Quaderni 1914-1916: Difference between revisions

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La logica deve badare a sé stessa. [''Vedi'' 5.437.]
La logica deve badare a sé stessa. <!--[''Vedi'' 5.437.]-->


Se possono in generale esser stabilite delle regole sintattiche per le funzioni, allora l’intera teoria delle cose, delle proprietà ecc. è superflua. È inoltre addirittura troppo evidente che né i ''Grundgesetze'', né i ''Principia mathematica'' trattano di questa teoria. Di nuovo: perché la logica deve badare a sé stessa. Un segno possibile deve anche poter indicare. Tutto ciò che è in generale possibile è anche legittimo (permesso). Ricordiamoci della spiegazione del perché “Socrate è Platone” è insensata. Ovvero perché ''noi'' non abbiamo adottato una determinazione arbitraria, ma NON perché il segno sia in sé e per sé qualcosa di illegittimo! [''Cfr''. 5.473.]
Se possono in generale esser stabilite delle regole sintattiche per le funzioni, allora l’intera teoria delle cose, delle proprietà ecc. è superflua. È inoltre addirittura troppo evidente che né i ''Grundgesetze'', né i ''Principia mathematica'' trattano di questa teoria. Di nuovo: perché la logica deve badare a sé stessa. Un segno possibile deve anche poter indicare. Tutto ciò che è in generale possibile è anche legittimo (permesso). Ricordiamoci della spiegazione del perché “Socrate è Platone” è insensata. Ovvero perché ''noi'' non abbiamo adottato una determinazione arbitraria, ma NON perché il segno sia in sé e per sé qualcosa di illegittimo! <!--[''Cfr''. 5.473.]-->




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In un certo senso, nella logica non dobbiamo poterci sbagliare. Ciò è già espresso in questo: la logica deve badare a sé stessa. Questa è una cognizione sommamente profonda e importante. [''Cfr''. 5.473.]
In un certo senso, nella logica non dobbiamo poterci sbagliare. Ciò è già espresso in questo: la logica deve badare a sé stessa. Questa è una cognizione sommamente profonda e importante. <!--[''Cfr''. 5.473.]-->


Frege dice: ogni proposizione costruita correttamente deve avere un senso, mentre io dico: ogni proposizione possibile è costruita correttamente e, se non ha un senso, ciò può dipendere solo dal fatto che non abbiamo ''attribuito'' alcun significato ad alcuni dei suoi componenti. Anche se crediamo di averlo fatto. [''Cfr''. 5.4733.]
Frege dice: ogni proposizione costruita correttamente deve avere un senso, mentre io dico: ogni proposizione possibile è costruita correttamente e, se non ha un senso, ciò può dipendere solo dal fatto che non abbiamo ''attribuito'' alcun significato ad alcuni dei suoi componenti. Anche se crediamo di averlo fatto. <!--[''Cfr''. 5.4733.]-->




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L’“esser evidente” di cui tanto parla Russell può diventare superfluo in logica solo se il linguaggio stesso impedisce ogni errore logico. Ed è chiaro che tale “esser evidente” era ed è sempre del tutto ingannevole. [''Cfr''. 5.4731.]
L’“esser evidente” di cui tanto parla Russell può diventare superfluo in logica solo se il linguaggio stesso impedisce ogni errore logico. Ed è chiaro che tale “esser evidente” era ed è sempre del tutto ingannevole. <!--[''Cfr''. 5.4731.]-->




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L’espressione della grammatica “una parola si riferisce a un’altra” viene qui chiarita.
L’espressione della grammatica “una parola si riferisce a un’altra” viene qui chiarita.


Nei casi precedenti si tratta di specificare in che modo le proposizioni siano internamente connesse. Come si generi il ''legame proposizionale''. [''Cfr''. 4.221.]
Nei casi precedenti si tratta di specificare in che modo le proposizioni siano internamente connesse. Come si generi il ''legame proposizionale''. <!--[''Cfr''. 4.221.]-->


Come può una funzione ''riferirsi a una proposizione''?? Sempre le antichissime questioni!
Come può una funzione ''riferirsi a una proposizione''?? Sempre le antichissime questioni!
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Il concetto generale della proposizione comporta anche un concetto estremamente generale della coordinazione tra cosa e stato di cose: la soluzione a tutte le mie domande deve essere ''estremamente'' semplice!
Il concetto generale della proposizione comporta anche un concetto estremamente generale della coordinazione tra cosa e stato di cose: la soluzione a tutte le mie domande deve essere ''estremamente'' semplice!


Nella proposizione viene assemblato un mondo in maniera sperimentale. (Come quando al tribunale di Parigi viene rappresentato un incidente automobilistico con pupazzi ecc.)<!--<ref>Questa osservazione si riferisce a un episodio che Wittgenstein ha poi raccontato a molti suoi amici. (Cfr. G. H. von Wright, ''Ludwig Wittgenstein, a Biographical Sketch'' in ''The Philosophical Review'', Vol. LXIV, 1955, pp. 532-533.) Stando alla datazione del testo qui riportato, l’indicazione, secondo la quale l’episodio si sarebbe verificato in una trincea del fronte orientale, non dovrebbe esser plausibile. [''N.d.C.'']</ref>--> [''Cfr''. 4.031.]
Nella proposizione viene assemblato un mondo in maniera sperimentale. (Come quando al tribunale di Parigi viene rappresentato un incidente automobilistico con pupazzi ecc.)<!--<ref>Questa osservazione si riferisce a un episodio che Wittgenstein ha poi raccontato a molti suoi amici. (Cfr. G. H. von Wright, ''Ludwig Wittgenstein, a Biographical Sketch'' in ''The Philosophical Review'', Vol. LXIV, 1955, pp. 532-533.) Stando alla datazione del testo qui riportato, l’indicazione, secondo la quale l’episodio si sarebbe verificato in una trincea del fronte orientale, non dovrebbe esser plausibile. [''N.d.C.'']</ref>--> <!--[''Cfr''. 4.031.]-->


Da ciò deve immediatamente risultare l’essenza della verità (a meno che io sia cieco).
Da ciò deve immediatamente risultare l’essenza della verità (a meno che io sia cieco).


Pensiamo alle scritture geroglifiche, nelle quali ciascuna parola rappresenta il proprio significato. Pensiamo al fatto che anche immagini ''effettive'' di stati di cose possono ''essere corrette'' ed ''essere scorrette''. [Cfr. 4.016.]
Pensiamo alle scritture geroglifiche, nelle quali ciascuna parola rappresenta il proprio significato. Pensiamo al fatto che anche immagini ''effettive'' di stati di cose possono ''essere corrette'' ed ''essere scorrette''. <!--[''Cfr''. 4.016.]-->




Line 198: Line 198:
Ciò che in “a R b . b S c” connette a e c non è il segno “.”, ma ''il presentarsi della medesima lettera'' “b” in entrambe le proposizioni semplici.
Ciò che in “a R b . b S c” connette a e c non è il segno “.”, ma ''il presentarsi della medesima lettera'' “b” in entrambe le proposizioni semplici.


Si può quasi dire, invece che “questa proposizione ha questo e questo senso”, “questa proposizione rappresenta questo e questo stato di cose”! [''Vedi'' 4.031.]
Si può quasi dire, invece che “questa proposizione ha questo e questo senso”, “questa proposizione rappresenta questo e questo stato di cose”! <!--[''Vedi'' 4.031.]-->


Essa lo raffigura logicamente.
Essa lo raffigura logicamente.


Solo così ''la proposizione'' può esser vera o falsa: solo in tal modo, essendo ''un’immagine'' di uno stato di cose, essa può corrispondere o non corrispondere alla realtà. [Cfr. 4.06.]
Solo così ''la proposizione'' può esser vera o falsa: solo in tal modo, essendo ''un’immagine'' di uno stato di cose, essa può corrispondere o non corrispondere alla realtà. <!--[''Cfr''. 4.06.]-->




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La proposizione è un’immagine di uno stato di cose solo ''nella misura in cui'' essa è strutturata logicamente! (Un segno semplice – non strutturato – non può esser né vero né falso.) [Cfr. 4.032.]
La proposizione è un’immagine di uno stato di cose solo ''nella misura in cui'' essa è strutturata logicamente! (Un segno semplice – non strutturato – non può esser né vero né falso.) <!--[''Cfr''. 4.032.]-->


Il ''nome'' ''non'' è immagine del denominato!
Il ''nome'' ''non'' è immagine del denominato!


La proposizione ''afferma qualcosa solo nella misura in cui'' essa è ''un’immagine''! [Vedi 4.03.]
La proposizione ''afferma qualcosa solo nella misura in cui'' essa è ''un’immagine''! <!--[''Vedi'' 4.03.]-->


Le tautologie non affermano nulla, esse non sono immagini di stati di cose: esse come tali sono logicamente assolutamente neutrali. (Il prodotto logico di una tautologia e di una proposizione non afferma niente di più e niente di meno di quest’ultima soltanto.) [Cfr. 4.462 e 4.465.]
Le tautologie non affermano nulla, esse non sono immagini di stati di cose: esse come tali sono logicamente assolutamente neutrali. (Il prodotto logico di una tautologia e di una proposizione non afferma niente di più e niente di meno di quest’ultima soltanto.) <!--[Cfr. 4.462 e 4.465.]-->




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Quando sia data una proposizione ''φ''a, con essa sono ''già'' date anche tutte le sue funzioni logiche (~''φ''a etc.)! [Cfr. 5.442.]
Quando sia data una proposizione ''φ''a, con essa sono ''già'' date anche tutte le sue funzioni logiche (~''φ''a etc.)! <!--[''Cfr''. 5.442.]-->




Line 275: Line 275:
La questione relativa alla possibilità di proposizioni esistenziali non sta al centro della logica, bensì al suo primo cominciamento.
La questione relativa alla possibilità di proposizioni esistenziali non sta al centro della logica, bensì al suo primo cominciamento.


Tutti i problemi che porta con sé l’“assioma dell’infinito”, vanno già risolti nella proposizione “(∃ x) x = xX”! [Cfr. 5.535.]
Tutti i problemi che porta con sé l’“assioma dell’infinito”, vanno già risolti nella proposizione “(∃ x) x = xX”! <!--[''Cfr''. 5.535.]-->




Line 305: Line 305:
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La logica bada a sé stessa; noi dobbiamo soltanto stare a vedere come essa lo fa. [Cfr. 5.473.]
La logica bada a sé stessa; noi dobbiamo soltanto stare a vedere come essa lo fa. <!--[''Cfr''. 5.473.]-->


Consideriamo la proposizione: “esiste una classe con un solo elemento”. Oppure, il che è la stessa cosa, la proposizione:
Consideriamo la proposizione: “esiste una classe con un solo elemento”. Oppure, il che è la stessa cosa, la proposizione:
Line 359: Line 359:
La proposizione deve modellizzare logicamente uno stato di cose. Essa però può farlo solo perché ai suoi elementi sono stati coordinati in maniera arbitraria degli oggetti. Ora, se ciò non accade nella proposizione assolutamente generale, non si capisce come essa dovrebbe rappresentare qualcosa fuori di sé.
La proposizione deve modellizzare logicamente uno stato di cose. Essa però può farlo solo perché ai suoi elementi sono stati coordinati in maniera arbitraria degli oggetti. Ora, se ciò non accade nella proposizione assolutamente generale, non si capisce come essa dovrebbe rappresentare qualcosa fuori di sé.


Nella proposizione noi assembliamo le cose, per così dire, ''a titolo di prova'', in una configurazione che esse ''non'' hanno bisogno di assumere nella realtà effettiva; non possiamo però assemblare qualcosa di ''illogico'', poiché per far ciò dovremmo, nel linguaggio, poter uscire dalla logica. – Se però la proposizione assolutamente generale contiene ''solo'' “costanti ''logiche''”, allora essa non può essere per noi altro che una – semplice – costruzione logica, e non può far altro che mostrarci le sue proprie proprietà logiche. –– Se vi sono proposizioni assolutamente generali, – che ''cosa'' vi assembliamo insieme a titolo di prova?? [''Cfr''. 4.031 ''e'' 3.03.]
Nella proposizione noi assembliamo le cose, per così dire, ''a titolo di prova'', in una configurazione che esse ''non'' hanno bisogno di assumere nella realtà effettiva; non possiamo però assemblare qualcosa di ''illogico'', poiché per far ciò dovremmo, nel linguaggio, poter uscire dalla logica. – Se però la proposizione assolutamente generale contiene ''solo'' “costanti ''logiche''”, allora essa non può essere per noi altro che una – semplice – costruzione logica, e non può far altro che mostrarci le sue proprie proprietà logiche. –– Se vi sono proposizioni assolutamente generali, – che ''cosa'' vi assembliamo insieme a titolo di prova?? <!--[''Cfr''. 4.031 ''e'' 3.03.]-->


Se si ha paura della verità (come io adesso) non si presagisce mai ''tutta'' la verità.
Se si ha paura della verità (come io adesso) non si presagisce mai ''tutta'' la verità.


Qui ho considerato le relazioni degli elementi proposizionali ai loro significati alla stregua di tentacoli, grazie ai quali la proposizione entra in contatto con il mondo esterno; e la generalizzazione di una proposizione equivale quindi al ritrarre i tentacoli; finché la proposizione assolutamente generale non resta completamente isolata. Ma questa immagine è corretta? (Davvero ritiro un tentacolo, quando invece di ''φ''a, dico (∃ x) . ''φ''x?) [''Cfr.'' 2.1515.]
Qui ho considerato le relazioni degli elementi proposizionali ai loro significati alla stregua di tentacoli, grazie ai quali la proposizione entra in contatto con il mondo esterno; e la generalizzazione di una proposizione equivale quindi al ritrarre i tentacoli; finché la proposizione assolutamente generale non resta completamente isolata. Ma questa immagine è corretta? (Davvero ritiro un tentacolo, quando invece di ''φ''a, dico (∃ x) . ''φ''x?) <!--[''Cfr.'' 2.1515.]-->




Line 381: Line 381:
Non si può allora descrivere completamente il mondo intero con proposizioni assolutamente generali? (Il problema si mostra da tutti i lati.)
Non si può allora descrivere completamente il mondo intero con proposizioni assolutamente generali? (Il problema si mostra da tutti i lati.)


Sì, si potrebbe descrivere completamente il mondo attraverso proposizioni assolutamente generali, vale a dire senza fare uso di nessun nome o comunque di nessun segno designante. E, per venire al linguaggio comune, si avrebbe bisogno di introdurre nomi etc. solo in quanto, dopo un “(∃ x)”, si dicesse “e questo x è A” e così via [''Cfr''. 5.526.]
Sì, si potrebbe descrivere completamente il mondo attraverso proposizioni assolutamente generali, vale a dire senza fare uso di nessun nome o comunque di nessun segno designante. E, per venire al linguaggio comune, si avrebbe bisogno di introdurre nomi etc. solo in quanto, dopo un “(∃ x)”, si dicesse “e questo x è A” e così via <!--[''Cfr''. 5.526.]-->


Si può dunque abbozzare un’immagine del mondo senza dire che cosa rappresenti che cosa.
Si può dunque abbozzare un’immagine del mondo senza dire che cosa rappresenti che cosa.
Line 417: Line 417:
Rischiaramento della domanda di Kant “com’è possibile una matematica pura?” attraverso la teoria delle tautologie!
Rischiaramento della domanda di Kant “com’è possibile una matematica pura?” attraverso la teoria delle tautologie!


Appare ragionevole che la costruzione del mondo debba poter esser descritta senza ''nominare'' alcun ''nome''. [''Vgl.'' 5.526.]
Appare ragionevole che la costruzione del mondo debba poter esser descritta senza ''nominare'' alcun ''nome''. <!--[''Cfr.'' 5.526.]-->




Line 424: Line 424:
Dalla proposizione si deve poter vedere la costruzione logica dello stato di cose che la rende vera o falsa. (come un’immagine deve mostrare in quale relazione spaziale devono stare le cose che vi sono riproposte se l’immagine è corretta (vera).)
Dalla proposizione si deve poter vedere la costruzione logica dello stato di cose che la rende vera o falsa. (come un’immagine deve mostrare in quale relazione spaziale devono stare le cose che vi sono riproposte se l’immagine è corretta (vera).)


Si potrebbe chiamare la forma di un’immagine ciò in cui l’immagine DEVE concordare con la realtà effettiva (per poterla in generale raffigurare). [''Cfr.'' 2.17 ''u.'' 2.18.]
Si potrebbe chiamare la forma di un’immagine ciò in cui l’immagine DEVE concordare con la realtà effettiva (per poterla in generale raffigurare). <!--[''Cfr.'' 2.17 ''e'' 2.18.]-->


La teoria della raffigurazione logica attraverso il linguaggio offre come prima cosa una chiarificazione dell’essenza della relazione veritativa.
La teoria della raffigurazione logica attraverso il linguaggio offre come prima cosa una chiarificazione dell’essenza della relazione veritativa.


La teoria della raffigurazione logica dice – molto in generale: affinché sia possibile che una proposizione sia vera o falsa – che essa concordi con la realtà o meno – nella proposizione e nella realtà deve esservi qualcosa di ''identico''. [''Cfr''. 2.18.]
La teoria della raffigurazione logica dice – molto in generale: affinché sia possibile che una proposizione sia vera o falsa – che essa concordi con la realtà o meno – nella proposizione e nella realtà deve esservi qualcosa di ''identico''. <!--[''Cfr''. 2.18.]-->


Ciò che in “~p” nega non è “~” prima di “p”, bensì ciò che è comune a tutti i segni che in questa notazione hanno lo stesso significato di “~p”; ossia ciò che è comune a
Ciò che in “~p” nega non è “~” prima di “p”, bensì ciò che è comune a tutti i segni che in questa notazione hanno lo stesso significato di “~p”; ossia ciò che è comune a
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</p>
</p>


[''Cfr.'' 5.512.]
<!--[''Cfr.'' 5.512.]-->


Sono proposizioni apparenti quelle che, una volta analizzate, continuano a ''mostrare'' ciò che invece dovrebbero ''dire''.
Sono proposizioni apparenti quelle che, una volta analizzate, continuano a ''mostrare'' ciò che invece dovrebbero ''dire''.
Line 448: Line 448:
La sensazione che la proposizione descriva un complesso alla stessa maniera delle descrizioni di Russell adesso si giustifica: la proposizione descrive il complesso attraverso le sue proprietà logiche.
La sensazione che la proposizione descriva un complesso alla stessa maniera delle descrizioni di Russell adesso si giustifica: la proposizione descrive il complesso attraverso le sue proprietà logiche.


