Osservazioni sul “Ramo d’oro” di Frazer: Difference between revisions

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Il modo in cui Frazer presenta le visioni magiche e religiose dell’essere umano è insoddisfacente: fa apparire tali visioni come ''errori''.


Allora era in errore anche Agostino, che in ogni pagina delle ''Confessioni'' invoca Dio?
Il modo in cui Frazer presenta le visioni magiche e religiose dell’essere umano è {{Udashed|insoddisfacente}}: fa apparire tali visioni come ''errori''.
 
Allora era in errore anche Agostino, che in ogni pagina delle Confessioni invoca Dio?


Ma – si può dire – se egli non era in errore, lo era il santo buddhista – o chiunque altro – la cui religione porta a espressione visioni del tutto diverse. Invece ''nessuno'' di loro era in errore. Eccetto laddove enunciava una teoria.
Ma – si può dire – se egli non era in errore, lo era il santo buddhista – o chiunque altro – la cui religione porta a espressione visioni del tutto diverse. Invece ''nessuno'' di loro era in errore. Eccetto laddove enunciava una teoria.
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Io ritengo che l’intervento di una spiegazione sia già di per sé un errore, poiché si deve soltanto ricostruire in maniera corretta ciò che si ''sa'', e non aggiungervi niente, così che la soddisfazione che si mira a ottenere per mezzo della spiegazione risulti di per se stessa.
Io ritengo che l’intervento di una spiegazione sia già di per sé un errore, poiché si deve soltanto ricostruire in maniera corretta ciò che si ''sa'', e non aggiungervi niente, così che la soddisfazione che si mira a ottenere per mezzo della spiegazione risulti di per se stessa.


E qui ciò che soddisfa non è affatto la spiegazione. Quando Frazer inizia riferendoci la storia del re dei boschi di Nemi, lo fa con un tono che mostra che egli sente e vuole farci sentire che qui accade qualcosa di strano e spaventoso. Tuttavia, alla domanda “perché questo accade?”, si risponde propriamente in questo modo: poiché è spaventoso. Questo significa che proprio ciò che in questa dinamica ci sembra spaventoso, gigantesco, terrificante, tragico, etc., tutto tranne che triviale e irrilevante, proprio ''ciò'' ha portato in vita tale dinamica.
E qui ciò che soddisfa non è affatto la spiegazione. Quando Frazer inizia riferendoci la storia del re dei boschi di Nemi, lo fa con un tono che mostra che egli sente e vuole farci sentire che qui accade qualcosa di strano e spaventoso. Tuttavia, alla domanda “perché questo accade?”, si risponde propriamente in questo modo: poiché è spaventoso. Questo significa che proprio ciò che in questa dinamica ci sembra spaventoso, gigantesco, terrificante, tragico, etc., tutto tranne che triviale e irrilevante, proprio ''ciò'' ha portato in vita tale {{Udashed|dinamica}}.




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Si vorrebbe dire: questa e quest’altra dinamica hanno avuto luogo; ridi, se puoi.
Si vorrebbe dire: questa e quest’altra dinamica hanno avuto luogo; ridi, se puoi.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 316}} Gli atti religiosi, o la vita religiosa del re-sacerdote, non è di un genere diverso rispetto a ogni vero e proprio atto religioso di oggi, ad esempio una confessione dei peccati. Anche questo può essere “''spiegato''” e non può essere spiegato.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 316}} Gli atti religiosi, o la vita religiosa del re-sacerdote, non è di un genere diverso rispetto a ogni vero e proprio atto religioso {{Udashed|di oggi}}, ad esempio una confessione dei peccati. Anche questo può essere “''spiegato''” e non può essere spiegato.




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Frazer non riesce a immaginarsi un sacerdote che non sia fondamentalmente un parroco inglese a noi contemporaneo, con tutta la sua stupidità e mollezza.
Frazer non riesce a immaginarsi un sacerdote che non sia fondamentalmente un parroco inglese a noi contemporaneo, con tutta la sua stupidità e mollezza.


