Tractatus logico-philosophicus (italiano): Difference between revisions

no edit summary
No edit summary
No edit summary
Line 434: Line 434:
{{ParTLP|3.333}} Una funzione, quindi, non può essere il proprio stesso argomento, poiché il segno di funzione contiene già l'archetipo del suo argomento e non può contenere se stesso.
{{ParTLP|3.333}} Una funzione, quindi, non può essere il proprio stesso argomento, poiché il segno di funzione contiene già l'archetipo del suo argomento e non può contenere se stesso.


Assumiamo infatti che la funzione ''F'' (''f'' ''x'') possa essere il proprio stesso argomento; allora si darebbe una proposizione «''F'' (''F'' (''f'' ''x''))», ma in questa la funzione ''F'' esterna e la funzione ''F'' interna devono avere significati diversi, poiché quella interna ha la forma φ(''f'' ''x''), quella esterna la forma ψ(φ(''f'' ''x'')). In comune a entrambe le funzioni vi è solo la lettera «''F''», che però da sola non simbolizza niente.
Assumiamo infatti che la funzione {{nowrap|''F'' (''f'' ''x'')}} possa essere il proprio stesso argomento; allora si darebbe una proposizione {{nowrap|«''F'' (''F'' (''f'' ''x''))»,}} ma in questa la funzione ''F'' esterna e la funzione ''F'' interna devono avere significati diversi, poiché quella interna ha la forma {{nowrap|''φ'' (''f'' ''x'')}}, quella esterna la forma {{nowrap|''ψ'' (''φ'' (''f'' ''x''))}}. In comune a entrambe le funzioni vi è solo la lettera «''F''», che però da sola non simbolizza niente.


Questo diventa subito chiaro se anziché «''F'' (''F'' (''u''))» scriviamo «(∃φ) : ''F'' (φ''u'') . φ''u'' = ''F u''».
Questo diventa subito chiaro se anziché {{nowrap|«''F'' (''F'' (''u''))»}} scriviamo «{{nowrap|(∃ ''φ'') : ''F'' (''φ u'') . ''φ u''}} = {{nowrap|''F u''»}}.


Con ciò si risolve il paradosso di Russell.
Con ciò si risolve il paradosso di Russell.
Line 806: Line 806:
{{ParTLP|4.24}} I nomi sono i simboli semplici; li indico mediante singole lettere («''x''», «''y''», «''z''»).
{{ParTLP|4.24}} I nomi sono i simboli semplici; li indico mediante singole lettere («''x''», «''y''», «''z''»).


Scrivo la proposizione elementare come funzione dei nomi nella forma: «''f'' ''x''», «φ(''x'', ''y'')», ecc.
Scrivo la proposizione elementare come funzione dei nomi nella forma: {{nowrap|«''f'' ''x''»}}, {{nowrap|«''φ'' (''x'', ''y'')»,}} ecc.


Oppure la indico mediante le lettere ''p'', ''q'', ''r''.
Oppure la indico mediante le lettere ''p'', ''q'', ''r''.
Line 1,395: Line 1,395:
Per venire quindi al modo abituale di espressione, dopo un'espressione «vi è uno e un solo ''x'' che…» si deve dire semplicemente: e questo ''x'' è ''a''.
Per venire quindi al modo abituale di espressione, dopo un'espressione «vi è uno e un solo ''x'' che…» si deve dire semplicemente: e questo ''x'' è ''a''.


{{ParTLP|5.5261}} Una proposizione perfettamente generalizzata è composita, come ogni altra proposizione. (Questo si mostra nel fatto che dobbiamo menzionare «φ» e «''x''» separatamente in «(∃''x'', φ) . φ ''x''». Entrambi [i simboli, «φ» e «''x''»,] stanno indipendentemente in relazioni di designazione col mondo, come nella proposizione non generalizzata.)
{{ParTLP|5.5261}} Una proposizione perfettamente generalizzata è composita, come ogni altra proposizione. (Questo si mostra nel fatto che dobbiamo menzionare «''φ''» e «''x''» separatamente in {{nowrap|«(∃''x'', ''φ'') . ''φ x''».}} Entrambi [i simboli, «''φ''» e «''x''»,] stanno indipendentemente in relazioni di designazione col mondo, come nella proposizione non generalizzata.)


Segno di riconoscimento del simbolo composito: esso ha qualcosa in comune con ''altri'' simboli.
Segno di riconoscimento del simbolo composito: esso ha qualcosa in comune con ''altri'' simboli.