La proposizione costruisce un mondo con l’aiuto della sua armatura logica, e perciò si può vedere nella proposizione anche come si comporterebbe ogni elemento logico se essa fosse vera: da una proposizione falsa si possono ''trarre'' ''conclusioni'' etc. (Così posso vedere che, se “(x, ''φ'') . ''φ''x” fosse vera, questa proposizione sarebbe in contraddizione con una proposizione “''ψ''a”.) [''Cfr.'' 4.023]
La proposizione costruisce un mondo con l’aiuto della sua armatura logica, e perciò si può vedere nella proposizione anche come si comporterebbe ogni elemento logico se essa fosse vera: da una proposizione falsa si possono ''trarre'' ''conclusioni'' etc. (Così posso vedere che, se “(x, ''φ'') . ''φ''x” fosse vera, questa proposizione sarebbe in contraddizione con una proposizione “''ψ''a”.) <!--[''Cfr.'' 4.023.]-->


Che sia possibile trarre conclusioni da proposizioni materiali a proposizioni assolutamente generali – che queste possano stare in rapporti interni ''significativi'' con quelle – mostra che le proposizioni assolutamente generali sono costruzioni logiche di stati di cose.
Che sia possibile trarre conclusioni da proposizioni materiali a proposizioni assolutamente generali – che queste possano stare in rapporti interni ''significativi'' con quelle – mostra che le proposizioni assolutamente generali sono costruzioni logiche di stati di cose.
Line 465: Line 465:
:<math>0 = \widehat{\hat{u}(\phi u)} \{(x)\sim \phi x\}</math>.)
:<math>0 = \widehat{\hat{u}(\phi u)} \{(x)\sim \phi x\}</math>.)


La proposizione deve ''contenere la possibilità della sua verità'' (e mostrare che la contiene). Ma niente di più che la ''possibilità''. [''Cfr.'' 2.203 e 3.02 e 3.13]
La proposizione deve ''contenere la possibilità della sua verità'' (e mostrare che la contiene). Ma niente di più che la ''possibilità''. <!--[''Cfr.'' 2.203 ''e'' 3.02 ''e'' 3.13.]-->


Secondo la mia definizione delle classi, <math>(x). \sim \hat{x}(\phi x)</math> è l’affermazione che <math>\hat{x}(\phi x)</math> è zero, e la definizione dello zero è quindi <math>0 = \hat{\alpha} [(x). \sim \alpha ] \text{ Def.}</math>
Secondo la mia definizione delle classi, <math>(x). \sim \hat{x}(\phi x)</math> è l’affermazione che <math>\hat{x}(\phi x)</math> è zero, e la definizione dello zero è quindi <math>0 = \hat{\alpha} [(x). \sim \alpha ] \text{ Def.}</math>
Line 493: Line 493:
Che sarebbe se i nostri segni fossero così indeterminati come il mondo che essi rispecchiano?
Che sarebbe se i nostri segni fossero così indeterminati come il mondo che essi rispecchiano?


Per riconoscere il segno nel segno si deve far attenzione all’uso. [''Cfr.'' 3.326.]
Per riconoscere il segno nel segno si deve far attenzione all’uso. <!--[''Cfr.'' 3.326.]-->


Se noi volessimo esprimere quel che esprimiamo attraverso “(x) . ''φ''x” anteponendo un indice a ''φ''x, ad esempio “Gen. ''φ''x”, ciò non sarebbe sufficiente (non sapremmo che cosa viene generalizzato).
Se noi volessimo esprimere quel che esprimiamo attraverso “(x) . ''φ''x” anteponendo un indice a ''φ''x, ad esempio “Gen. ''φ''x”, ciò non sarebbe sufficiente (non sapremmo che cosa viene generalizzato).
Line 501: Line 501:
Se tentassimo riempiendo con un contrassegno gli spazi vuoti dell’argomento, ad esempio scrivendo “(A, A) . ''ψ''(A, A)”, ciò non sarebbe sufficiente (non potremmo stabilire l’identità delle variabili).
Se tentassimo riempiendo con un contrassegno gli spazi vuoti dell’argomento, ad esempio scrivendo “(A, A) . ''ψ''(A, A)”, ciò non sarebbe sufficiente (non potremmo stabilire l’identità delle variabili).


Nessuna di queste modalità di designazione è sufficiente, ''perché esse non posseggono le proprietà logiche necessarie''. Tutti quei collegamenti tra segni non sono in grado la facoltà di raffigurare il senso desiderato nella maniera suggerita. [''Cfr.'' 4.0411.]
Nessuna di queste modalità di designazione è sufficiente, ''perché esse non posseggono le proprietà logiche necessarie''. Tutti quei collegamenti tra segni non sono in grado la facoltà di raffigurare il senso desiderato nella maniera suggerita. <!--[''Cfr.'' 4.0411.]-->




{{ParTB|24. 10. 14.}}
{{ParTB|24. 10. 14.}}


Per poter in generale fare un’affermazione, noi dobbiamo – in un senso – sapere come stanno le cose se l’affermazione è vera (e questo noi appunto raffiguriamo). [''Cfr''. 4.024.]
Per poter in generale fare un’affermazione, noi dobbiamo – in un senso – sapere come stanno le cose se l’affermazione è vera (e questo noi appunto raffiguriamo). <!--[''Cfr''. 4.024.]-->


La proposizione ''esprime'' ciò che non so, ma io ''mostro in essa'' ciò che pur devo sapere per poterla in generale affermare.
La proposizione ''esprime'' ciò che non so, ma io ''mostro in essa'' ciò che pur devo sapere per poterla in generale affermare.
Line 540: Line 540:
Si tratta solo di ciò, che quanto è logico del designato è completamente determinato soltanto da quanto è logico del segno e della modalità di designazione. Si potrebbe dire: segno e modalità di designazione ''insieme'' devono essere logicamente identici con il designato.
Si tratta solo di ciò, che quanto è logico del designato è completamente determinato soltanto da quanto è logico del segno e della modalità di designazione. Si potrebbe dire: segno e modalità di designazione ''insieme'' devono essere logicamente identici con il designato.


Il senso della proposizione è ciò che essa presenta. [''Cfr.'' 2.221.]
Il senso della proposizione è ciò che essa presenta. <!--[''Cfr.'' 2.221.]-->




Line 557: Line 557:
Come avviene la rappresentazione impersonale del mondo?
Come avviene la rappresentazione impersonale del mondo?


La proposizione è un modello della realtà così come noi ce la rappresentiamo. [''Vedi''. 4.01.]
La proposizione è un modello della realtà così come noi ce la rappresentiamo. <!--[''Vedi''. 4.01.]-->




Line 566: Line 566:
Ciò che descrivono le proposizioni assolutamente generali sono comunque in un certo senso le proprietà strutturali del mondo. Ciononostante queste proposizioni possono ancor sempre essere vere o false. Anche dopo che esse ''hanno senso'', al mondo resta ancor sempre quel margine di gioco.
Ciò che descrivono le proposizioni assolutamente generali sono comunque in un certo senso le proprietà strutturali del mondo. Ciononostante queste proposizioni possono ancor sempre essere vere o false. Anche dopo che esse ''hanno senso'', al mondo resta ancor sempre quel margine di gioco.


Infine la verità o la falsità di ''ogni'' proposizione pur modifica qualcosa nella ''struttura'' generale del mondo. E il margine di gioco che viene lasciato alla sua struttura attraverso la TOTALITÀ delle proposizioni elementari è proprio quello che viene circoscritto dalle proposizioni assolutamente generali. [''Cfr.'' 5.5262.]
Infine la verità o la falsità di ''ogni'' proposizione pur modifica qualcosa nella ''struttura'' generale del mondo. E il margine di gioco che viene lasciato alla sua struttura attraverso la TOTALITÀ delle proposizioni elementari è proprio quello che viene circoscritto dalle proposizioni assolutamente generali. <!--[''Cfr.'' 5.5262.]-->




{{ParTB|29. 10. 14.}}
{{ParTB|29. 10. 14.}}


Poiché se una proposizione elementare è vera è comunque in ogni caso ''una'' proposizione elementare ''in più''. [''Vedi''. 5.5262.]
Poiché se una proposizione elementare è vera è comunque in ogni caso ''una'' proposizione elementare ''in più''. <!--[''Vedi'' 5.5262.]-->


Affinché una proposizione sia vera essa deve, prima di tutto, ''poter'' essere vera, e soltanto ciò importa qualcosa alla logica.
Affinché una proposizione sia vera essa deve, prima di tutto, ''poter'' essere vera, e soltanto ciò importa qualcosa alla logica.
Line 577: Line 577:
La proposizione deve mostrare ciò che essa vuole dire. – Essa deve comportarsi rispetto al proprio significato in maniera simile a una descrizione rispetto al proprio oggetto.
La proposizione deve mostrare ciò che essa vuole dire. – Essa deve comportarsi rispetto al proprio significato in maniera simile a una descrizione rispetto al proprio oggetto.


La forma logica dello stato di cose però non si lascia descrivere. –– [''Cfr..'' 4.12 ''e'' 4.121.]
La forma logica dello stato di cose però non si lascia descrivere. –– <!--[''Cfr.'' 4.12 ''e'' 4.121.]-->


La relazione interna tra la proposizione e il suo significato, la modalità di designazione – è il sistema di coordinate che raffigura lo stato di cose nella proposizione. La proposizione corrisponde alle coordinate fondamentali.
La relazione interna tra la proposizione e il suo significato, la modalità di designazione – è il sistema di coordinate che raffigura lo stato di cose nella proposizione. La proposizione corrisponde alle coordinate fondamentali.
Line 610: Line 610:
''Ogni proposizione'' può esser negata. E ciò mostra che per tutte le proposizioni “vero” e “falso” significano lo stesso. (Ciò è della massima importanza.) (In opposizione a Russell.)
''Ogni proposizione'' può esser negata. E ciò mostra che per tutte le proposizioni “vero” e “falso” significano lo stesso. (Ciò è della massima importanza.) (In opposizione a Russell.)


Il significato della proposizione deve esser fissato per il sì o per il no attraverso ''essa stessa e la sua modalità di rappresentazione''. [''Cfr.'' 4.023.]
Il significato della proposizione deve esser fissato per il sì o per il no attraverso ''essa stessa e la sua modalità di rappresentazione''. <!--[''Cfr.'' 4.023.]-->


Nella logica non c’è alcuna compresenza, non può esservi alcuna classificazione! [''Vedi'' 5.454.]
Nella logica non c’è alcuna compresenza, non può esservi alcuna classificazione! <!--[''Vedi'' 5.454.]-->




{{ParTB|31. 10. 14.}}
{{ParTB|31. 10. 14.}}


Una proposizione come “(∃ x, ''φ'') . ''φ''x” è appunto assemblata altrettanto bene quanto una elementare; ciò si mostra nel fatto che nella parentesi dobbiamo citare ''appositamente'' “''φ''” e “x”. Entrambi stanno – indipendentemente – in una relazione di designazione rispetto al mondo, proprio come nel caso di una proposizione elementare “''ψ''a”. [''Cfr.'' 5.5261.]
Una proposizione come “(∃ x, ''φ'') . ''φ''x” è appunto assemblata altrettanto bene quanto una elementare; ciò si mostra nel fatto che nella parentesi dobbiamo citare ''appositamente'' “''φ''” e “x”. Entrambi stanno – indipendentemente – in una relazione di designazione rispetto al mondo, proprio come nel caso di una proposizione elementare “''ψ''a”. <!--[''Cfr.'' 5.5261.]-->


Le cose non stanno forse così: che le costanti logiche caratterizzano la modalità di rappresentazione delle forme elementari della proposizione?
Le cose non stanno forse così: che le costanti logiche caratterizzano la modalità di rappresentazione delle forme elementari della proposizione?


Il significato della proposizione deve esser fissato attraverso essa stessa e attraverso la sua modalità di rappresentazione su per il sì o per il no. A tal fine il primo deve esser descritto compiutamente attraverso la seconda. [''Cfr.'' 4.023.]
Il significato della proposizione deve esser fissato attraverso essa stessa e attraverso la sua modalità di rappresentazione su per il sì o per il no. A tal fine il primo deve esser descritto compiutamente attraverso la seconda. <!--[''Cfr.'' 4.023.]-->


La modalità di rappresentazione ''non'' raffigura; solo la proposizione è immagine.
La modalità di rappresentazione ''non'' raffigura; solo la proposizione è immagine.
Line 640: Line 640:
Esamina dunque la proposizione elementare: qual è dunque la forma di “''φ''a” e come si comporta rispetto a “~''φ''a”.
Esamina dunque la proposizione elementare: qual è dunque la forma di “''φ''a” e come si comporta rispetto a “~''φ''a”.


Quel precedente, al quale ci si vuol sempre richiamare, deve già risiedere nelsegno stesso. [''Cfr.'' 5.525.]
Quel precedente, al quale ci si vuol sempre richiamare, deve già risiedere nelsegno stesso. <!--[''Cfr.'' 5.525.]-->


La forma logica della proposizione deve esser già data attraverso le forme dei suoi componenti costitutivi. (E questi hanno a che fare soltanto con il ''senso'' delle proposizioni, non con il loro esser vere o false.)
La forma logica della proposizione deve esser già data attraverso le forme dei suoi componenti costitutivi. (E questi hanno a che fare soltanto con il ''senso'' delle proposizioni, non con il loro esser vere o false.)
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Analogia tra proposizione e descrizione: ''il complesso'', ''il quale'' è congruente con questo segno. (Esattamente come nella rappresentazione grafica.)
Analogia tra proposizione e descrizione: ''il complesso'', ''il quale'' è congruente con questo segno. (Esattamente come nella rappresentazione grafica.)


Solo non si può affatto ''dire'', questo complesso è congruente con quello (o qualcosa di simile), bensì ciò si mostra. E perciò anche la descrizione acquisisce un altro carattere. [''Cfr.'' 4.023.]
Solo non si può affatto ''dire'', questo complesso è congruente con quello (o qualcosa di simile), bensì ciò si mostra. E perciò anche la descrizione acquisisce un altro carattere. <!--[''Cfr.'' 4.023.]-->


Il metodo di raffigurazione deve infatti esser completamente determinato prima che si possa in generale confrontare la realtà con la proposizione per vedere se essa è vera o falsa.
Il metodo di raffigurazione deve infatti esser completamente determinato prima che si possa in generale confrontare la realtà con la proposizione per vedere se essa è vera o falsa.
Line 664: Line 664:
Solo, non impelagarsi in questioni parziali, ma fuggire sempre là dove si ha un libero sguardo d’insieme sull’intero ''unico'' grande problema, anche nel caso in cui questo sguardo d’insieme sia ancora poco chiaro!
Solo, non impelagarsi in questioni parziali, ma fuggire sempre là dove si ha un libero sguardo d’insieme sull’intero ''unico'' grande problema, anche nel caso in cui questo sguardo d’insieme sia ancora poco chiaro!


“Uno stato di cose è pensabile” (“rappresentabile”) significa: noi ci possiamo fare un’immagine di esso. [3.001.]
“Uno stato di cose è pensabile” (“rappresentabile”) significa: noi ci possiamo fare un’immagine di esso. <!--[''Vedi'' 3.001.]-->


La proposizione deve determinare un luogo logico.
La proposizione deve determinare un luogo logico.


L’esistenza di questo luogo logico viene garantita soltanto dall’esistenza delle parti costitutive, dall’esistenza della proposizione dotata di senso. Quand’anche non vi fosse alcun complesso nel luogo logico, ve n’è pure uno: non nel luogo logico. [''Cfr.'' 3.4.]
L’esistenza di questo luogo logico viene garantita soltanto dall’esistenza delle parti costitutive, dall’esistenza della proposizione dotata di senso. Quand’anche non vi fosse alcun complesso nel luogo logico, ve n’è pure uno: non nel luogo logico. <!--[''Cfr.'' 3.4.]-->




{{ParTB|2. 11. 14.}}
{{ParTB|2. 11. 14.}}


Nella tautologia le condizioni per la concordanza con il mondo (le condizioni veritative) – le relazioni rappresentative – si annullano l’un l’altra, di modo che essa non sta in alcuna relazione rappresentativa con la realtà (non dice nulla.). [''Cfr''. 4.462.]
Nella tautologia le condizioni per la concordanza con il mondo (le condizioni veritative) – le relazioni rappresentative – si annullano l’un l’altra, di modo che essa non sta in alcuna relazione rappresentativa con la realtà (non dice nulla.). <!--[''Cfr''. 4.462.]-->


a = a non è una tautologia nello stesso senso di p ⊃ p.
a = a non è una tautologia nello stesso senso di p ⊃ p.
Line 686: Line 686:
{{ParTB|3. 11. 14.}}
{{ParTB|3. 11. 14.}}


Affinché possa darsi lo stato di cose negativo, dev’esser data l’immagine di quello positivo. [''Cfr.'' 5.5151.]
Affinché possa darsi lo stato di cose negativo, dev’esser data l’immagine di quello positivo. <!--[''Cfr.'' 5.5151.]-->


La conoscenza della relazione rappresentativa ''può'' fondarsi già anche solo sulla conoscenza delle parti costitutive dello stato di cose!
La conoscenza della relazione rappresentativa ''può'' fondarsi già anche solo sulla conoscenza delle parti costitutive dello stato di cose!
Line 694: Line 694:
Anche questa affermazione, presa in senso stretto, non è corretta, poiché non abbiamo bisogno di conoscere alcun soggetto determinato o predicato.
Anche questa affermazione, presa in senso stretto, non è corretta, poiché non abbiamo bisogno di conoscere alcun soggetto determinato o predicato.


