservazioni di Goethe sulle caratteristiche  dei colori e sulle combinazioni di colori possano essere utili per un pittore, e difficilmente lo saranno per un decoratore. Il colore di un occhio iniettato di sangue potrebbe essere magnifico per un arazzo da parete. Chi parla del carattere di un colore, pensa sempre soltanto a ''un'' modo determinato di usarlo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=74}} Se ci fosse una teoria dell’armonia dei colori, comincerebbe con una divisione dei colori in gruppi e vieterebbe o ammetterebbe determinate mescolanze e accostamenti. E, come la teoria dell’armonia, non dovrebbe giustificare le proprie regole.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=75}} Potrebbero esistere degli imbecilli a cui non è possibile insegnare il concetto di “domani”, oppure il concetto di “io”, oppure a leggere l’ora. Allora non imparerebbero il concetto di “domani”, etc.
Ma a chi posso descrivere ''cosa'' costoro non sono in grado di imparare? Non solo a chi l’ha imparato? Posso dire ad A che B non riesce ad apprendere la matematica superiore, se nemmeno A la padroneggia? Chi conosce il gioco non dà forse alla parola “scacchi” un significato diverso rispetto a chi non lo conosce? C’è differenza fra l’uso che il primo può fare della parola e l’uso che il secondo ha imparato.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=76}} Descrivere un gioco significa sempre dare una descrizione grazie alla quale lo si può imparare?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=77}} Una persona che vede normalmente e una che soffre di daltonismo hanno lo stesso concetto di daltonismo? Un daltonico non può imparare a usare le nostre parole per i colori né la parola “daltonico” come uno che ha una vista normale. Per esempio, non può nemmeno constatare il daltonismo allo stesso modo di quest’ultimo.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=78}} Potrebbero esserci persone che non capiscono cosa intendiamo quando diciamo che l’arancione è un giallo tendente al rosso, e che sarebbero inclini a usare un’espressione del genere soltanto quando vedessero davanti agli occhi una transizione di colore che va dal giallo al rosso, attraverso l’arancione. Per costoro l’espressione “verde tendente al rosso” non presenterebbe necessariamente difficoltà.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=79}} La psicologia descrive i fenomeni del vedere. Per chi li descrive? ''Quale'' ignoranza può rimuovere questa descrizione?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=80}} La psicologia descrive ciò che è stato osservato.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=81}} Si può descrivere a un cieco com’è quando si ''vede''? Certo. Un cieco impara alcune cose sulla differenza fra l’essere ciechi e il vedere. Ma la domanda era posta male, come se il vedere fosse un’attività e se ne potesse dare una descrizione.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=82}} Se posso osservare il daltonismo, perché allora non il vedere? Posso osservare quali giudizi di colore, ''in determinate circostanze'', esprime una persona daltonica o una che vede normalmente.
{{ParFarben|part=1 |paragraph=83}} Talvolta si dice (anche se in modo equivoco): “Soltanto io posso sapere ciò che vedo”. Ma non: “Soltanto io posso sapere se sono daltonico”. (E nemmeno: “Soltanto io posso sapere se vedo o sono cieco”.)
{{ParFarben|part=1 |paragraph=84}} Gli enunciati “Vedo un cerchio rosso” e “Vedo (non sono cieco)” non sono logicamente omogenei. Come si dimostra la verità del primo, come la verità del secondo?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=85}} Ma posso credere di vedere ed essere cieco, o credere di essere cieco e vedere?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=86}} In un manuale di psicologia potrebbe trovarsi la proposizione: “Ci sono uomini che vedono”? Sarebbe falsa? Ma a chi ci si rivolge, qui?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=87}} Come può essere insensato dire: “Ci sono persone che vedono”, se non è insensato dire: “Ci sono persone che sono cieche”?
Ma ammesso che io non abbia mai sentito parlare dell’esistenza di persone cieche e un giorno qualcuno mi dica che “ci sono persone che non vedono”, dovrei comprendere questa proposizione senza problemi? Devo essere consapevole, se non sono cieco, che possiedo la facoltà di vedere, e che esistono anche persone che non la possiedono?
{{ParFarben|part=1 |paragraph=88}} Quando lo psicologo ci insegna che “Ci sono persone che vedono”, allora possiamo chiedergli: “Come definisci le ‘persone che vedono’?”. La risposta dovrebbe essere: persone che in queste e queste altre circostanze si comportano in questo e quest’altro modo.