Perché a una persona non dovrebbe poter essere sacro il proprio nome? Da un lato è davvero lo strumento più importante che gli venga concesso, dall’altro è come un gioiello con cui viene cinto sin dalla nascita.
Perché a una persona non dovrebbe poter essere sacro il proprio nome? Da un lato è davvero lo strumento più importante che gli venga concesso, dall’altro è come un {{Udashed|gioiello}} con cui viene cinto sin dalla nascita.


Si vede fino a che punto siano ingannevoli le spiegazioni di Frazer – credo – dal fatto che sarebbe possibile inventare assai facilmente per conto proprio dei costumi primitivi e che sarebbe un caso se essi non venissero realmente scoperti da qualche parte. Ciò significa che il principio secondo cui tali costumi sono regolati è ben più generale di quanto Frazer non esplichi e che esso è presente all’interno della nostra stessa anima, così che potremmo concepire da noi tutte le possibilità. – Possiamo ben immaginare ad esempio che il re di una tribù sia tenuto al riparo dalla vista di chiunque, ma altrettanto bene che chiunque {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 318}} faccia parte della tribù debba vederlo. Allora non si lascerà certamente che quest’ultima cosa avvenga in maniera più o meno casuale, bensì il re verrà ''mostrato'' al popolo. Forse non verrà consentito a nessuno di toccarlo, forse invece tutti ''dovranno'' toccarlo. Pensiamo che dopo la morte di Schubert, il fratello fece a pezzetti le sue partiture e ne diede alcune battute ai suoi studenti più amati. Questo atto, come segno di pietà, ci risulta ''altrettanto'' comprensibile quanto quello di custodire intatti gli spartiti e non lasciare che nessuno vi abbia accesso. Se il fratello di Schubert avesse bruciato le partiture, anche questo avrebbe potuto essere concepito come segno di pietà.
Si vede fino a che punto siano ingannevoli le spiegazioni di Frazer – credo – dal fatto che sarebbe possibile inventare assai facilmente per conto proprio dei costumi primitivi e che sarebbe un caso se essi non venissero realmente scoperti da qualche parte. Ciò significa che il principio secondo cui tali costumi sono regolati è ben più generale di quanto Frazer non esplichi e che esso è presente all’interno della nostra stessa anima, così che potremmo concepire da noi tutte le possibilità. – Possiamo ben immaginare ad esempio che il re di una tribù sia tenuto al riparo dalla vista di chiunque, ma altrettanto bene che chiunque {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 318}} faccia parte della tribù debba vederlo. Allora non si lascerà certamente che quest’ultima cosa avvenga in maniera più o meno casuale, bensì il re verrà ''mostrato'' al popolo. Forse non verrà consentito a nessuno di toccarlo, forse invece tutti ''dovranno'' toccarlo. Pensiamo che dopo la morte di Schubert, il fratello fece a pezzetti le sue partiture e ne diede alcune battute ai suoi studenti più amati. Questo atto, come segno di pietà, ci risulta ''altrettanto'' comprensibile quanto quello di custodire intatti gli spartiti e non lasciare che nessuno vi abbia accesso. Se il fratello di Schubert avesse bruciato le partiture, anche questo avrebbe potuto essere concepito come segno di pietà.


Il cerimoniale (caldo o freddo), in contrapposizione alla casualità (tiepida), caratterizza la pietà.  
Il cerimoniale (caldo o freddo), in contrapposizione alla {{Udashed|casualità}} (tiepida), caratterizza la pietà.  


Sì, le spiegazioni di Frazer non sarebbero affatto spiegazioni se non facessero appello alla fin fine a un’inclinazione in noi stessi.
Sì, le spiegazioni di Frazer non sarebbero affatto spiegazioni se non facessero appello alla fin fine a un’inclinazione in noi stessi.