È ''palese'' che noi percepiamo la proposizione elementare come l’immagine di uno stato di cose. – Come avviene? [''Cfr.'' 4.021.]
È ''palese'' che noi percepiamo la proposizione elementare come l’immagine di uno stato di cose. – Come avviene? <!--[''Cfr.'' 4.021.]-->


La possibilità della relazione rappresentativa non deve esser data attraverso la proposizione ''stessa''?
La possibilità della relazione rappresentativa non deve esser data attraverso la proposizione ''stessa''?
Line 708: Line 708:
Ciò che può esser detto, mi può esser detto attraverso una proposizione; quindi, non può esser detto nulla che sia necessario alla comprensione di ''tutte'' le proposizioni.
Ciò che può esser detto, mi può esser detto attraverso una proposizione; quindi, non può esser detto nulla che sia necessario alla comprensione di ''tutte'' le proposizioni.


Quella coordinazione arbitraria tra segni e designato che condiziona la possibilità delle proposizioni e che mi mancava nelle proposizioni assolutamente generali, accade lì attraverso la designazione della generalità allo stesso modo di come accade nella proposizione elementare attraverso i nomi (poiché la designazione della generalità non appartiene all’''immagine''). Perciò si aveva la sensazione che la generalità si presentasse pur sempre in tutto e per tutto come un argomento. [''Cfr.'' 5.523.]
Quella coordinazione arbitraria tra segni e designato che condiziona la possibilità delle proposizioni e che mi mancava nelle proposizioni assolutamente generali, accade lì attraverso la designazione della generalità allo stesso modo di come accade nella proposizione elementare attraverso i nomi (poiché la designazione della generalità non appartiene all’''immagine''). Perciò si aveva la sensazione che la generalità si presentasse pur sempre in tutto e per tutto come un argomento. <!--[''Cfr.'' 5.523.]-->


Si può negare soltanto una proposizione compiuta. (L’analogo vale per tutte le funzioni ab.)<!--<ref>Le funzioni ab sono le funzioni di verità. [''N.d.C.'']</ref>--> [''Cfr.'' 4.06411''. e'' 4.0641.]
Si può negare soltanto una proposizione compiuta. (L’analogo vale per tutte le funzioni ab.)<!--<ref>Le funzioni ab sono le funzioni di verità. [''N.d.C.'']</ref>--> <!--[''Cfr.'' 4.06411''. e'' 4.0641.]-->


La proposizione è l’immagine logica di uno stato di cose.
La proposizione è l’immagine logica di uno stato di cose.


La negazione si relaziona al senso ''compiuto'' della proposizione negata e non alla sua modalità rappresentativa. [''Cfr.'' 4.064 ''e'' 4.0641.]
La negazione si relaziona al senso ''compiuto'' della proposizione negata e non alla sua modalità rappresentativa. <!--[''Cfr.'' 4.064 ''e'' 4.0641.]-->


Quando un’immagine rappresenta ciò-che-non-avviene nella maniera accennata in precedenza, anche ciò accade soltanto rappresentando ''ciò'' che non ''avviene''.
Quando un’immagine rappresenta ciò-che-non-avviene nella maniera accennata in precedenza, anche ciò accade soltanto rappresentando ''ciò'' che non ''avviene''.
Line 720: Line 720:
Poiché l’immagine dice qualcosa come: “le cose ''non'' stanno ''così''” e la risposta alla domanda “''in che modo'' non stanno?” è appunto la proposizione positiva.
Poiché l’immagine dice qualcosa come: “le cose ''non'' stanno ''così''” e la risposta alla domanda “''in che modo'' non stanno?” è appunto la proposizione positiva.


Si potrebbe dire: la negazione si relaziona già al luogo logico che viene determinato dalla proposizione negata. [''Vedi'' 4.0641.]
Si potrebbe dire: la negazione si relaziona già al luogo logico che viene determinato dalla proposizione negata. <!--[''Vedi'' 4.0641.]-->


Solo non perdere il solido fondamento sul quale ci si è mantenuti una volta!
Solo non perdere il solido fondamento sul quale ci si è mantenuti una volta!


La proposizione che nega determina un ''altro'' luogo logico rispetto a quella negata. [''Vedi'' 4.0641]
La proposizione che nega determina un ''altro'' luogo logico rispetto a quella negata. <!--[''Vedi'' 4.0641.]-->


La proposizione negata non traccia soltanto la linea di demarcazione tra il dominio che viene negato e il restante, ma accenna anche già al dominio che viene negato.
La proposizione negata non traccia soltanto la linea di demarcazione tra il dominio che viene negato e il restante, ma accenna anche già al dominio che viene negato.


La proposizione che nega determina il suo luogo logico grazie al luogo logico della proposizione che viene negata. Nel momento in cui essa descrive il primo come situato al di fuori del secondo. [''Vedi'' 4.0641.]
La proposizione che nega determina il suo luogo logico grazie al luogo logico della proposizione che viene negata. Nel momento in cui essa descrive il primo come situato al di fuori del secondo. <!--[''Vedi'' 4.0641.]-->


La proposizione è vera quando si dà ciò che essa presenta.
La proposizione è vera quando si dà ciò che essa presenta.
Line 741: Line 741:
Essa stessa non è certo lo stato di cose, e d’altronde non è affatto necessario che questo si dia.
Essa stessa non è certo lo stato di cose, e d’altronde non è affatto necessario che questo si dia.


Un nome rappresenta una cosa, un altro un’altra cosa ed essi sono reciprocamente connessi; così l’intero presenta lo stato di cose – come un’immagine vivente. [''Cfr''. 4.0311.]
Un nome rappresenta una cosa, un altro un’altra cosa ed essi sono reciprocamente connessi; così l’intero presenta lo stato di cose – come un’immagine vivente. <!--[''Cfr''. 4.0311.]-->


Il collegamento logico deve naturalmente esser possibile tra le cose rappresentate, e questo sarà sempre il caso quando le cose sono effettivamente rappresentate. Beninteso, tale collegamento non è una relazione, bensì solo il ''sussistere'' di una relazione.
Il collegamento logico deve naturalmente esser possibile tra le cose rappresentate, e questo sarà sempre il caso quando le cose sono effettivamente rappresentate. Beninteso, tale collegamento non è una relazione, bensì solo il ''sussistere'' di una relazione.
Line 758: Line 758:
Il segno proposizionale garantisce la possibilità dello stato di cose che esso rappresenta (non il fatto che questo stato di cose effettivamente avvenga), e ciò vale anche per le proposizioni generali.
Il segno proposizionale garantisce la possibilità dello stato di cose che esso rappresenta (non il fatto che questo stato di cose effettivamente avvenga), e ciò vale anche per le proposizioni generali.


Infatti, quando è dato il fatto positivo ''φ''a, allora è data anche la ''possibilità'' di (x) . ''φ''x, ~(∃ x) . ''φ''x, ~''φ''a etc. etc. (Tutte le costanti logiche sono già contenute nella proposizione elementare.) [''Cfr.'' 5.47.]
Infatti, quando è dato il fatto positivo ''φ''a, allora è data anche la ''possibilità'' di (x) . ''φ''x, ~(∃ x) . ''φ''x, ~''φ''a etc. etc. (Tutte le costanti logiche sono già contenute nella proposizione elementare.) <!--[''Cfr.'' 5.47.]-->


Così sorge l’immagine.
Così sorge l’immagine.
Line 771: Line 771:
E qui il caso è assolutamente identico che in ~''φ''a, benché l’immagine tratti di ciò che non ''dovrebbe'' accadere, invece che di ciò che non accade.
E qui il caso è assolutamente identico che in ~''φ''a, benché l’immagine tratti di ciò che non ''dovrebbe'' accadere, invece che di ciò che non accade.


Che si possa negare nuovamente la proposizione negata mostra che ciò che viene negato è già una proposizione e non soltanto la preparazione per una proposizione. [''Vedi'' 4.0641]
Che si possa negare nuovamente la proposizione negata mostra che ciò che viene negato è già una proposizione e non soltanto la preparazione per una proposizione. <!--[''Vedi'' 4.0641.]-->


Si potrebbe dire: ecco l’immagine, ma sulla questione se essa sia corretta o meno non si può pronunciarsi prima di sapere che cosa essa dovrebbe dire?
Si potrebbe dire: ecco l’immagine, ma sulla questione se essa sia corretta o meno non si può pronunciarsi prima di sapere che cosa essa dovrebbe dire?
Line 780: Line 780:
{{ParTB|7. 11. 14.}}
{{ParTB|7. 11. 14.}}


Il luogo logico e quello spaziale coincidono in questo: entrambi sono la possibilità di un’esistenza. [''Cfr.'' 3.411.]
Il luogo logico e quello spaziale coincidono in questo: entrambi sono la possibilità di un’esistenza. <!--[''Cfr.'' 3.411.]-->




{{ParTB|8. 11. 14.}}
{{ParTB|8. 11. 14.}}


Ciò che si può constatare con un esperimento nelle proposizioni sulla probabilità non può in alcun modo esser matematica! [''Cfr.'' 5.154.]
Ciò che si può constatare con un esperimento nelle proposizioni sulla probabilità non può in alcun modo esser matematica! <!--[''Cfr.'' 5.154.]-->


Le proposizioni probabilistiche sono estratti delle leggi naturali. [''Cfr''. 5.156.]
Le proposizioni probabilistiche sono estratti delle leggi naturali. <!--[''Cfr''. 5.156.]-->


Esse sono generalizzazioni ed esprimono una conoscenza incompleta di quelle leggi. [''Cfr.'' 5.156.]
Esse sono generalizzazioni ed esprimono una conoscenza incompleta di quelle leggi. <!--[''Cfr.'' 5.156.]-->


Quando ad esempio estraggo sfere bianche e nere da un’urna, allora non posso dire prima di un’estrazione se estrarrò una sfera bianca o una nera, poiché rispetto a ciò non conosco le leggi naturali in maniera sufficientemente precisa; ma ''questo so'', ossia che nel caso in cui vi siano sfere nere e sfere bianche in quantità identica, allora il numero di sfere nere estratte si avvicinerà a quello delle bianche al procedere delle estrazioni; conosco appunto le leggi naturali con ''questo'' grado di esattezza. [''Cfr.'' 5.154.]
Quando ad esempio estraggo sfere bianche e nere da un’urna, allora non posso dire prima di un’estrazione se estrarrò una sfera bianca o una nera, poiché rispetto a ciò non conosco le leggi naturali in maniera sufficientemente precisa; ma ''questo so'', ossia che nel caso in cui vi siano sfere nere e sfere bianche in quantità identica, allora il numero di sfere nere estratte si avvicinerà a quello delle bianche al procedere delle estrazioni; conosco appunto le leggi naturali con ''questo'' grado di esattezza. <!--[''Cfr.'' 5.154.]-->




{{ParTB|9. 11. 14.}}
{{ParTB|9. 11. 14.}}


Ciò che quindi conosco nelle proposizioni probabilistiche sono certe proprietà generali delle proposizioni non generalizzate delle scienze naturali, come ad esempio la loro simmetria in certe relazioni, la loro asimmetria in altre etc. [''Cfr.'' 5.156.]
Ciò che quindi conosco nelle proposizioni probabilistiche sono certe proprietà generali delle proposizioni non generalizzate delle scienze naturali, come ad esempio la loro simmetria in certe relazioni, la loro asimmetria in altre etc. <!--[''Cfr.'' 5.156.]-->


I ''rebus'' e il vedere stati di cose. [''Cfr''. 5.5423.]
I ''rebus'' e il vedere stati di cose. <!--[''Cfr''. 5.5423.]-->


Era questo ciò che chiamerei il mio forte sentimento scolastico, che è stato la causa delle mie migliori scoperte.
Era questo ciò che chiamerei il mio forte sentimento scolastico, che è stato la causa delle mie migliori scoperte.
Line 813: Line 813:
Quando dico che “p è possibile”, ciò vuol dire che “‘p’ ha un senso”? Tale proposizione parla del linguaggio, cosicché quindi l’esistenza di un segno proposizionale (“p”) è necessaria per il suo senso? (Allora essa sarebbe del tutto priva di importanza.) Ma essa non tenta piuttosto di quel che viene mostrato da “p ∨ ~p”?
Quando dico che “p è possibile”, ciò vuol dire che “‘p’ ha un senso”? Tale proposizione parla del linguaggio, cosicché quindi l’esistenza di un segno proposizionale (“p”) è necessaria per il suo senso? (Allora essa sarebbe del tutto priva di importanza.) Ma essa non tenta piuttosto di quel che viene mostrato da “p ∨ ~p”?


Il mio studio del linguaggio segnico non corrisponde allo studio dei processi di pensiero, che i filosofi hanno sempre considerato tanto essenziale per la filosofia della logica? – Solo, essi si sono sempre incartati in ricerche psicologiche inessenziali, e un pericolo analogo esiste anche per il mio metodo. [''Vedi'' 4.1121.]
Il mio studio del linguaggio segnico non corrisponde allo studio dei processi di pensiero, che i filosofi hanno sempre considerato tanto essenziale per la filosofia della logica? – Solo, essi si sono sempre incartati in ricerche psicologiche inessenziali, e un pericolo analogo esiste anche per il mio metodo. <!--[''Vedi'' 4.1121.]-->




Line 835: Line 835:
La negazione è ''una descrizione'' nello stesso senso della proposizione elementare stessa.
La negazione è ''una descrizione'' nello stesso senso della proposizione elementare stessa.


Si potrebbe chiamare la verità di una proposizione possibile, quella di una tautologia certa, e quella di una contraddizione impossibile. Qui compare l’indizio di una gradazione di cui abbiamo bisogno nel calcolo delle probabilità. [''Cfr.'' 4.464.]
Si potrebbe chiamare la verità di una proposizione possibile, quella di una tautologia certa, e quella di una contraddizione impossibile. Qui compare l’indizio di una gradazione di cui abbiamo bisogno nel calcolo delle probabilità. <!--[''Cfr.'' 4.464.]-->


Nella tautologia ovviamente la proposizione elementare ancor sempre raffigura, ma quest’ultima è legata alla realtà in maniera tanto lasca, che questa possiede un margine illimitato di libertà. La contraddizione per contro impone limiti tali per cui in essi non può esistere alcuna realtà.
Nella tautologia ovviamente la proposizione elementare ancor sempre raffigura, ma quest’ultima è legata alla realtà in maniera tanto lasca, che questa possiede un margine illimitato di libertà. La contraddizione per contro impone limiti tali per cui in essi non può esistere alcuna realtà.
Line 857: Line 857:
{{ParTB|14. 11. 14.}}
{{ParTB|14. 11. 14.}}


Pensa alla rappresentazione di fatti ''negativi'' attraverso modelli come: due treni non devono stare così e così sui binari. La proposizione, l’immagine, il modello sono, in senso negativo, come un corpo compatto, che limita la libertà di movimento degli altri; e, in senso positivo, come lo spazio delimitato da una sostanza compatta all’interno della quale un corpo trova posto. [''Cfr''. 4.463.]
Pensa alla rappresentazione di fatti ''negativi'' attraverso modelli come: due treni non devono stare così e così sui binari. La proposizione, l’immagine, il modello sono, in senso negativo, come un corpo compatto, che limita la libertà di movimento degli altri; e, in senso positivo, come lo spazio delimitato da una sostanza compatta all’interno della quale un corpo trova posto. <!--[''Cfr''. 4.463.]-->


[[File:Illustrazione 14.11.14.png|380px|center|link=]]
[[File:Illustrazione 14.11.14.png|380px|center|link=]]
Line 880: Line 880:
È il mistero della negazione: le cose non stanno così, eppure noi possiamo dire ''come'' le cose ''non'' stanno. ––
È il mistero della negazione: le cose non stanno così, eppure noi possiamo dire ''come'' le cose ''non'' stanno. ––


La proposizione è proprio solo la ''descrizione'' di uno stato di cose. (Ma questo resta ancor del tutto alla superficie.) [''Cfr''. 4.023.]
La proposizione è proprio solo la ''descrizione'' di uno stato di cose. (Ma questo resta ancor del tutto alla superficie.) <!--[''Cfr''. 4.023.]-->


''Una'' intuizione all’origine vale più di molte altre da qualche parte a metà.
''Una'' intuizione all’origine vale più di molte altre da qualche parte a metà.
Line 904: Line 904:
{{ParTB|19. 14. 11.}}
{{ParTB|19. 14. 11.}}


La proposizione e le coordinate logiche: ecco cos’è il luogo logico. [''Cfr.'' 3.41.]
La proposizione e le coordinate logiche: ecco cos’è il luogo logico. <!--[''Cfr.'' 3.41.]-->




Line 928: Line 928:
{{ParTB|23. 11. 14.}}
{{ParTB|23. 11. 14.}}


Benché la proposizione possa accennare solo a un luogo dello spazio logico, l’intero spazio logico deve esser ''già'' dato attraverso essa. – Altrimenti, attraverso la negazione, la disgiunzione etc. sarebbero introdotti sempre ''nuovi'' elementi, e invero in coordinazione, il che non può ovviamente accadere. [''Cfr''. 3.42.]
Benché la proposizione possa accennare solo a un luogo dello spazio logico, l’intero spazio logico deve esser ''già'' dato attraverso essa. – Altrimenti, attraverso la negazione, la disgiunzione etc. sarebbero introdotti sempre ''nuovi'' elementi, e invero in coordinazione, il che non può ovviamente accadere. <!--[''Cfr''. 3.42.]-->




Line 945: Line 945:
Il segno della proposizione negativa ''deve'' esser costruito con il segno di quella positiva? (Io credo di sì!)
Il segno della proposizione negativa ''deve'' esser costruito con il segno di quella positiva? (Io credo di sì!)


Perché non si dovrebbe poter esprimere la proposizione negativa attraverso un fatto negativo?! È come se invece del metro si prendesse lo spazio al di fuori del metro come oggetto di confronto. [''Cfr.'' 5.5151.]
Perché non si dovrebbe poter esprimere la proposizione negativa attraverso un fatto negativo?! È come se invece del metro si prendesse lo spazio al di fuori del metro come oggetto di confronto. <!--[''Cfr.'' 5.5151.]-->


In che maniera la ''proposizione'' “~p” contraddice la ''proposizione'' “p”? Le relazioni interne di entrambi i segni devono significare contraddizione.
In che maniera la ''proposizione'' “~p” contraddice la ''proposizione'' “p”? Le relazioni interne di entrambi i segni devono significare contraddizione.
Line 990: Line 990:
{{ParTB|27. 11. 14.}}
{{ParTB|27. 11. 14.}}


“~p” è vera se p è falsa. Quindi, nella proposizione vera “~p”, la parte è una proposizione falsa. Come può l’artificio “~” portarla a concordare con la realtà effettiva? Abbiamo chiaramente già detto che non è soltanto l’artificio “~”, ma tutto ciò che è comune ai diversi segni di negazione. E ciò che è comune a questi ultimi deve evidentemente provenire dal significato della negazione stessa. E così nel segno di negazione si deve riflettere il suo proprio significato. [''Cfr.'' 5.512.]
“~p” è vera se p è falsa. Quindi, nella proposizione vera “~p”, la parte è una proposizione falsa. Come può l’artificio “~” portarla a concordare con la realtà effettiva? Abbiamo chiaramente già detto che non è soltanto l’artificio “~”, ma tutto ciò che è comune ai diversi segni di negazione. E ciò che è comune a questi ultimi deve evidentemente provenire dal significato della negazione stessa. E così nel segno di negazione si deve riflettere il suo proprio significato. <!--[''Cfr.'' 5.512.]-->




Line 1,002: Line 1,002:
La funzione ab non rimane ferma ''davanti'' alla proposizione elementare, bensì la penetra.
La funzione ab non rimane ferma ''davanti'' alla proposizione elementare, bensì la penetra.


Ciò che ''può'' esser mostrato non può esser detto. [''V.'' 4.1212.]
Ciò che ''può'' esser mostrato non può esser detto. <!--[''V.'' 4.1212.]-->


Io credo che si potrebbe escludere del tutto il segno di uguaglianza dalla nostra notazione e alludere all’uguaglianza sempre solo attraverso l’uguaglianza dei segni (eventualmente). Allora ''φ''(a, a) non sarebbe chiaramente un caso particolare di (x, y) . ''φ''(x , y) e ''φ''a non lo sarebbe di (∃ x, y) . ''φ''x . ''φ''y. Allora però al posto di ''φ''x . ''φ''y ⊃<sub>x, y</sub> x = y si potrebbe scrivere semplicemente ~(∃x, y) . ''φ''x . ''φ''y. [''Cfr.'' 5.53 e 5.533.]
Io credo che si potrebbe escludere del tutto il segno di uguaglianza dalla nostra notazione e alludere all’uguaglianza sempre solo attraverso l’uguaglianza dei segni (eventualmente). Allora ''φ''(a, a) non sarebbe chiaramente un caso particolare di (x, y) . ''φ''(x , y) e ''φ''a non lo sarebbe di (∃ x, y) . ''φ''x . ''φ''y. Allora però al posto di ''φ''x . ''φ''y ⊃<sub>x, y</sub> x = y si potrebbe scrivere semplicemente ~(∃x, y) . ''φ''x . ''φ''y. <!--[''Cfr.'' 5.53 e 5.533.]-->


Attraverso questa notazione anche la proposizione apparente (x) x = a o simili perdono ogni parvenza di legittimità. [''Cfr.'' 5.534.]
Attraverso questa notazione anche la proposizione apparente (x) x = a o simili perdono ogni parvenza di legittimità. <!--[''Cfr.'' 5.534.]-->




Line 1,033: Line 1,033:
La meccanica newtoniana porta la descrizione del mondo a una forma unitaria. Pensiamo a una superficie bianca, sulla quale vi siano delle macchie nere irregolari. Noi ora diciamo: qualunque immagine formino tali macchie, io potrò sempre avvicinarmi a piacere alla sua descrizione coprendo la superficie con un reticolato quadrato di finezza adeguata e poi dicendo di ciascun quadrato se esso è bianco o nero. In tal modo avrò portato la descrizione di questa superficie a una forma unitaria. Questa forma è a piacere, poiché avrei potuto impiegare con lo stesso successo una rete a triangoli o a esagoni. Può essere che la descrizione ottenuta grazie a una rete a maglie triangolari sarebbe stata più semplice, ossia che avremmo potuto descrivere la superficie in maniera più precisa con una rete triangolare più grossolana che con una quadrata più fine (o viceversa) etc. Alle diverse reti corrispondono diversi sistemi di descrizione del mondo. La meccanica determina la forma della descrizione del mondo dicendo: tutte le proposizioni di cui si compone la descrizione del mondo possono esser ottenute a partire da un certo numero di proposizioni date – gli assiomi meccanici – in una maniera data. In tal modo essa fornisce i mattoni per la costruzione dell’edificio scientifico e dice: qualunque edificio tu voglia innalzare, in ogni caso lo dovrai comporre in qualche modo con questi e soltanto questi mattoni.  
La meccanica newtoniana porta la descrizione del mondo a una forma unitaria. Pensiamo a una superficie bianca, sulla quale vi siano delle macchie nere irregolari. Noi ora diciamo: qualunque immagine formino tali macchie, io potrò sempre avvicinarmi a piacere alla sua descrizione coprendo la superficie con un reticolato quadrato di finezza adeguata e poi dicendo di ciascun quadrato se esso è bianco o nero. In tal modo avrò portato la descrizione di questa superficie a una forma unitaria. Questa forma è a piacere, poiché avrei potuto impiegare con lo stesso successo una rete a triangoli o a esagoni. Può essere che la descrizione ottenuta grazie a una rete a maglie triangolari sarebbe stata più semplice, ossia che avremmo potuto descrivere la superficie in maniera più precisa con una rete triangolare più grossolana che con una quadrata più fine (o viceversa) etc. Alle diverse reti corrispondono diversi sistemi di descrizione del mondo. La meccanica determina la forma della descrizione del mondo dicendo: tutte le proposizioni di cui si compone la descrizione del mondo possono esser ottenute a partire da un certo numero di proposizioni date – gli assiomi meccanici – in una maniera data. In tal modo essa fornisce i mattoni per la costruzione dell’edificio scientifico e dice: qualunque edificio tu voglia innalzare, in ogni caso lo dovrai comporre in qualche modo con questi e soltanto questi mattoni.  


Come con il sistema numerico si deve poter scrivere qualunque numero a piacere, allo stesso modo si deve poter trascrivere qualunque proposizione della fisica a piacere con il sistema della meccanica. [''V.'' 6.341]
Come con il sistema numerico si deve poter scrivere qualunque numero a piacere, allo stesso modo si deve poter trascrivere qualunque proposizione della fisica a piacere con il sistema della meccanica. <!--[''V.'' 6.341.]-->


E qui vediamo adesso la posizione reciproca della logica e della meccanica.
E qui vediamo adesso la posizione reciproca della logica e della meccanica.
Line 1,039: Line 1,039:
(Si potrebbe far consistere la rete anche di figure di tipo diverso.)
(Si potrebbe far consistere la rete anche di figure di tipo diverso.)


Che un’immagine, come quella a cui si è fatto cenno prima, possa essere descritta da una rete composta da forme date non dice nulla riguardo all’immagine (poiché ciò vale per ogni immagine siffatta). Questo però caratterizza l’immagine: che essa possa essere descritta attraverso una determinata rete di ''determinata'' finezza. Parimenti che il mondo possa essere descritto dalla meccanica newtoniana non dice nulla riguardo a esso; ma dice bensì qualcosa riguardo al mondo che esso possa essere descritto da quella come effettivamente accade. (Questo è qualcosa che ho avvertito da ''molto'' tempo). – Anche questo dice qualcosa del mondo: che esso possa essere descritto in maniera più semplice da questa meccanica che dalle altre. [''Cfr.'' 6.342.]
Che un’immagine, come quella a cui si è fatto cenno prima, possa essere descritta da una rete composta da forme date non dice nulla riguardo all’immagine (poiché ciò vale per ogni immagine siffatta). Questo però caratterizza l’immagine: che essa possa essere descritta attraverso una determinata rete di ''determinata'' finezza. Parimenti che il mondo possa essere descritto dalla meccanica newtoniana non dice nulla riguardo a esso; ma dice bensì qualcosa riguardo al mondo che esso possa essere descritto da quella come effettivamente accade. (Questo è qualcosa che ho avvertito da ''molto'' tempo). – Anche questo dice qualcosa del mondo: che esso possa essere descritto in maniera più semplice da questa meccanica che dalle altre. <!--[''Cfr.'' 6.342.]-->


La meccanica è ''un'' tentativo di costruire tutte le proposizioni di cui abbiamo bisogno per la descrizione del mondo secondo ''un'' piano. (Le masse invisibili di Herz.) [''Cfr.'' 6.343.]
La meccanica è ''un'' tentativo di costruire tutte le proposizioni di cui abbiamo bisogno per la descrizione del mondo secondo ''un'' piano. (Le masse invisibili di Herz.) <!--[''Cfr.'' 6.343.]-->


Le masse invisibili di Herz sono ''dichiaratamente'' oggetti apparenti.
Le masse invisibili di Herz sono ''dichiaratamente'' oggetti apparenti.
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{{ParTB|12. 12. 14.}}
{{ParTB|12. 12. 14.}}


p. taut = p; vale a dire taut non dice nulla! [''Cfr.'' 4.465.]
p. taut = p; vale a dire taut non dice nulla! <!--[''Cfr.'' 4.465.]-->




Line 1,074: Line 1,074:
È evidente: noi possiamo introdurre come segni grafici delle funzioni ab quelli che vogliamo, il segno effettivo si formerà automaticamente. E quali proprietà si costituiranno in questo caso da sé?
È evidente: noi possiamo introdurre come segni grafici delle funzioni ab quelli che vogliamo, il segno effettivo si formerà automaticamente. E quali proprietà si costituiranno in questo caso da sé?


L’armatura logica intorno all’immagine (della proposizione) determina lo spazio logico. [''Cfr.'' 3.42.]
L’armatura logica intorno all’immagine (della proposizione) determina lo spazio logico. <!--[''Cfr.'' 3.42.]-->




{{ParTB|16. 12. 14.}}
{{ParTB|16. 12. 14.}}


La proposizione deve attraversare l’intero spazio logico. [''Cfr.'' 3.42.]
La proposizione deve attraversare l’intero spazio logico. <!--[''Cfr.'' 3.42.]-->




{{ParTB|17. 12. 14.}}
{{ParTB|17. 12. 14.}}


I segni delle funzioni ab non sono materiali, altrimenti non potrebbero scomparire. [''Cfr.'' 5.44. ''e'' 5.441.]
I segni delle funzioni ab non sono materiali, altrimenti non potrebbero scomparire. <!--[''Cfr.'' 5.44 ''e'' 5.441.]-->




{{ParTB|18. 12. 14.}}
{{ParTB|18. 12. 14.}}


Nel segno proposizionale vero e proprio deve potersi distinguere tanto quanto si può distinguere nello stato di cose. In ciò consiste la loro identità. [''Cfr.'' 4.04.]
Nel segno proposizionale vero e proprio deve potersi distinguere tanto quanto si può distinguere nello stato di cose. In ciò consiste la loro identità. <!--[''Cfr.'' 4.04.]-->




Line 1,110: Line 1,110:
“La proposizione dice qualcosa” è identico a: essa ha un determinato rapporto con la realtà, ''qualunque questa possa essere''. E quando ''quest’ultima'' e tale rapporto sono dati, allora il senso della proposizione è noto. “p ∨ q” ha un altro rapporto con la realtà rispetto a “p . q”, etc.
“La proposizione dice qualcosa” è identico a: essa ha un determinato rapporto con la realtà, ''qualunque questa possa essere''. E quando ''quest’ultima'' e tale rapporto sono dati, allora il senso della proposizione è noto. “p ∨ q” ha un altro rapporto con la realtà rispetto a “p . q”, etc.


La possibilità della proposizione si basa naturalmente sul principio che i segni STANNO PER gli oggetti. [''Cfr.'' 4.0312.]
La possibilità della proposizione si basa naturalmente sul principio che i segni STANNO PER gli oggetti. <!--[''Cfr.'' 4.0312.]-->


Nella proposizione abbiamo quindi qualcosa che sta per ''qualcos’altro''.
Nella proposizione abbiamo quindi qualcosa che sta per ''qualcos’altro''.
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Ma anche il ''comune'' agente legante.
Ma anche il ''comune'' agente legante.


Il mio pensiero fondamentale è che le costanti logiche non stanno per alcunché. Che ''niente'' può stare per la ''logica'' dei fatti.. [''V.'' 4.0312.]
Il mio pensiero fondamentale è che le costanti logiche non stanno per alcunché. Che ''niente'' può stare per la ''logica'' dei fatti.. <!--[''Vedi'' 4.0312.]-->




{{ParTB|29. 12. 14.}}
{{ParTB|29. 12. 14.}}


Nella proposizione il nome sta per l’oggetto. [''V.'' 3.22.]
Nella proposizione il nome sta per l’oggetto. <!--[''Vedi'' 3.22.]-->




Line 1,142: Line 1,142:
{{ParTB|16. 1. 15.}}
{{ParTB|16. 1. 15.}}


La proposizione è coordinata a uno stato di cose ipotetico. Questo stato di cose è dato attraverso la sua descrizione. La proposizione è la descrizione di uno stato di cose. [''V.'' 4.023.]
La proposizione è coordinata a uno stato di cose ipotetico. Questo stato di cose è dato attraverso la sua descrizione. La proposizione è la descrizione di uno stato di cose. <!--[''Vedi'' 4.023.]-->


Come la descrizione descrive un oggetto secondo le sue proprietà esterne, così la proposizione descrive il fatto secondo le sue proprietà interne. [''V.'' 4.023.]
Come la descrizione descrive un oggetto secondo le sue proprietà esterne, così la proposizione descrive il fatto secondo le sue proprietà interne. <!--[''Vedi'' 4.023.]-->


La descrizione è corretta quando l’oggetto ha le dette proprietà: la proposizione è corretta quando lo stato di cose possiede le proprietà interne dichiarate attraverso la proposizione.
La descrizione è corretta quando l’oggetto ha le dette proprietà: la proposizione è corretta quando lo stato di cose possiede le proprietà interne dichiarate attraverso la proposizione.
Line 1,153: Line 1,153:
Lo stato di cose p . q ''cade sotto'' la proposizione “p ∨ q”.
Lo stato di cose p . q ''cade sotto'' la proposizione “p ∨ q”.


Nella similitudine della rete per la fisica: benché le macchie siano figure geometriche, la geometria ovviamente non ci può dire assolutamente nulla sulla sua forma e posizione. La rete è però ''puramente'' geometrica, tutte le sue proprietà possono esser fornite a priori. [''V.'' 6.35.]
Nella similitudine della rete per la fisica: benché le macchie siano figure geometriche, la geometria ovviamente non ci può dire assolutamente nulla sulla sua forma e posizione. La rete è però ''puramente'' geometrica, tutte le sue proprietà possono esser fornite a priori. <!--[''V.'' 6.35.]-->




Line 1,196: Line 1,196:
{{ParTB|23. 1. 15.}}
{{ParTB|23. 1. 15.}}


La negazione è un’operazione. [''Cfr.'' 5.2341.]
La negazione è un’operazione. <!--[''Cfr.'' 5.2341.]-->


Un’operazione designa un’operazione.
Un’operazione designa un’operazione.
Line 1,202: Line 1,202:
La parola è una sonda, qualcuna arriva in profondità; qualcun’altra soltanto poco in profondità.
La parola è una sonda, qualcuna arriva in profondità; qualcun’altra soltanto poco in profondità.


Un’operazione naturalmente non afferma nulla, soltanto il proprio risultato; e questo dipende dal suo oggetto. [''Cfr.'' 5.25.]
Un’operazione naturalmente non afferma nulla, soltanto il proprio risultato; e questo dipende dal suo oggetto. <!--[''Cfr.'' 5.25.]-->




Line 1,209: Line 1,209:
Le funzioni logiche apparenti ''sono'' operazioni.
Le funzioni logiche apparenti ''sono'' operazioni.


Solo le operazioni possono scomparire! [''Cfr.'' 5.254]
Solo le operazioni possono scomparire! <!--[''Cfr.'' 5.254.]-->


La proposizione negativa esclude la realtà.
La proposizione negativa esclude la realtà.


Come può la logica onnicomprensiva, che riflette il mondo, utilizzare artifici e manipolazioni così particolari?! Solo in quanto tutti questi si associano insieme in una rete ''infinitamente'' sottile, nel grande specchio! [''V.'' 5.511.].
Come può la logica onnicomprensiva, che riflette il mondo, utilizzare artifici e manipolazioni così particolari?! Solo in quanto tutti questi si associano insieme in una rete ''infinitamente'' sottile, nel grande specchio! <!--[''V.'' 5.511.]-->




Line 1,223: Line 1,223:
{{ParTB|29. 1. 15.}}
{{ParTB|29. 1. 15.}}


Il linguaggio è articolato. [''Cfr.'' 3.141.]
Il linguaggio è articolato. <!--[''Cfr.'' 3.141.]-->




Line 1,235: Line 1,235:
Se ci fossero oggetti matematici – costanti logiche – allora la proposizione “mangio 5 prugne” sarebbe una proposizione della matematica. E non è neanche una proposizione della matematica applicata.
Se ci fossero oggetti matematici – costanti logiche – allora la proposizione “mangio 5 prugne” sarebbe una proposizione della matematica. E non è neanche una proposizione della matematica applicata.


La proposizione deve descrivere ''completamente'' il proprio significato. [''Cfr.'' 4.023.]
La proposizione deve descrivere ''completamente'' il proprio significato. <!--[''Cfr.'' 4.023.]-->




Line 1,245: Line 1,245:
{{ParTB|5. 3. 15.}}
{{ParTB|5. 3. 15.}}


L’umanità ha sempre presentito che ci debba essere un ambito di questioni nel quale le risposte – a priori – giacciano unite in maniera simmetrica e in una costruzione conchiusa e regolare. [''V.'' 5.4541.]
L’umanità ha sempre presentito che ci debba essere un ambito di questioni nel quale le risposte – a priori – giacciano unite in maniera simmetrica e in una costruzione conchiusa e regolare. <!--[''V.'' 5.4541.]-->


(Più antica è una parola, tanto più essa arriva in profondità.)
(Più antica è una parola, tanto più essa arriva in profondità.)
Line 1,277: Line 1,277:
{{ParTB|29. 3. 15.}}
{{ParTB|29. 3. 15.}}


La legge di causalità non è una legge, ma la forma ''di una'' legge. [''Cfr.'' 6.32.]
La legge di causalità non è una legge, ma la forma ''di una'' legge. <!--[''Cfr.'' 6.32.]-->


“Legge di causalità”: è un nome di genere. E come nella meccanica – diciamo – vi sono leggi di minimo – come quella di minima azione – così in fisica vi è ''una'' legge di causalità, una legge della forma della causalità. [''Cfr.'' 6.321.]
“Legge di causalità”: è un nome di genere. E come nella meccanica – diciamo – vi sono leggi di minimo – come quella di minima azione – così in fisica vi è ''una'' legge di causalità, una legge della forma della causalità. <!--[''Cfr.'' 6.321.]-->


Come gli esseri umani hanno invero avuto un presentimento anche del fatto che ci dovesse essere ''una'' “legge di minima azione”, prima di sapere esattamente come essa fosse formulata.
Come gli esseri umani hanno invero avuto un presentimento anche del fatto che ci dovesse essere ''una'' “legge di minima azione”, prima di sapere esattamente come essa fosse formulata.