Il mangiare e il bere sono collegati a un rischio non soltanto per i selvaggi, ma anche per noi; niente è più naturale che il volersi proteggere da queste cose: e noi stessi potremmo inventare talune misure precauzionali. – Ma secondo quale principio lo facciamo? //Per quale principio le escogitiamo?// Ovviamente questo: tutti i rischi vengono ridotti formalmente ad alcuni assai semplici che sono senz’altro visibili per chiunque. Dunque secondo lo stesso principio secondo il quale le persone incolte fra noi dicono che la malattia si sposta dalla testa al petto etc. etc. La personificazione giocherà naturalmente un ruolo importante in queste immagini semplicistiche, poiché ci è noto //è noto a tutti//, che gli uomini (dunque gli spiriti) possono diventare pericolose per gli uomini.
Il mangiare e il bere sono collegati a un rischio non soltanto per i selvaggi, ma anche per noi; niente è più naturale che il volersi proteggere da {{Udashed|queste cose}}: e noi stessi potremmo inventare talune misure precauzionali. – Ma secondo quale principio lo facciamo? //Per quale principio le escogitiamo?// Ovviamente questo: tutti i rischi vengono ridotti formalmente ad alcuni assai semplici che sono senz’altro visibili per chiunque. Dunque secondo lo stesso principio secondo il quale le persone incolte fra noi dicono che la malattia si sposta dalla testa al petto etc. etc. La personificazione giocherà naturalmente un ruolo importante in queste immagini semplicistiche, poiché ci è noto //è noto a tutti//, che gli uomini (dunque gli spiriti) possono diventare pericolose per gli uomini.


Che l’ombra di un uomo, che vediamo come una figura umana, o la sua immagine riflessa nello specchio, che la pioggia, il temporale, le fasi lunari, i cambiamenti stagionali, la somiglianza e dissomiglianza degli animali fra di loro e rispetto all’uomo, le raffigurazioni della morte, della nascita e della vita sessuale {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 319}}, in breve che tutto ciò che l’uomo percepisce attorno a sé ogni giorno dopo giorno, in modi molteplici fra loro concatenati, {{Udashed|emergerà}} //giocherà un ruolo// nel suo pensiero (nella sua filosofia) e nelle sue usanze va da sé, ovvero è proprio ciò che noi realmente conosciamo e che risulta interessante.
Che l’ombra di un uomo, che vediamo come una figura umana, o la sua immagine riflessa nello specchio, che la pioggia, il temporale, le fasi lunari, i cambiamenti stagionali, la somiglianza e dissomiglianza degli animali fra di loro e rispetto all’uomo, le raffigurazioni della morte, della nascita e della vita sessuale {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 319}}, in breve che tutto ciò che l’uomo percepisce attorno a sé ogni giorno dopo giorno, in modi molteplici fra loro concatenati, {{Udashed|emergerà}} //giocherà un ruolo// nel suo pensiero (nella sua filosofia) e nelle sue usanze va da sé, ovvero è proprio ciò che noi realmente conosciamo e che risulta interessante.
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Anzi, questa particolarità ‹non›<ref>"Non" è qui un'aggiunta del traduttore (''N. d. T.'').</ref> si ricollega soltanto alle espressioni ''ghost'', //e// ''shade'', e ci si sofferma troppo poco sul fatto che noi includiamo il termine “anima”, “spirito” (''spirit'') nel nostro proprio vocabolario colto. Al confronto, il fatto che non riteniamo che la nostra anima mangi e beva è un nonnulla.
Anzi, questa particolarità ‹non›<ref>"Non" è qui un'aggiunta del traduttore (''N. d. T.'').</ref> si ricollega soltanto alle espressioni ''ghost'', //e// ''shade'', e ci si sofferma troppo poco sul fatto che noi includiamo il termine “anima”, “spirito” (''spirit'') nel nostro proprio vocabolario colto. {{Udashed|Al confronto}}, il fatto che non riteniamo che la nostra anima mangi e beva è una {{Udashed|piccolezza}}.