(Qui come accade spesso l’apriori si dimostra esser qualcosa di puramente logico.) [''Cfr''. 6.3211.]
(Qui come accade spesso l’apriori si dimostra esser qualcosa di puramente logico.) <!--[''Cfr''. 6.3211.]-->




Line 1,297: Line 1,297:
{{ParTB|5. 4. 15.}}
{{ParTB|5. 4. 15.}}


La proposizione non è un miscuglio di parole. [''Vedi'' 3.141.]
La proposizione non è un miscuglio di parole. <!--[''Vedi'' 3.141.]-->




{{ParTB|11. 4. 15.}}
{{ParTB|11. 4. 15.}}


Anche la melodia non è un miscuglio di suoni, come credono tutte le persone non musicali. [''Cfr.'' 3.141.]
Anche la melodia non è un miscuglio di suoni, come credono tutte le persone non musicali. <!--[''Cfr.'' 3.141.]-->




Line 1,338: Line 1,338:
{{ParTB|19. 4. 15.}}
{{ParTB|19. 4. 15.}}


Ciò che si riflette nel linguaggio non può essere espresso con esso. [''Cfr.'' 4.121.]
Ciò che si riflette nel linguaggio non può essere espresso con esso. <!--[''Cfr.'' 4.121.]-->




{{ParTB|23. 4. 15.}}
{{ParTB|23. 4. 15.}}


Noi non crediamo a priori a una legge della conservazione, ma ''conosciamo'' a priori la possibilità della sua forma logica. [''Vedi'' 6.33.]
Noi non crediamo a priori a una legge della conservazione, ma ''conosciamo'' a priori la possibilità della sua forma logica. <!--[''Vedi'' 6.33.]-->


Tutte quelle proposizioni certe, come il principio di ragion sufficiente, dell’uniformità della natura etc. etc., tutte queste sono intuizioni a priori in relazione alla possibile messa in forma delle proposizioni della scienza. [''Cfr''. 6.34.]
Tutte quelle proposizioni certe, come il principio di ragion sufficiente, dell’uniformità della natura etc. etc., tutte queste sono intuizioni a priori in relazione alla possibile messa in forma delle proposizioni della scienza. <!--[''Cfr''. 6.34.]-->


Il “rasoio di Occam” ''naturalmente'' non è una regola arbitraria, o giustificata attraverso il suo successo pratico. Esso asserisce che le unità segniche non necessarie non significano nulla. [''Vedi'' 5.47321.]
Il “rasoio di Occam” ''naturalmente'' non è una regola arbitraria, o giustificata attraverso il suo successo pratico. Esso asserisce che le unità segniche non necessarie non significano nulla. <!--[''Vedi'' 5.47321.]-->


È chiaro che segni che assolvono lo stesso scopo sono logicamente identici. L’elemento puramente logico ''è'' proprio ciò che tali segni sono ''tutti'' in grado di fare. [''Cfr.'' 5.47321.]
È chiaro che segni che assolvono lo stesso scopo sono logicamente identici. L’elemento puramente logico ''è'' proprio ciò che tali segni sono ''tutti'' in grado di fare. <!--[''Cfr.'' 5.47321.]-->




{{ParTB|24. 4. 15.}}
{{ParTB|24. 4. 15.}}


Nella logica (la matematica) processo e risultato sono equivalenti. (Perciò niente sorprese.) [6.1261.]
Nella logica (la matematica) processo e risultato sono equivalenti. (Perciò niente sorprese.) <!--[''Vedi'' 6.1261.]-->




Line 1,369: Line 1,369:
È chiaro: né una matita né un piroscafo sono semplici: sussiste effettivamente un’equivalenza logica tra questi due?
È chiaro: né una matita né un piroscafo sono semplici: sussiste effettivamente un’equivalenza logica tra questi due?


“Leggi” come il principio di ragion sufficiente etc. trattano della rete, non di ciò che la rete descrive. [''Vedi'' 6.35.]
“Leggi” come il principio di ragion sufficiente etc. trattano della rete, non di ciò che la rete descrive. <!--[''Vedi'' 6.35.]-->




Line 1,378: Line 1,378:
Dobbiamo riconoscere ''come'' il linguaggio bada a sé stesso.
Dobbiamo riconoscere ''come'' il linguaggio bada a sé stesso.


La proposizione che tratta del “complesso” sta in una relazione interna con la proposizione che tratta di una sua parte costitutiva. [''Vedi'' 3.24.]
La proposizione che tratta del “complesso” sta in una relazione interna con la proposizione che tratta di una sua parte costitutiva. <!--[''Vedi'' 3.24.]-->




{{ParTB|27. 4. 15.}}
{{ParTB|27. 4. 15.}}


La libertà del volere consiste nel fatto che adesso gli eventi futuri non ''possono'' esser ''conosciuti''. Solo allora noi potremmo sapere se la causalità sia una necessità INTERNA – come quella dell’inferenza logica. – Il nesso di conoscere e conosciuto è ''quello'' della necessità logica. [''Vedi'' 5.1362.]
La libertà del volere consiste nel fatto che adesso gli eventi futuri non ''possono'' esser ''conosciuti''. Solo allora noi potremmo sapere se la causalità sia una necessità INTERNA – come quella dell’inferenza logica. – Il nesso di conoscere e conosciuto è ''quello'' della necessità logica. <!--[''Vedi'' 5.1362.]-->


Devo potermi non preoccupare del linguaggio.
Devo potermi non preoccupare del linguaggio.
Line 1,412: Line 1,412:
Il presentarsi di un’''operazione'' non può ''naturalmente'' dir nulla di per sé!
Il presentarsi di un’''operazione'' non può ''naturalmente'' dir nulla di per sé!


p viene affermato da tutte le proposizioni dalle quali consegue. [''Vedi'' 5.124]
p viene affermato da tutte le proposizioni dalle quali consegue. <!--[''Vedi'' 5.124.]-->


Ogni proposizione che contraddice p nega p. [''Vedi'' 5.1241.]
Ogni proposizione che contraddice p nega p. <!--[''Vedi'' 5.1241.]-->




{{ParTB|1. 5. 15.}}
{{ParTB|1. 5. 15.}}


Che p . ~p sia una contraddizione mostra che ~p contraddice p. [''Cfr''. 6.1201.]
Che p . ~p sia una contraddizione mostra che ~p contraddice p. <!--[''Cfr''. 6.1201.]-->


Lo scetticismo è ''non'' inconfutabile bensì ''chiaramente insensato'', quando esso voglia dubitare là dove non si può domandare. [''Vedi'' 6.51.]
Lo scetticismo è ''non'' inconfutabile bensì ''chiaramente insensato'', quando esso voglia dubitare là dove non si può domandare. <!--[''Vedi'' 6.51.]-->


Poiché un dubbio può sussistere solo là dove sussiste una domanda; una domanda può sussistere solo dove sussiste una risposta, e quest’ultima solo laddove qualcosa ''può'' esser ''detto''. [''Vedi'' 6.51.]
Poiché un dubbio può sussistere solo là dove sussiste una domanda; una domanda può sussistere solo dove sussiste una risposta, e quest’ultima solo laddove qualcosa ''può'' esser ''detto''. <!--[''Vedi'' 6.51.]-->


Tutte le teorie che dicono: “''Deve'' pur star così, altrimenti non potremmo filosofare”, oppure “altrimenti non potremmo vivere” etc., etc., devono naturalmente scomparire.
Tutte le teorie che dicono: “''Deve'' pur star così, altrimenti non potremmo filosofare”, oppure “altrimenti non potremmo vivere” etc., etc., devono naturalmente scomparire.
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{{ParTB|2. 5. 15.}}
{{ParTB|2. 5. 15.}}


La classe di tutti i segni che affermano tanto p quanto q è il segno per p . q. La classe di tutti i segni che affermano o p o q è la proposizione “p ∨ q”. [''Cfr.'' 5.513.]
La classe di tutti i segni che affermano tanto p quanto q è il segno per p . q. La classe di tutti i segni che affermano o p o q è la proposizione “p ∨ q”. <!--[''Cfr.'' 5.513.]-->




Line 1,443: Line 1,443:
Non si può dire che sia le tautologie sia le contraddizioni non dicano ''nulla'' nel senso che esse sarebbero entrambe come punti zero nella scala delle proposizioni. Poiché per lo meno esse sono poli ''opposti''.
Non si può dire che sia le tautologie sia le contraddizioni non dicano ''nulla'' nel senso che esse sarebbero entrambe come punti zero nella scala delle proposizioni. Poiché per lo meno esse sono poli ''opposti''.


Si può dire: due proposizioni sono reciprocamente opposte quando non si dà alcun segno che le affermi entrambe – il che significa propriamente: quando esse non hanno alcun membro comune? [''Cfr.'' 5.1241.]
Si può dire: due proposizioni sono reciprocamente opposte quando non si dà alcun segno che le affermi entrambe – il che significa propriamente: quando esse non hanno alcun membro comune? <!--[''Cfr.'' 5.1241.]-->


Ci rappresentiamo dunque le proposizioni come classi di segni – le proposizioni “p” e “q” hanno il membro “p . q” in comune – e due proposizioni sono reciprocamente opposte quando giacciono l’una completamente al di fuori dell’altra. [''Cfr''. 5.513.]
Ci rappresentiamo dunque le proposizioni come classi di segni – le proposizioni “p” e “q” hanno il membro “p . q” in comune – e due proposizioni sono reciprocamente opposte quando giacciono l’una completamente al di fuori dell’altra. <!--[''Cfr''. 5.513.]-->




{{ParTB|4. 5. 15.}}
{{ParTB|4. 5. 15.}}


La cosiddetta legge di induzione non può in ogni caso esser una legge logica, poiché è palesemente una proposizione. [''Vedi'' 6.31.]
La cosiddetta legge di induzione non può in ogni caso esser una legge logica, poiché è palesemente una proposizione. <!--[''Vedi'' 6.31.]-->


La classe di tutte le proposizioni della forma Fx è la proposizione (x)''φ''x.
La classe di tutte le proposizioni della forma Fx è la proposizione (x)''φ''x.
Line 1,459: Line 1,459:
Esiste una forma proposizionale generale?
Esiste una forma proposizionale generale?


Sì, qualora si intenda con ciò l’unica “costante logica”! [''Cfr.'' 5.47.]
Sì, qualora si intenda con ciò l’unica “costante logica”! <!--[''Cfr.'' 5.47.]-->


La domanda “esistono cose semplici?” sembra sempre di nuovo aver un senso; eppure questa domanda deve esser insensata! –
La domanda “esistono cose semplici?” sembra sempre di nuovo aver un senso; eppure questa domanda deve esser insensata! –
Line 1,497: Line 1,497:
È in effetti chiaro che le parti costitutive delle nostre proposizioni possono esser scomposte attraverso definizioni e devono esserlo se vogliamo avvicinarci alla struttura vera e propria della proposizione. ''In ogni caso c’è quindi un processo di analisi''. E non può esser dunque domandato se questo processo giunga infine a un termine? E se la risposta è affermativa: quale sarà il termine??
È in effetti chiaro che le parti costitutive delle nostre proposizioni possono esser scomposte attraverso definizioni e devono esserlo se vogliamo avvicinarci alla struttura vera e propria della proposizione. ''In ogni caso c’è quindi un processo di analisi''. E non può esser dunque domandato se questo processo giunga infine a un termine? E se la risposta è affermativa: quale sarà il termine??


Se è vero che ogni segno definito designa attraverso la sua definizione, allora la catena delle definizioni deve pur avere un termine prima o poi. [''Cfr.'' 3.261.]
Se è vero che ogni segno definito designa attraverso la sua definizione, allora la catena delle definizioni deve pur avere un termine prima o poi. <!--[''Cfr.'' 3.261.]-->


La proposizione scomposta parla di più cose rispetto a quella non scomposta.
La proposizione scomposta parla di più cose rispetto a quella non scomposta.
Line 1,543: Line 1,543:
{{ParTB|14. 5. 15.}}
{{ParTB|14. 5. 15.}}


Il linguaggio è una parte del nostro organismo e non è meno complesso di quest’ultimo. [''Cfr''. 4.002.]
Il linguaggio è una parte del nostro organismo e non è meno complesso di quest’ultimo. <!--[''Cfr''. 4.002.]-->


L’antico problema di complesso e fatto.
L’antico problema di complesso e fatto.
Line 1,552: Line 1,552:
La teoria del complesso si esprime in proposizioni come questa: “Se una proposizione è vera, allora esiste qualcosa”; sembra esservi una differenza tra il fatto che è espresso dalla proposizione: a sta nella relazione R con b, e il complesso: ''a nella relazione R con b'', il quale è difatti quello che “esiste” quando la proposizione è vera. Sembra come se potessimo ''designare'' questo qualcosa, e invero con un “segno composto” vero e proprio. – Le sensazioni che si esprimono in queste proposizioni sono assolutamente naturali e spontanee; devono quindi avere una verità alla base. Ma quale?
La teoria del complesso si esprime in proposizioni come questa: “Se una proposizione è vera, allora esiste qualcosa”; sembra esservi una differenza tra il fatto che è espresso dalla proposizione: a sta nella relazione R con b, e il complesso: ''a nella relazione R con b'', il quale è difatti quello che “esiste” quando la proposizione è vera. Sembra come se potessimo ''designare'' questo qualcosa, e invero con un “segno composto” vero e proprio. – Le sensazioni che si esprimono in queste proposizioni sono assolutamente naturali e spontanee; devono quindi avere una verità alla base. Ma quale?


Questo è chiaro, che un complesso può esser dato soltanto attraverso la sua descrizione; e questa sarà corretta o scorretta. [''Vedi'' 3.24.]
Questo è chiaro, che un complesso può esser dato soltanto attraverso la sua descrizione; e questa sarà corretta o scorretta. <!--[''Vedi'' 3.24.]-->


La proposizione nella quale si parla di un complesso sarà non insensata, nel caso in cui quest’ultimo non esista, bensì semplicemente falsa! [''Vedi'' 3.24.]
La proposizione nella quale si parla di un complesso sarà non insensata, nel caso in cui quest’ultimo non esista, bensì semplicemente falsa! <!--[''Vedi'' 3.24.]-->




Line 1,561: Line 1,561:
Quando io vedo lo spazio, vedo tutti i suoi punti?
Quando io vedo lo spazio, vedo tutti i suoi punti?


Non si può rappresentare nel linguaggio qualcosa “che contraddice la logica” più di quanto in geometria si possa rappresentare attraverso le sue coordinate una figura che contraddica le leggi dello spazio, o fornire le coordinate di un punto che non esiste. [''Vedi'' 3.032.]
Non si può rappresentare nel linguaggio qualcosa “che contraddice la logica” più di quanto in geometria si possa rappresentare attraverso le sue coordinate una figura che contraddica le leggi dello spazio, o fornire le coordinate di un punto che non esiste. <!--[''Vedi'' 3.032.]-->


Se ci fossero proposizioni tali da asserire l’esistenza di immagini originarie, allora queste sarebbero uniche e sarebbero un tipo di “proposizioni logiche”, e l’insieme di queste proposizioni attribuirebbe alla logica una realtà impossibile. Ci sarebbe coordinazione nella logica.
Se ci fossero proposizioni tali da asserire l’esistenza di immagini originarie, allora queste sarebbero uniche e sarebbero un tipo di “proposizioni logiche”, e l’insieme di queste proposizioni attribuirebbe alla logica una realtà impossibile. Ci sarebbe coordinazione nella logica.
Line 1,568: Line 1,568:
{{ParTB|18. 5. 15.}}
{{ParTB|18. 5. 15.}}


La possibilità di tutte le similitudini, dell’intera capacità figurativa della nostra maniera di esprimerci, risiede nella logica della raffigurazione. [''Vedi'' 4.015.]
La possibilità di tutte le similitudini, dell’intera capacità figurativa della nostra maniera di esprimerci, risiede nella logica della raffigurazione. <!--[''Vedi'' 4.015.]-->




Line 1,587: Line 1,587:
{{ParTB|21. 5. 15.}}
{{ParTB|21. 5. 15.}}


Noi possiamo sì rappresentare spazialmente uno stato di cose che vada contro le leggi della fisica, ma non uno stato di cose che vada contro le leggi della geometria. [''Vedi'' 3.0321.]
Noi possiamo sì rappresentare spazialmente uno stato di cose che vada contro le leggi della fisica, ma non uno stato di cose che vada contro le leggi della geometria. <!--[''Vedi'' 3.0321.]-->




Line 1,601: Line 1,601:
{{ParTB|23. 5. 15.}}
{{ParTB|23. 5. 15.}}


''I limiti del mio linguaggio'' significano i limiti del mio mondo. [''Vedi'' 5.6.]
''I limiti del mio linguaggio'' significano i limiti del mio mondo. <!--[''Vedi'' 5.6.]-->


C’è effettivamente una sola anima del mondo, che io chiamo di preferenza la ''mia'' anima; e solo come essa concepisco ciò che chiamo le anime degli altri.
C’è effettivamente una sola anima del mondo, che io chiamo di preferenza la ''mia'' anima; e solo come essa concepisco ciò che chiamo le anime degli altri.


La precedente osservazione dà la chiave per decidere fino a che punto il solipsismo sia una verità. [''Vedi'' 5.62.]
La precedente osservazione dà la chiave per decidere fino a che punto il solipsismo sia una verità. <!--[''Vedi'' 5.62.]-->


Già da molto ero consapevole del fatto che potrei scrivere un libro “Il mondo che ho trovato”. [''Cfr.'' 5.631.]
Già da molto ero consapevole del fatto che potrei scrivere un libro “Il mondo che ho trovato”. <!--[''Cfr.'' 5.631.]-->


Non abbiamo forse la sensazione della relazione semplice, quella che ci si presenta sempre come la ragione principale per assumere l’esistenza di “oggetti semplici”, non abbiamo forse questa stessa sensazione quando pensiamo alla relazione tra nome e oggetto complesso?
Non abbiamo forse la sensazione della relazione semplice, quella che ci si presenta sempre come la ragione principale per assumere l’esistenza di “oggetti semplici”, non abbiamo forse questa stessa sensazione quando pensiamo alla relazione tra nome e oggetto complesso?


Supponiamo che l’oggetto complesso sia questo libro; si chiami “A”. Allora il comparire di “A” nella proposizione mostra il comparire del libro nel fatto. ''Esso non si dissolve arbitrariamente nemmeno nell’analisi, così che la sua dissoluzione sarebbe in qualche modo completamente diversa in ciascuna compagine proposizionale.'' [''Cfr''. 3.3442.]
Supponiamo che l’oggetto complesso sia questo libro; si chiami “A”. Allora il comparire di “A” nella proposizione mostra il comparire del libro nel fatto. ''Esso non si dissolve arbitrariamente nemmeno nell’analisi, così che la sua dissoluzione sarebbe in qualche modo completamente diversa in ciascuna compagine proposizionale.'' <!--[''Cfr''. 3.3442.]-->


E come il comparire di un nome-di-cosa in diverse proposizioni, così il comparire del nome di oggetti composti mostra la comunanza di una forma e di un contenuto.
E come il comparire di un nome-di-cosa in diverse proposizioni, così il comparire del nome di oggetti composti mostra la comunanza di una forma e di un contenuto.
Line 1,621: Line 1,621:
Perciò, essendo una maniera di dire insensata, la si può ancor sempre utilizzare – vedi l’ultima osservazione.
Perciò, essendo una maniera di dire insensata, la si può ancor sempre utilizzare – vedi l’ultima osservazione.


Nel libro “Il mondo che ho trovato” si dovrebbe anche riferire riguardo al mio corpo e dire quali membra siano sottoposte alla mia volontà etc. Questo è infatti un metodo per isolare il soggetto o piuttosto per mostrare che non esiste alcun soggetto in senso forte. Soltanto di esso infatti ''non'' si potrebbe trattare in questo libro. – [''Vedi'' 5.631.]
Nel libro “Il mondo che ho trovato” si dovrebbe anche riferire riguardo al mio corpo e dire quali membra siano sottoposte alla mia volontà etc. Questo è infatti un metodo per isolare il soggetto o piuttosto per mostrare che non esiste alcun soggetto in senso forte. Soltanto di esso infatti ''non'' si potrebbe trattare in questo libro. – <!--[''Vedi'' 5.631.]-->




Line 1,639: Line 1,639:
L’immagine visiva di un ''minimum visibile'' ci appare davvero come indivisibile? Ciò che ha estensione è divisibile. Vi sono parti della nostra immagine visiva che non hanno ''nessuna'' estensione? Ad esempio quelle delle stelle fisse? –
L’immagine visiva di un ''minimum visibile'' ci appare davvero come indivisibile? Ciò che ha estensione è divisibile. Vi sono parti della nostra immagine visiva che non hanno ''nessuna'' estensione? Ad esempio quelle delle stelle fisse? –


La spinta al mistico viene dalla mancata soddisfazione dei nostri desideri attraverso la scienza. Noi ''avvertiamo'' che anche qualora tutte le ''possibili'' domande scientifiche fossero risolte, ''il nostro problema non sarebbe nemmeno sfiorato''. Chiaramente non rimarrebbe allora più nessuna domanda; e proprio questa è la risposta. [''Cfr''. 6.52.]
La spinta al mistico viene dalla mancata soddisfazione dei nostri desideri attraverso la scienza. Noi ''avvertiamo'' che anche qualora tutte le ''possibili'' domande scientifiche fossero risolte, ''il nostro problema non sarebbe nemmeno sfiorato''. Chiaramente non rimarrebbe allora più nessuna domanda; e proprio questa è la risposta. <!--[''Cfr''. 6.52.]-->


La tautologia viene affermata da ''ciascuna'' proposizione; la contraddizione viene negata da ciascuna. (Si potrebbe davvero allegare con un “e” una qualche tautologia, così come la negazione di una contraddizione, a ogni proposizione, senza modificare il suo senso.)
La tautologia viene affermata da ''ciascuna'' proposizione; la contraddizione viene negata da ciascuna. (Si potrebbe davvero allegare con un “e” una qualche tautologia, così come la negazione di una contraddizione, a ogni proposizione, senza modificare il suo senso.)


E “senza modificare il suo senso” significa: senza modificare l’''essenziale'' nel segno stesso. Poiché non si può modificare il ''segno'' senza modificare il suo senso. [''Cfr''. 4.465.]
E “senza modificare il suo senso” significa: senza modificare l’''essenziale'' nel segno stesso. Poiché non si può modificare il ''segno'' senza modificare il suo senso. <!--[''Cfr''. 4.465.]-->


“a R a” ''deve'' avere senso, se “a R b” ha senso.
“a R a” ''deve'' avere senso, se “a R b” ha senso.
Line 1,654: Line 1,654:
La controparte alla proposizione è formata dagli oggetti.
La controparte alla proposizione è formata dagli oggetti.


Gli oggetti possono solo essere ''nominati''. I segni stanno per essi. [''Vedi'' 3.221.]
Gli oggetti possono solo essere ''nominati''. I segni stanno per essi. <!--[''Vedi'' 3.221.]-->




{{ParTB|27. 5. 15.}}
{{ParTB|27. 5. 15.}}


Io posso solo parlare ''di'' loro, non posso enunciarli. [''Vedi'' 3.221.]
Io posso solo parlare ''di'' loro, non posso enunciarli. <!--[''Vedi'' 3.221.]-->


“Ma non ci potrebbe esser qualcosa che non si può esprimere attraverso una ''proposizione'' (e che non è nemmeno un oggetto?)” Allora ciò non si potrebbe appunto esprimere attraverso il ''linguaggio''. E rispetto a ciò non potremmo nemmeno ''porre domande''.
“Ma non ci potrebbe esser qualcosa che non si può esprimere attraverso una ''proposizione'' (e che non è nemmeno un oggetto?)” Allora ciò non si potrebbe appunto esprimere attraverso il ''linguaggio''. E rispetto a ciò non potremmo nemmeno ''porre domande''.
Line 1,718: Line 1,718:
Di dove questa sensazione: “A tutto quel che io vedo, a questo paesaggio, al volare dei semi nell’aria, a tutto questo posso coordinare un nome; cosa infatti dovremmo mai chiamare nome, se non questo”?!
Di dove questa sensazione: “A tutto quel che io vedo, a questo paesaggio, al volare dei semi nell’aria, a tutto questo posso coordinare un nome; cosa infatti dovremmo mai chiamare nome, se non questo”?!


I nomi contrassegnano la comunanza ''di una'' forma e ''di un'' contenuto. – Essi contrassegnano soltanto ''insieme'' al loro impiego sintattico ''una determinata'' forma logica. [''Cfr.'' 3.327.]
I nomi contrassegnano la comunanza ''di una'' forma e ''di un'' contenuto. – Essi contrassegnano soltanto ''insieme'' al loro impiego sintattico ''una determinata'' forma logica. <!--[''Cfr.'' 3.327.]-->




Line 1,762: Line 1,762:
Ma non è così che funziona: che se p consegue da q, ma q non consegue da p, allora q dice di più di p?
Ma non è così che funziona: che se p consegue da q, ma q non consegue da p, allora q dice di più di p?


Ora però da una tautologia non consegue assolutamente nulla. – Essa però consegue da ogni proposizione. [''Cfr.'' 5.142.]
Ora però da una tautologia non consegue assolutamente nulla. – Essa però consegue da ogni proposizione. <!--[''Cfr.'' 5.142.]-->


Analogamente vale per il contrario della tautologia.
Analogamente vale per il contrario della tautologia.
Line 1,768: Line 1,768:
Ma come! La contraddizione non sarebbe qui la proposizione che dice di più? Da “p . ~p” non consegue soltanto “p”, ma anche “~p”! Da esse consegue ogni proposizione ed esse non conseguono da nessuna!? Ma io non posso concludere nulla da una contraddizione, proprio ''perché'' essa è una contraddizione!
Ma come! La contraddizione non sarebbe qui la proposizione che dice di più? Da “p . ~p” non consegue soltanto “p”, ma anche “~p”! Da esse consegue ogni proposizione ed esse non conseguono da nessuna!? Ma io non posso concludere nulla da una contraddizione, proprio ''perché'' essa è una contraddizione!


Ma se la contraddizione è la classe ''di tutte le proposizioni'', allora la tautologia diventa ciò che è comune a tutte le classi di proposizioni che non hanno nulla di comune, e si dissolve integralmente. [''Cfr.'' 5.143.]
Ma se la contraddizione è la classe ''di tutte le proposizioni'', allora la tautologia diventa ciò che è comune a tutte le classi di proposizioni che non hanno nulla di comune, e si dissolve integralmente. <!--[''Cfr.'' 5.143.].-->


“p ∨ ~p” sarebbe allora soltanto apparentemente un segno. In realtà sarebbe però la dissoluzione della proposizione.
“p ∨ ~p” sarebbe allora soltanto apparentemente un segno. In realtà sarebbe però la dissoluzione della proposizione.


La tautologia si dissolve per così dire all’interno di tutte le proposizioni, la contraddizione al di fuori di tutte le proposizioni. [''Vedi'' 5.143.]
La tautologia si dissolve per così dire all’interno di tutte le proposizioni, la contraddizione al di fuori di tutte le proposizioni. <!--[''Vedi'' 5.143.]-->


In queste osservazioni peraltro sembro sempre prendere le mosse inconsapevolmente dalla proposizione elementare. –
In queste osservazioni peraltro sembro sempre prendere le mosse inconsapevolmente dalla proposizione elementare. –


La contraddizione è il confine esterno delle proposizioni; essa non afferma alcuna proposizione. La tautologia è il suo centro privo di sostanza. (Si può concepire il centro di un cerchio come la sua delimitazione interna.) [''Cfr.'' 5.143.]
La contraddizione è il confine esterno delle proposizioni; essa non afferma alcuna proposizione. La tautologia è il suo centro privo di sostanza. (Si può concepire il centro di un cerchio come la sua delimitazione interna.) <!--[''Cfr.'' 5.143.]-->


(La parola salvifica peraltro con ciò non è ancora detta.)
(La parola salvifica peraltro con ciò non è ancora detta.)
Line 1,837: Line 1,837:
Apponendo a “p” il “~”, la proposizione entra in un’altra classe di proposizioni.
Apponendo a “p” il “~”, la proposizione entra in un’altra classe di proposizioni.


Ciascuna proposizione ha solo un negativo; … C’è solo una proposizione che giace completamente al di fuori di “p”. [''Cfr.'' 5.513]
Ciascuna proposizione ha solo un negativo; … C’è solo una proposizione che giace completamente al di fuori di “p”. <!--[''Cfr.'' 5.513.]-->


Si potrebbe anche dire così: la proposizione che afferma p e ~p viene negata da tutte le proposizioni; la proposizione che afferma p o ~p viene affermata da tutte le proposizioni.
Si potrebbe anche dire così: la proposizione che afferma p e ~p viene negata da tutte le proposizioni; la proposizione che afferma p o ~p viene affermata da tutte le proposizioni.
Line 1,861: Line 1,861:
{{ParTB|8. 6. 15.}}
{{ParTB|8. 6. 15.}}


Ciascuna “proposizione matematica” è un ''modus ponens'' rappresentato in segni. (Ed è chiaro che il ''modus ponens'' non può essere espresso in una proposizione.) [''Cfr''. 6.1264.]
Ciascuna “proposizione matematica” è un ''modus ponens'' rappresentato in segni. (Ed è chiaro che il ''modus ponens'' non può essere espresso in una proposizione.) <!--[''Cfr''. 6.1264.]-->


La condivisione del confine tra p e ~p si esprime attraverso il fatto che il negativo di una proposizione viene determinato grazie appunto a questa. Noi diciamo appunto: il negativo di una proposizione è la proposizione che… e segue la relazione di ~p a p. –
La condivisione del confine tra p e ~p si esprime attraverso il fatto che il negativo di una proposizione viene determinato grazie appunto a questa. Noi diciamo appunto: il negativo di una proposizione è la proposizione che… e segue la relazione di ~p a p. –
Line 1,893: Line 1,893:
“p . r ∨ ~r”
“p . r ∨ ~r”


qualunque cosa q ed r possano dire: tutte le tautologie dicono lo stesso. (Ossia nulla.) [''Cfr.'' 5.43.]
qualunque cosa q ed r possano dire: tutte le tautologie dicono lo stesso. (Ossia nulla.) <!--[''Cfr.'' 5.43.]-->


Dall’ultima definizione della negazione segue la che tutte le proposizioni dipendenti solo da p che non affermano p – e solo queste – negano p. Quindi “p ∨ ~p” e “p . ~p” non sono proposizioni, in quanto il primo segno non afferma né nega p, mentre il secondo dovrebbe affermare entrambi.
Dall’ultima definizione della negazione segue la che tutte le proposizioni dipendenti solo da p che non affermano p – e solo queste – negano p. Quindi “p ∨ ~p” e “p . ~p” non sono proposizioni, in quanto il primo segno non afferma né nega p, mentre il secondo dovrebbe affermare entrambi.


Poiché io però posso ben scrivere p ∨ ~p e p . ~p, tanto più in connessione con altre proposizioni, allora dev’esser messo in chiaro quale ruolo giochino ora queste proposizioni apparenti, specialmente ''all’interno'' di quelle connessioni. Poiché esse naturalmente non devono esser considerate come un’appendice completamente priva di significato – come ad esempio un nome privo di significato. Esse appartengono piuttosto al simbolismo – come lo “0” nell’aritmetica. [''Cfr.'' 4.4611.]
Poiché io però posso ben scrivere p ∨ ~p e p . ~p, tanto più in connessione con altre proposizioni, allora dev’esser messo in chiaro quale ruolo giochino ora queste proposizioni apparenti, specialmente ''all’interno'' di quelle connessioni. Poiché esse naturalmente non devono esser considerate come un’appendice completamente priva di significato – come ad esempio un nome privo di significato. Esse appartengono piuttosto al simbolismo – come lo “0” nell’aritmetica. <!--[''Cfr.'' 4.4611.]-->


Qui è chiaro che p ∨ ~p gioca il ruolo di una vera proposizione, che però dice ''zero''.
Qui è chiaro che p ∨ ~p gioca il ruolo di una vera proposizione, che però dice ''zero''.
Line 1,989: Line 1,989:
e un’immagine completa. – Ci sarà naturalmente anche qualcosa che la proposizione ''non'' dice – ma ''ciò'' che la proposizione dice viene detto da essa in modo completo e deve poter essere delimitato NETTAMENTE.
e un’immagine completa. – Ci sarà naturalmente anche qualcosa che la proposizione ''non'' dice – ma ''ciò'' che la proposizione dice viene detto da essa in modo completo e deve poter essere delimitato NETTAMENTE.


Una proposizione può quindi sì esser un’immagine incompleta di un certo fatto, ma essa è SEMPRE ''un’immagine completa''. [''Cfr''. 5.156.]
Una proposizione può quindi sì esser un’immagine incompleta di un certo fatto, ma essa è SEMPRE ''un’immagine completa''. <!--[''Cfr''. 5.156.]-->


Da ciò sembrerebbe ora che tutti i nomi siano in un certo senso ''nomi genuini''. Oppure, come potrei anche dire, che tutti gli oggetti siano in un certo senso oggetti semplici.
Da ciò sembrerebbe ora che tutti i nomi siano in un certo senso ''nomi genuini''. Oppure, come potrei anche dire, che tutti gli oggetti siano in un certo senso oggetti semplici.
Line 2,020: Line 2,020:
Che la rappresentazione attraverso nomi non scomponibili non sia ''solo un sistema''?
Che la rappresentazione attraverso nomi non scomponibili non sia ''solo un sistema''?


Tutto ciò che voglio è soltanto la scomponibilità completa ''del mio senso''!! Detto diversamente: la proposizione deve esser completamente articolata. Tutto ciò che il suo senso ha in comune con un altro senso deve esser contenuto separatamente nella proposizione. Se si presentano generalizzazioni, allora le forme dei casi particolari devono esser visibili. – Ed è chiaro che questa esigenza è legittima, altrimenti la proposizione non può esser affatto immagine di ''qualche cosa.'' [''Cfr.'' 3.251.]
Tutto ciò che voglio è soltanto la scomponibilità completa ''del mio senso''!! Detto diversamente: la proposizione deve esser completamente articolata. Tutto ciò che il suo senso ha in comune con un altro senso deve esser contenuto separatamente nella proposizione. Se si presentano generalizzazioni, allora le forme dei casi particolari devono esser visibili. – Ed è chiaro che questa esigenza è legittima, altrimenti la proposizione non può esser affatto immagine di ''qualche cosa.'' <!--[''Cfr.'' 3.251.]-->


Poiché se nelle proposizioni ''vengono lasciate aperte'' delle possibilità, allora ''proprio ciò'' deve esser ''determinato'': ''cosa'' viene lasciato aperto. Le generalizzazioni della forma – ad esempio – devono esser determinate. Io non so ciò che non so, ma la proposizione mi deve mostrare CIÒ che io so. E allora questo qualcosa di determinato a cui devo giungere non è semplice proprio nel senso che mi è sempre stato di fronte? È, per così dire, ciò che è duro.
Poiché se nelle proposizioni ''vengono lasciate aperte'' delle possibilità, allora ''proprio ciò'' deve esser ''determinato'': ''cosa'' viene lasciato aperto. Le generalizzazioni della forma – ad esempio – devono esser determinate. Io non so ciò che non so, ma la proposizione mi deve mostrare CIÒ che io so. E allora questo qualcosa di determinato a cui devo giungere non è semplice proprio nel senso che mi è sempre stato di fronte? È, per così dire, ciò che è duro.
Line 2,033: Line 2,033:
Se la complessità di un oggetto è determinante per il senso di una proposizione, allora tale complessità dev’esser raffigurata all’interno della proposizione, in quanto determina il suo senso. E nella misura in cui la complessità ''non'' è determinante per ''questo'' senso, in tale misura gli oggetti di questa proposizione sono ''semplici''. ESSI non ''possono'' esser scomposti ulteriormente. –
Se la complessità di un oggetto è determinante per il senso di una proposizione, allora tale complessità dev’esser raffigurata all’interno della proposizione, in quanto determina il suo senso. E nella misura in cui la complessità ''non'' è determinante per ''questo'' senso, in tale misura gli oggetti di questa proposizione sono ''semplici''. ESSI non ''possono'' esser scomposti ulteriormente. –


L’esigenza delle cose semplici ''è'' l’esigenza della determinatezza del senso. [''Cfr.'' 3.23.]
L’esigenza delle cose semplici ''è'' l’esigenza della determinatezza del senso. <!--[''Cfr.'' 3.23.]-->


Infatti, se parlo ad esempio di questo orologio e intendo con ciò qualcosa di complesso, e la complessità non ha importanza, allora nella proposizione comparirà una generalizzazione e le sue forme fondamentali saranno, ''nella misura in cui sono date'' tout court, completamente determinate.
Infatti, se parlo ad esempio di questo orologio e intendo con ciò qualcosa di complesso, e la complessità non ha importanza, allora nella proposizione comparirà una generalizzazione e le sue forme fondamentali saranno, ''nella misura in cui sono date'' tout court, completamente determinate.
Line 2,076: Line 2,076:
La compilazione di una specie di inventario logico, come me lo immaginavo prima, sembra non darsi affatto.
La compilazione di una specie di inventario logico, come me lo immaginavo prima, sembra non darsi affatto.