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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=110|page= 253}} Io potrei immaginare di aver avuto facoltà di scegliere un’entità della terra come dimora della mia anima e che il mio spirito abbia eletto questa modesta creazione (non-attraente) come sua sede e punto d’osservazione. Ad esempio perché gli {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 254}} risultava odiosa la straordinarietà di una sede bella. A tal fine lo spirito doveva certamente esser molto sicuro di sé.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=110|page= 253}} Io potrei immaginare di aver avuto facoltà di scegliere un’entità della terra come dimora della mia anima e che il mio spirito abbia eletto questa modesta creazione ({{Udashed|non-attraente}}) come sua sede e punto d’osservazione. Ad esempio perché gli {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 254}} risultava odiosa la straordinarietà di una sede bella. A tal fine lo spirito doveva certamente esser molto sicuro di sé.


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Quando sono arrabbiato per qualcosa, picchio talvolta col bastone sulla terra o contro un albero, etc. Non penso però che la terra sia colpevole o che il colpo possa essere di qualche aiuto. «Sfogo la mia furia». E tutti i riti sono qualcosa di questo genere. Tali azioni possono essere chiamate azioni {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 298}} istintuali. – E una spiegazione storica, riguardo ad esempio il fatto che io o i miei antenati in passato credessimo che pestare sulla terra servisse a qualcosa, è uno specchietto per le allodole, perché è una supposizione inutile e che non spiega ''nulla''. La cosa importante è la somiglianza fra quest’atto e l’atto di una punizione, ma oltre a questa somiglianza non c’è niente da constatare.
Quando sono arrabbiato per qualcosa, picchio talvolta col bastone sulla terra o contro un albero, etc. Non penso però che la terra sia colpevole o che il colpo possa essere di qualche aiuto. «Sfogo la mia furia». E tutti i riti sono qualcosa di questo genere. Tali azioni possono essere chiamate azioni {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 298}} istintuali. – E una spiegazione storica, riguardo ad esempio il fatto che io o i miei antenati in passato credessimo che pestare sulla terra servisse a qualcosa, è uno specchietto per le allodole, perché è una supposizione inutile e che non spiega ''nulla''. La cosa importante è la somiglianza fra quest’atto e l’atto di una punizione, ma oltre a questa somiglianza non c’è niente da constatare.


Una volta che un tale fenomeno viene posto in relazione a un istinto che io stesso possiedo, ecco che questa è appunto la spiegazione che volevamo //che agognavamo//; cioè quella che risolve questo particolare puzzlement<ref>"Perplessità" (''N. d. T.'').</ref> //questa particolare {{Udashed|difficoltà}}//. E un esame //una ricerca ulteriore// sulla storia del mio istinto si muove lungo percorsi diversi.
Una volta che un tale fenomeno viene posto in relazione a un istinto che io stesso possiedo, ecco che questa è appunto la spiegazione che {{Udashed|volevamo}} //che {{Udashed|agognavamo}}//; cioè quella che risolve questo particolare puzzlement<ref>"Perplessità" (''N. d. T.'').</ref> //questa particolare {{Udashed|difficoltà}}//. E un esame //una ricerca ulteriore// sulla storia del mio istinto si muove lungo percorsi diversi.


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Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.
Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 11}} Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei Nibelunghi. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua <u>connessione</u> col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli era ad esempio costume usare gli schiavi come cavalcature e celebrare certe feste così in sella, allora oggi scopriremmo //scorgeremmo// //troveremmo// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce (in sé) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la {{Udashed|natura}} {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 12}} intrinseca della stessa usanza <s>moderna</s> //del tempo recente// ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della natura intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto in ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 11}} Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei Nibelunghi. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua <u>connessione</u> col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli era ad esempio costume usare gli schiavi come cavalcature e celebrare certe feste così in sella, allora oggi {{Udashed|scopriremmo}} //{{Udashed|scorgeremmo}}// //{{Udashed|troveremmo}}// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce ({{Udashed|in sé}}) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la {{Udashed|natura}} {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 12}} intrinseca della stessa usanza <s>moderna</s> //del tempo recente// ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della {{Udashed|natura}} intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto in ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.


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