Le parti costitutive della proposizione devono esser semplici = la proposizione deve esser completamente articolata. [''Cfr''. 3.251.]
Le parti costitutive della proposizione devono esser semplici = la proposizione deve esser completamente articolata. <!--[''Cfr''. 3.251.]-->


Ora ciò SEMBRA però contraddire i fatti? –
Ora ciò SEMBRA però contraddire i fatti? –
Line 2,158: Line 2,158:
Sembra sempre come se si dessero oggetti complessi che fungono da semplici e poi anche oggetti ''effettivamente'' semplici, come i punti materiali della fisica, etc.
Sembra sempre come se si dessero oggetti complessi che fungono da semplici e poi anche oggetti ''effettivamente'' semplici, come i punti materiali della fisica, etc.


Che un nome designi un oggetto complesso si vede da un’indeterminatezza nelle proposizioni in cui esso si presenta, la quale deriva proprio dalla generalità di tali proposizioni. Noi ''sappiamo'' che attraverso questa proposizione non tutto è stato ancora determinato. La designazione della generalità ''contiene'' invero un’immagine originaria. [''Cfr.'' 3.24.]
Che un nome designi un oggetto complesso si vede da un’indeterminatezza nelle proposizioni in cui esso si presenta, la quale deriva proprio dalla generalità di tali proposizioni. Noi ''sappiamo'' che attraverso questa proposizione non tutto è stato ancora determinato. La designazione della generalità ''contiene'' invero un’immagine originaria. <!--[''Cfr.'' 3.24.]-->


Tutte le masse invisibili etc. etc. devono venire sotto la designazione della generalità.
Tutte le masse invisibili etc. etc. devono venire sotto la designazione della generalità.
Line 2,175: Line 2,175:
È chiaro allora anche ''allo spirito'' NON PREVENUTO che il senso della proposizione “l’orologio sta sul tavolo” è più complicato della proposizione stessa.
È chiaro allora anche ''allo spirito'' NON PREVENUTO che il senso della proposizione “l’orologio sta sul tavolo” è più complicato della proposizione stessa.


Le pattuizioni della nostra lingua sono incredibilmente complicate. A ogni proposizione viene aggiunto dal pensiero moltissimo che non viene detto. (Queste pattuizioni sono proprio come le “''conventions''” di Whitehead. Sono appunto definizioni con ''una certa generalità della forma''.) [''Cfr.'' 4.002.]
Le pattuizioni della nostra lingua sono incredibilmente complicate. A ogni proposizione viene aggiunto dal pensiero moltissimo che non viene detto. (Queste pattuizioni sono proprio come le “''conventions''” di Whitehead. Sono appunto definizioni con ''una certa generalità della forma''.) <!--[''Cfr.'' 4.002.]-->


Voglio solo giustificare la vaghezza delle proposizioni quotidiane, poiché essa si ''può'' giustificare.
Voglio solo giustificare la vaghezza delle proposizioni quotidiane, poiché essa si ''può'' giustificare.
Line 2,202: Line 2,202:
{{ParTB|15. 4. 16.}}
{{ParTB|15. 4. 16.}}


Possiamo prevedere solo ciò che noi stessi costruiamo! [''Vedi'' 5.556.]
Possiamo prevedere solo ciò che noi stessi costruiamo! <!--[''Vedi'' 5.556.]-->


Ma allora che ne è qui del concetto di oggetto semplice? Questo concetto qui non entra ancora affatto in considerazione.
Ma allora che ne è qui del concetto di oggetto semplice? Questo concetto qui non entra ancora affatto in considerazione.
Line 2,217: Line 2,217:
Perciò è concesso comporre tutte le proposizioni semplici da questa forma.
Perciò è concesso comporre tutte le proposizioni semplici da questa forma.


Supposto che mi fossero date tutte le proposizioni semplici: allora si potrebbe semplicemente domandare: quali proposizioni posso formare a partire da esse? E queste sono ''tutte'' le proposizioni, e ''così'' esse sono ''delimitate''. [''Vedi'' 4.51.]
Supposto che mi fossero date tutte le proposizioni semplici: allora si potrebbe semplicemente domandare: quali proposizioni posso formare a partire da esse? E queste sono ''tutte'' le proposizioni, e ''così'' esse sono ''delimitate''. <!--[''Vedi'' 4.51.]-->


(p): p = aRx . xRy ... zRb
(p): p = aRx . xRy ... zRb
Line 2,240: Line 2,240:
{{ParTB|26. 4. 16.}}
{{ParTB|26. 4. 16.}}


Così e solo così è possibile progredire da un tipo a un altro. [''Cfr''. 5.252.]
Così e solo così è possibile progredire da un tipo a un altro. <!--[''Cfr''. 5.252.]-->


E si può dire che tutti i tipi stanno in gerarchie.
E si può dire che tutti i tipi stanno in gerarchie.
Line 2,248: Line 2,248:
La realtà empirica è delimitata attraverso il numero degli oggetti.
La realtà empirica è delimitata attraverso il numero degli oggetti.


Il limite si mostra nuovamente nella totalità delle proposizioni semplici. [''Vedi'' 5.5561.]
Il limite si mostra nuovamente nella totalità delle proposizioni semplici. <!--[''Vedi'' 5.5561.]-->


Le gerarchie sono e devono essere indipendenti dalla realtà. [''Vedi'' 5.5561.]
Le gerarchie sono e devono essere indipendenti dalla realtà. <!--[''Vedi'' 5.5561.]-->


I significati dei loro membri vengono determinati solo attraverso la coordinazione degli oggetti ai nomi.
I significati dei loro membri vengono determinati solo attraverso la coordinazione degli oggetti ai nomi.
Line 2,266: Line 2,266:
{{ParTB|6. 5. 16.}}
{{ParTB|6. 5. 16.}}


Alla base dell’intera visione del mondo dei moderni sta questo abbaglio, che le cosiddette leggi naturali sarebbero le spiegazioni dei fenomeni naturali. [''Vedi'' 6.371.]
Alla base dell’intera visione del mondo dei moderni sta questo abbaglio, che le cosiddette leggi naturali sarebbero le spiegazioni dei fenomeni naturali. <!--[''Vedi'' 6.371.]-->


Così essi rimangono fermi appresso alle “leggi naturali” come al cospetto di qualcosa di ''intangibile'', come gli antichi restavano fermi appresso a dio e al destino. [''Vedi'' 6.372.]
Così essi rimangono fermi appresso alle “leggi naturali” come al cospetto di qualcosa di ''intangibile'', come gli antichi restavano fermi appresso a dio e al destino. <!--[''Vedi'' 6.372.]-->


E sì che entrambi hanno ragione e torto. Gli antichi sono in ogni caso più chiari, nella misura in cui essi riconoscevano una chiusura chiara, mentre nei sistemi moderni deve sembrare che ''tutto'' sia fondato. [Vedi 6.372].
E sì che entrambi hanno ragione e torto. Gli antichi sono in ogni caso più chiari, nella misura in cui essi riconoscevano una chiusura chiara, mentre nei sistemi moderni deve sembrare che ''tutto'' sia fondato. <!--[''Vedi'' 6.372.]-->




Line 2,298: Line 2,298:
Che qualcosa in esso è problematico, ciò che noi chiamiamo il suo senso.
Che qualcosa in esso è problematico, ciò che noi chiamiamo il suo senso.


Che questo senso non riposa in esso bensì al di fuori di esso. [''Cfr''. 6.41.]
Che questo senso non riposa in esso bensì al di fuori di esso. <!--[''Cfr''. 6.41.]-->


Che la vita è il mondo. [''Cfr.'' 5.621.]
Che la vita è il mondo. <!--[''Cfr.'' 5.621.]-->


Che la mia volontà compenetra il mondo.
Che la mia volontà compenetra il mondo.
Line 2,321: Line 2,321:
{{ParTB|5. 7. 16.}}
{{ParTB|5. 7. 16.}}


Il mondo è indipendente dalla mia volontà. [''Vedi'' 6.373.]
Il mondo è indipendente dalla mia volontà. <!--[''Vedi'' 6.373.]-->


Quand’anche accadesse tutto ciò che desideriamo, ciò sarebbe soltanto una grazia del destino, per così dire, poiché non v’è alcun collegamento tra volontà e mondo che lo garantisca; e il collegamento fisico che presupponiamo non lo potremmo a sua volta volere. [''Vedi'' 6.374.]
Quand’anche accadesse tutto ciò che desideriamo, ciò sarebbe soltanto una grazia del destino, per così dire, poiché non v’è alcun collegamento tra volontà e mondo che lo garantisca; e il collegamento fisico che presupponiamo non lo potremmo a sua volta volere. <!--[''Vedi'' 6.374.]-->


Se il volere buono o malvagio ha un effetto sul mondo, può averlo solo sui limiti del mondo, non sui fatti, su ciò che non può esser raffigurato attraverso il linguaggio, bensì può esser solo mostrato nel linguaggio. [''Cfr.'' 6.43.]
Se il volere buono o malvagio ha un effetto sul mondo, può averlo solo sui limiti del mondo, non sui fatti, su ciò che non può esser raffigurato attraverso il linguaggio, bensì può esser solo mostrato nel linguaggio. <!--[''Cfr.'' 6.43.]-->


In breve, il ''mondo'' deve così divenire un altro del tutto. [''Vedi'' 6.43.]
In breve, il ''mondo'' deve così divenire un altro del tutto. <!--[''Vedi'' 6.43.]-->


Esso deve accrescere o decrescere per così dire in quanto intero. Come attraverso il sopraggiungere o il venire a mancare di un senso. [''Cfr''. 6.43.]
Esso deve accrescere o decrescere per così dire in quanto intero. Come attraverso il sopraggiungere o il venire a mancare di un senso. <!--[''Cfr''. 6.43.]-->


Come anche nella morte il mondo non si àltera, bensì cessa di essere. [''Vedi'' 6.431.]
Come anche nella morte il mondo non si àltera, bensì cessa di essere. <!--[''Vedi'' 6.431.]-->




Line 2,340: Line 2,340:
Oppure si potrebbe anche dire che compie lo scopo dell’esistenza colui che non ha più bisogno di alcuno scopo oltre alla vita. Colui, cioè, che è soddisfatto.
Oppure si potrebbe anche dire che compie lo scopo dell’esistenza colui che non ha più bisogno di alcuno scopo oltre alla vita. Colui, cioè, che è soddisfatto.


Ci si accorge della soluzione al problema della vita allo scomparire di questo problema. [''Vedi'' 6.521.]
Ci si accorge della soluzione al problema della vita allo scomparire di questo problema. <!--[''Vedi'' 6.521.]-->


Si può però vivere così che la vita cessi di esser problematica? Così che si ''viva'' nell’eterno e non nel tempo?
Si può però vivere così che la vita cessi di esser problematica? Così che si ''viva'' nell’eterno e non nel tempo?
Line 2,347: Line 2,347:
{{ParTB|7. 7. 16.}}
{{ParTB|7. 7. 16.}}


Non è questo il motivo per cui uomini ai quali dopo lungo dubitare divenne chiaro il senso della vita non poterono poi dire in che cosa consisteva questo senso? [Vedi 6.521.]
Non è questo il motivo per cui uomini ai quali dopo lungo dubitare divenne chiaro il senso della vita non poterono poi dire in che cosa consisteva questo senso? <!--[''Vedi'' 6.521.]-->


Se mi posso immaginare una „''specie'' di oggetti” senza sapere se tali oggetti ci sono, allora devo essermene costruito un’immagine originaria.
Se mi posso immaginare una „''specie'' di oggetti” senza sapere se tali oggetti ci sono, allora devo essermene costruito un’immagine originaria.
Line 2,384: Line 2,384:
Per la vita nel presente non c’è alcuna morte.
Per la vita nel presente non c’è alcuna morte.


La morte non è un evento della vita. Non è un fatto del mondo. [''Cfr''. 6.4311.]
La morte non è un evento della vita. Non è un fatto del mondo. <!--[''Cfr''. 6.4311.]-->


Se si intende per eternità non una durata temporale infinita, bensì l’atemporalità, allora si può dire che chi vive nel presente vive eternamente. [''Vedi'' 6.4311.]
Se si intende per eternità non una durata temporale infinita, bensì l’atemporalità, allora si può dire che chi vive nel presente vive eternamente. <!--[''Vedi'' 6.4311.]-->


Per vivere felicemente devo essere in accordo con il mondo. E proprio questo ''vuol dire'' “essere felici”.
Per vivere felicemente devo essere in accordo con il mondo. E proprio questo ''vuol dire'' “essere felici”.
Line 2,424: Line 2,424:
Se tutti gli oggetti determinati sono dati, allora sono dati “tutti gli oggetti”.
Se tutti gli oggetti determinati sono dati, allora sono dati “tutti gli oggetti”.


In breve, con gli oggetti determinati sono dati tutti gli oggetti. [''Cfr.'' 5.524.]
In breve, con gli oggetti determinati sono dati tutti gli oggetti. <!--[''Cfr.'' 5.524.]-->


Se si danno oggetti, si danno con ciò anche “tutti gli oggetti”. [''Cfr.'' 5.524.]
Se si danno oggetti, si danno con ciò anche “tutti gli oggetti”. <!--[''Cfr.'' 5.524.]-->


Per questo si deve poter produrre anche l’unità delle proposizioni elementari e delle proposizioni generali.
Per questo si deve poter produrre anche l’unità delle proposizioni elementari e delle proposizioni generali.


Se infatti sono date le proposizioni elementari, allora sono date con ciò anche ''tutte'' le proposizioni elementari e anche la proposizione generale. – E non è già prodotta con ciò anche l’unità? [''Cfr.'' 5.524.]
Se infatti sono date le proposizioni elementari, allora sono date con ciò anche ''tutte'' le proposizioni elementari e anche la proposizione generale. – E non è già prodotta con ciò anche l’unità? <!--[''Cfr.'' 5.524.]-->




Line 2,474: Line 2,474:
{{ParTB|24. 7. 16.}}
{{ParTB|24. 7. 16.}}


Il mondo e la vita sono uno. [''Vedi'' 5.621.]
Il mondo e la vita sono uno. <!--[''Vedi'' 5.621.]-->


La vita fisiologica non è naturalmente “la vita”. E nemmeno lo è quella psicologica. La vita è il mondo.
La vita fisiologica non è naturalmente “la vita”. E nemmeno lo è quella psicologica. La vita è il mondo.
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L’etica non tratta del mondo. L’etica deve essere una condizione del mondo, come la logica.
L’etica non tratta del mondo. L’etica deve essere una condizione del mondo, come la logica.


Etica ed estetica sono uno. [''Vedi'' 6.421.]
Etica ed estetica sono uno. <!--[''Vedi'' 6.421.]-->




{{ParTB|29. 7. 16.}}
{{ParTB|29. 7. 16.}}


Poiché è un fatto logico che il desiderio non stia in alcun nesso logico con il proprio soddisfacimento. Ed è altrettanto chiaro che il mondo di chi è felice è un ''altro'' mondo rispetto al mondo di chi è infelice. [''Cfr.'' 6.43.]
Poiché è un fatto logico che il desiderio non stia in alcun nesso logico con il proprio soddisfacimento. Ed è altrettanto chiaro che il mondo di chi è felice è un ''altro'' mondo rispetto al mondo di chi è infelice. <!--[''Cfr.'' 6.43.]-->


Vedere è un’attività?
Vedere è un’attività?
Line 2,503: Line 2,503:
Pare che qui per così dire la questione dipenda da ''come'' si desidera. Sembra di non poter dire più che: vivi felice!
Pare che qui per così dire la questione dipenda da ''come'' si desidera. Sembra di non poter dire più che: vivi felice!


Il mondo di chi è felice è un altro rispetto a quello di chi è infelice. [''Vedi'' 6.43.]
Il mondo di chi è felice è un altro rispetto a quello di chi è infelice. <!--[''Vedi'' 6.43.]-->


Il mondo di chi è felice è ''un mondo felice''.
Il mondo di chi è felice è ''un mondo felice''.
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È però chiaro che l’etica non ha nulla a che fare con punizione e ricompensa. Quindi tale questione relativa alle conseguenze di un’azione deve esser priva di importanza. Perlomeno queste conseguenze devono non esser degli eventi. Poiché qualcosa deve pure esser corretto in quella domanda. Vi deve infatti essere un ''specie'' di ricompensa etica e di punizione etica, ma queste devono risiedere nell’azione stessa.
È però chiaro che l’etica non ha nulla a che fare con punizione e ricompensa. Quindi tale questione relativa alle conseguenze di un’azione deve esser priva di importanza. Perlomeno queste conseguenze devono non esser degli eventi. Poiché qualcosa deve pure esser corretto in quella domanda. Vi deve infatti essere un ''specie'' di ricompensa etica e di punizione etica, ma queste devono risiedere nell’azione stessa.


Ed è altrettanto chiaro che la ricompensa deve esser qualcosa di piacevole, la punizione qualcosa di spiacevole. [''Vedi'' 6.422.]
Ed è altrettanto chiaro che la ricompensa deve esser qualcosa di piacevole, la punizione qualcosa di spiacevole. <!--[''Vedi'' 6.422.]-->


Ritorno sempre di nuovo al questo punto: semplicemente la vita felice è buona, l’infelice è cattiva. E se io ''adesso'' mi chiedo: ma ''perché'' dovrei vivere appunto bene, allora questa mi si mostra da sé come una domanda tautologica; pare che la vita felice si giustifichi da sé, che essa ''sia'' l’unica vita giusta.
Ritorno sempre di nuovo al questo punto: semplicemente la vita felice è buona, l’infelice è cattiva. E se io ''adesso'' mi chiedo: ma ''perché'' dovrei vivere appunto bene, allora questa mi si mostra da sé come una domanda tautologica; pare che la vita felice si giustifichi da sé, che essa ''sia'' l’unica vita giusta.


Tutto questo è davvero profondamente misterioso, in un certo senso! ''È chiaro'' che l’etica non si ''può essere'' proferita! [''Cfr''. 6.421]
Tutto questo è davvero profondamente misterioso, in un certo senso! ''È chiaro'' che l’etica non si ''può essere'' proferita! <!--[''Cfr''. 6.421.]-->


Si potrebbe però dire così: la vita felice sembra essere in un certo senso ''più armonica'' rispetto a quella infelice. Ma in quale senso??
Si potrebbe però dire così: la vita felice sembra essere in un certo senso ''più armonica'' rispetto a quella infelice. Ma in quale senso??
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Questo tratto caratteristico non può esser di carattere fisico, bensì può esser solo di carattere metafisico, trascendente.
Questo tratto caratteristico non può esser di carattere fisico, bensì può esser solo di carattere metafisico, trascendente.


L’etica è trascendente. [''Vedi'' 6.421.]
L’etica è trascendente. <!--[''Vedi'' 6.421.]-->




Line 2,554: Line 2,554:
Poiché per l’esistenza dell’etica deve rimanere indifferente che vi sia materia vivente al mondo oppure no. Ed è chiaro che un mondo nel quale vi è solo materia morta in sé non è né buono né malvagio, per cui anche il mondo degli esseri viventi in sé può non essere né buono né malvagio.
Poiché per l’esistenza dell’etica deve rimanere indifferente che vi sia materia vivente al mondo oppure no. Ed è chiaro che un mondo nel quale vi è solo materia morta in sé non è né buono né malvagio, per cui anche il mondo degli esseri viventi in sé può non essere né buono né malvagio.


Bene e male intervengono soltanto attraverso il ''soggetto''. E il soggetto non appartiene al mondo, bensì è un limite del mondo. [''Cfr.'' 5.632.]
Bene e male intervengono soltanto attraverso il ''soggetto''. E il soggetto non appartiene al mondo, bensì è un limite del mondo. <!--[''Cfr.'' 5.632.]-->


Si potrebbe dire (Schopenhauerianamente): il mondo della rappresentazione non è né buono né malvagio, bensì lo è il soggetto che vuole.
Si potrebbe dire (Schopenhauerianamente): il mondo della rappresentazione non è né buono né malvagio, bensì lo è il soggetto che vuole.
Line 2,573: Line 2,573:
Il soggetto che rappresenta non è alla fine semplice superstizione?
Il soggetto che rappresenta non è alla fine semplice superstizione?


Dove si può avvertire un soggetto metafisico nel mondo? [''Vedi'' 5.633.]
Dove si può avvertire un soggetto metafisico nel mondo? <!--[''Vedi'' 5.633.]-->


Tu dici che qui le cose stanno esattamente come nel caso dell’occhio e del campo visivo. Ma tu in realtà ''non'' vedi l’occhio. [''Vedi'' 5.633.]
Tu dici che qui le cose stanno esattamente come nel caso dell’occhio e del campo visivo. Ma tu in realtà ''non'' vedi l’occhio. <!--[''Vedi'' 5.633.]-->


E credo che nulla nel campo visivo possa far concludere che esso sia visto da un occhio. [''Cfr.'' 5.633.]
E credo che nulla nel campo visivo possa far concludere che esso sia visto da un occhio. <!--[''Cfr.'' 5.633.]-->




{{ParTB|5. 8. 16.}}
{{ParTB|5. 8. 16.}}


Il soggetto che rappresenta è certo una vuota illusione. Ma il soggetto che vuole esiste. [''Cfr.'' 5.631.]
Il soggetto che rappresenta è certo una vuota illusione. Ma il soggetto che vuole esiste. <!--[''Cfr.'' 5.631.]-->


Se la volontà non esistesse, allora non vi sarebbe nemmeno quel centro del mondo che chiamiamo Io e che è il portatore dell’etica.
Se la volontà non esistesse, allora non vi sarebbe nemmeno quel centro del mondo che chiamiamo Io e che è il portatore dell’etica.
Line 2,600: Line 2,600:
Io sto oggettivamente di fronte a ogni oggetto. All’Io no.
Io sto oggettivamente di fronte a ogni oggetto. All’Io no.


Esiste quindi effettivamente una maniera in cui nella filosofia si può e si deve parlare dell’Io ''in un senso non psicologico''. [''Cfr.'' 5.641.]
Esiste quindi effettivamente una maniera in cui nella filosofia si può e si deve parlare dell’Io ''in un senso non psicologico''. <!--[''Cfr.'' 5.641.]-->




{{ParTB|12. 8. 16.}}
{{ParTB|12. 8. 16.}}


L’Io fa ingresso nella filosofia per il fatto che il mondo è il ''mio'' mondo. [''Vedi'' 5.641.] Il campo visivo non ha infatti una forma come questa:
L’Io fa ingresso nella filosofia per il fatto che il mondo è il ''mio'' mondo. <!--[''Vedi'' 5.641.]--> Il campo visivo non ha infatti una forma come questa:


{{TB 12.8.15it}}
{{TB 12.8.15it}}


[''Vedi'' 5.6331.]
<!--[''Vedi'' 5.6331.]-->


Ciò è legato al fatto che nessuna parte della nostra esperienza è a priori. [''Vedi'' 5.634.]
Ciò è legato al fatto che nessuna parte della nostra esperienza è a priori. <!--[''Vedi'' 5.634.]-->


Tutto ciò che vediamo potrebbe anche esser diverso.
Tutto ciò che vediamo potrebbe anche esser diverso.


Tutto quanto noi possiamo affatto descrivere potrebbe anche esser diverso. [''Vedi'' 5.634.]
Tutto quanto noi possiamo affatto descrivere potrebbe anche esser diverso. <!--[''Vedi'' 5.634.]-->




Line 2,641: Line 2,641:
Che una particella non possa essere allo stesso tempo in due luoghi appare già maggiormente come un’impossibilità ''logica''.
Che una particella non possa essere allo stesso tempo in due luoghi appare già maggiormente come un’impossibilità ''logica''.


Se ci chiediamo ad esempio perché, subito emerge il pensiero: ebbene, noi diremmo di particelle che si trovino in due posti che sono appunto diverse, e tutto ciò a sua volta sembra seguire dalla struttura dello spazio e delle particelle. [''Cfr.'' 6.3751.]
Se ci chiediamo ad esempio perché, subito emerge il pensiero: ebbene, noi diremmo di particelle che si trovino in due posti che sono appunto diverse, e tutto ciò a sua volta sembra seguire dalla struttura dello spazio e delle particelle. <!--[''Cfr.'' 6.3751.]-->




Line 2,664: Line 2,664:
Qui si vede che il solipsismo applicato rigorosamente coincide col puro realismo.
Qui si vede che il solipsismo applicato rigorosamente coincide col puro realismo.


L’Io del solipsismo si riduce a un punto privo di estensione e permane la realtà a esso coordinata. [''Vedi'' 5.64.]
L’Io del solipsismo si riduce a un punto privo di estensione e permane la realtà a esso coordinata. <!--[''Vedi'' 5.64.]-->


Che mi importa della storia? Il mio mondo è il primo e il solo!
Che mi importa della storia? Il mio mondo è il primo e il solo!
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''Io'' ho da giudicare il mondo, da misurare le cose.
''Io'' ho da giudicare il mondo, da misurare le cose.


L’Io filosofico non è l’essere umano, non il corpo umano o l’anima umana con le proprietà psicologiche, bensì il soggetto metafisico, il limite (non una parte) del mondo. Il corpo umano però, in particolare ''il mio'' corpo, è una parte del mondo tra le altre parti del mondo, tra gli animali, le piante, le pietre ecc. ecc. [''Cfr''. 5.641.]
L’Io filosofico non è l’essere umano, non il corpo umano o l’anima umana con le proprietà psicologiche, bensì il soggetto metafisico, il limite (non una parte) del mondo. Il corpo umano però, in particolare ''il mio'' corpo, è una parte del mondo tra le altre parti del mondo, tra gli animali, le piante, le pietre ecc. ecc. <!--[''Cfr''. 5.641.]-->


Chi si rende conto di ciò non vorrà concedere al proprio corpo o al corpo umano una posizione privilegiata nel mondo.
Chi si rende conto di ciò non vorrà concedere al proprio corpo o al corpo umano una posizione privilegiata nel mondo.
Line 2,697: Line 2,697:
{{ParTB|19. 9. 16.}}
{{ParTB|19. 9. 16.}}


L’umanità è sempre andata alla ricerca di una scienza nella quale ''simplex'' fosse ''sigillum veri''. [''Cfr.'' 5.4541.]
L’umanità è sempre andata alla ricerca di una scienza nella quale ''simplex'' fosse ''sigillum veri''. <!--[''Cfr.'' 5.4541.]-->


Non vi può essere un mondo ordinato o un mondo disordinato in modo tale che si possa dire che il nostro mondo è ordinato. Bensì in ciascun mondo possibile vi è un ordine, sebbene complicato, esattamente come nello spazio non vi sono distribuzioni di punti disordinate e ordinate, bensì ogni distribuzione di punti è ordinata.
Non vi può essere un mondo ordinato o un mondo disordinato in modo tale che si possa dire che il nostro mondo è ordinato. Bensì in ciascun mondo possibile vi è un ordine, sebbene complicato, esattamente come nello spazio non vi sono distribuzioni di punti disordinate e ordinate, bensì ogni distribuzione di punti è ordinata.
Line 2,755: Line 2,755:
È vero: l’essere umano ''è'' il microcosmo:
È vero: l’essere umano ''è'' il microcosmo:


Io sono il mio mondo. [''Cfr''. 5.63.]
Io sono il mio mondo. <!--[''Cfr''. 5.63.]-->




{{ParTB|15. 10. 16.}}
{{ParTB|15. 10. 16.}}


Di ciò che non si può pensare non si può nemmeno parlare. [''Cfr''. 5.61.]
Di ciò che non si può pensare non si può nemmeno parlare. <!--[''Cfr''. 5.61.]-->


Le cose ricevono “significato” solo attraverso il loro rapporto con la mia volontà.
Le cose ricevono “significato” solo attraverso il loro rapporto con la mia volontà.
Line 2,776: Line 2,776:
Ad esempio la faccia cattiva è cattiva in sé, oppure lo è semplicemente perché è collegata con l’umore cattivo?
Ad esempio la faccia cattiva è cattiva in sé, oppure lo è semplicemente perché è collegata con l’umore cattivo?


Ma è chiaro che il nesso causale non è affatto un nesso. [''Cfr.'' 5.136.]
Ma è chiaro che il nesso causale non è affatto un nesso. <!--[''Cfr.'' 5.136.]-->


Allora è vero che, secondo la visione psicofisica, il mio carattere si esprime solo nella costruzione ''del mio'' corpo o del mio cervello, e non anche nella costruzione di tutto il resto del mondo?
Allora è vero che, secondo la visione psicofisica, il mio carattere si esprime solo nella costruzione ''del mio'' corpo o del mio cervello, e non anche nella costruzione di tutto il resto del mondo?
Line 2,798: Line 2,798:
E allora ovviamente esso sarebbe comune anche alle cose inanimate.
E allora ovviamente esso sarebbe comune anche alle cose inanimate.


La via che ho percorso è questa: l’idealismo separa dal mondo l’essere umano in quanto unico, il solipsismo spara soltanto me, e vedo infine che anche io appartengo al resto del mondo; da un lato quindi non rimane ''nulla'', dall’altro rimane ''il mondo'' in quanto unico. Così l’idealismo pensato fino in fondo conduce al realismo. [''Cfr.'' 5.64.]
La via che ho percorso è questa: l’idealismo separa dal mondo l’essere umano in quanto unico, il solipsismo spara soltanto me, e vedo infine che anche io appartengo al resto del mondo; da un lato quindi non rimane ''nulla'', dall’altro rimane ''il mondo'' in quanto unico. Così l’idealismo pensato fino in fondo conduce al realismo. <!--[''Cfr.'' 5.64.]-->




Line 2,818: Line 2,818:
Ciò nonostante resta vero che io non vedo il soggetto.
Ciò nonostante resta vero che io non vedo il soggetto.


È vero che il soggetto conoscente non è nel mondo, che non è dato alcun soggetto conoscente. [''Cfr.'' 5.631.]
È vero che il soggetto conoscente non è nel mondo, che non è dato alcun soggetto conoscente. <!--[''Cfr.'' 5.631.]-->


Io posso comunque immaginare di eseguire un atto volitivo per sollevare il braccio e che però il braccio non si muova. (Ad esempio se si è rotto un tendine.) Sì, si dirà, però il tendine si muove e ciò mostra proprio che il mio atto volitivo era in relazione al tendine e non al braccio. Ma guardiamo oltre e assumiamo che anche il tendine non si muova e così via. Giungiamo allora alla conclusione che l’atto volitivo non si relaziona affatto a un corpo, che quindi non è dato alcun atto volitivo nel senso consueto del termine.
Io posso comunque immaginare di eseguire un atto volitivo per sollevare il braccio e che però il braccio non si muova. (Ad esempio se si è rotto un tendine.) Sì, si dirà, però il tendine si muove e ciò mostra proprio che il mio atto volitivo era in relazione al tendine e non al braccio. Ma guardiamo oltre e assumiamo che anche il tendine non si muova e così via. Giungiamo allora alla conclusione che l’atto volitivo non si relaziona affatto a un corpo, che quindi non è dato alcun atto volitivo nel senso consueto del termine.
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Senza questo concetto rimarremmo semplicemente fermi ai segni originari e non potremmo andar “''oltre''”.
Senza questo concetto rimarremmo semplicemente fermi ai segni originari e non potremmo andar “''oltre''”.


Il concetto “e così via” è equivalente al concetto di operazione. [''Cfr.'' 5.2523.]
Il concetto “e così via” è equivalente al concetto di operazione. <!--[''Cfr.'' 5.2523.]-->


Il segno di operazione è seguito dal segno “…”, il quale significa che il risultato dell’operazione può essere a sua volta assunto come base della stessa operazione, “e così via”.
Il segno di operazione è seguito dal segno “…”, il quale significa che il risultato dell’operazione può essere a sua volta assunto come base della stessa operazione, “e così via”.
Line 3,002: Line 3,002:
{{ParTB|2. 12. 16.}}
{{ParTB|2. 12. 16.}}


La somiglianza tra la designazione della generalità e l’argomento si mostra quando invece che ''φ''a scriviamo (ax)''φ''x. [''Cfr.'' 5.523.]
La somiglianza tra la designazione della generalità e l’argomento si mostra quando invece che ''φ''a scriviamo (ax)''φ''x. <!--[''Cfr.'' 5.523.]-->


Si potrebbero introdurre gli argomenti anche presentandoli solo da una parte del segno di uguaglianza. Ossia sempre analogamente a “(∃x) . ''φ''x . x = a” anziché “''φ''a”.
Si potrebbero introdurre gli argomenti anche presentandoli solo da una parte del segno di uguaglianza. Ossia sempre analogamente a “(∃x) . ''φ''x . x = a” anziché “''φ''a”.


Il metodo corretto nella filosofia sarebbe propriamente quello di non dire nulla oltre a ciò che si può dire, ossia quanto è scientifico-naturale, ossia qualcosa che non ha nulla a che fare con la filosofia, e poi, ogni volta che qualcun altro voglia dire qualcosa di metafisico, dimostrargli che non ha dato alcun significato a certi segni nelle sue proposizioni. [''Vedi'' 6.53.]
Il metodo corretto nella filosofia sarebbe propriamente quello di non dire nulla oltre a ciò che si può dire, ossia quanto è scientifico-naturale, ossia qualcosa che non ha nulla a che fare con la filosofia, e poi, ogni volta che qualcun altro voglia dire qualcosa di metafisico, dimostrargli che non ha dato alcun significato a certi segni nelle sue proposizioni. <!--[''Vedi'' 6.53.]-->


Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l’altro (egli non avrebbe la sensazione che gli insegniamo la filosofia), ma sarebbe l’unico corretto. [''Vedi'' 6.53.]
Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l’altro (egli non avrebbe la sensazione che gli insegniamo la filosofia), ma sarebbe l’unico corretto. <!--[''Vedi'' 6.53.]-->




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{{ParTB|8. 1. 17.}}
{{ParTB|8. 1. 17.}}


È chiaro che il prodotto logico di due proposizioni elementari non può mai essere una tautologia. [''Cfr.'' 6.3751.]
È chiaro che il prodotto logico di due proposizioni elementari non può mai essere una tautologia. <!--[''Cfr.'' 6.3751.]-->


Se il prodotto logico di due proposizioni è una contraddizione e se le proposizioni sembrano esser proposizioni elementari, allora si vede che in questo caso l’apparenza inganna. (Per esempio: A è rosso e A è verde.)
Se il prodotto logico di due proposizioni è una contraddizione e se le proposizioni sembrano esser proposizioni elementari, allora si vede che in questo caso l’apparenza inganna. (Per esempio: A è rosso e A è verde.)