Tractatus logico-philosophicus (italiano): Difference between revisions

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Ma anche qui la proposizione negativa è indirettamente costruita attraverso la positiva.
Ma anche qui la proposizione negativa è indirettamente costruita attraverso la positiva.


La ''proposizione'' positiva deve presupporre l'esistenza della ''proposizione'' negativa e viceversa.<references />
La ''proposizione'' positiva deve presupporre l'esistenza della ''proposizione'' negativa e viceversa.
 
5.52Se i valori di ξ sono tutti i valori di una funzione ''f'' ''x'' per tutti i valori di ''x'', allora sarà <math>N ( \bar{\xi} )</math> = ~(∃''x'') . ''f'' ''x''.
 
5.521Io separo il concetto ''tutti'' dalla funzione di verità.
 
Frege e Russell hanno introdotto la generalità in connessione con il prodotto logico o con la somma logica. Così [però] diveniva difficile comprendere le proposizioni (∃''x'') . ''f'' ''x'' e (''x'') . ''f'' ''x'', contenute nelle quali vi sono entrambe le idee.
 
5.522Caratteristico della simbolizzazione della generalità è in primo luogo che essa rimanda a un archetipo logico; e in secondo luogo che essa mette in evidenza le costanti.
 
5.523La simbolizzazione della generalità compare come argomento.
 
5.524Quando gli oggetti sono dati, ci sono anche già dati con ciò ''tutti'' gli oggetti.
 
Quando le proposizioni elementari sono date, sono anche date con ciò ''tutte'' le proposizioni elementari.
 
5.525È scorretto rendere in parole la proposizione «(∃''x'') . ''f'' ''x''» con «''f'' ''x'' è ''possibile''» – come fa Russell.
 
Certezza, possibilità o impossibilità di uno stato di cose non sono espresse da una proposizione, ma dal fatto che un'espressione sia una tautologia, una proposizione dotata di senso o una contraddizione.
 
Quel precedente al quale ci si vorrebbe sempre richiamare deve trovarsi già nel simbolo stesso.
 
5.526Si può descrivere completamente il mondo mediante proposizioni perfettamente generalizzate, cioè senza assegnare preventivamente alcun nome a un determinato oggetto.
 
Per venire quindi al modo abituale di espressione, dopo un'espressione «vi è uno e un solo ''x'' che…» si deve dire semplicemente: e questo ''x'' è ''a''.
 
5.5261Una proposizione perfettamente generalizzata è composita, come ogni altra proposizione. (Questo si mostra nel fatto che dobbiamo menzionare «φ» e «''x''» separatamente in «(∃''x'', φ) . φ ''x''». Entrambi [i simboli, «φ» e «''x''»,] stanno indipendentemente in relazioni di designazione col mondo, come nella proposizione non generalizzata.)
 
Segno di riconoscimento del simbolo composito: esso ha qualcosa in comune con ''altri'' simboli.
 
5.5262La verità o falsità di ''ogni'' proposizione cambia qualcosa nella costruzione generale del mondo. E il gioco che viene lasciato alla sua costruzione dalla totalità delle proposizioni elementari è proprio quello che delimitano le proposizioni completamente generali.
 
(Se una proposizione elementare è vera, con ciò è comunque vera una proposizione elementare ''in più''.)
 
5.53Esprimo l'uguaglianza dell'oggetto mediante l'uguaglianza del segno, e non con l'aiuto di un segno di uguaglianza. [Ed esprimo] la diversità degli oggetti mediante la diversità dei segni.
 
5.5301È ovvio che l'identità non è una relazione tra oggetti. Ciò risulta molto chiaro se si esamina ad es. la proposizione «(''x'') : ''f'' ''x'' . ⊃ . ''x'' = ''a''». Ciò che dice questa proposizione è semplicemente che ''solo'' ''a'' soddisfa la funzione ''f'', e non che soddisfano la funzione ''f'' solo quelle cose che hanno una certa relazione con ''a''.
 
Certo si potrebbe allora dire che proprio ''solo'' ''a'' ha questa relazione con ''a'', ma per esprimere ciò avremmo bisogno appunto del segno di uguaglianza.
 
5.5302La definizione di «=» di Russell non è adeguata; perché in accordo con essa non si può dire che due oggetti hanno in comune tutte le loro proprietà. (Anche se questa proposizione non è mai corretta, essa ha pur ''senso''.)
 
5.5303Detto incidentalmente: il dire di ''due'' cose che sono identiche è un nonsenso, e il dire di ''una'' che è identica a se stessa non dice proprio niente.
 
5.531Non scrivo dunque «''f'' (''a'', ''b'') . ''a'' = ''b''», ma «''f'' (''a'', ''a'')» (o «''f'' (''b'', ''b'')»). E non «''f'' (''a'', ''b'') . ~''a'' = ''b''», ma «''f'' (''a'', ''b'')».
 
5.532E analogamente: non «(∃''x'', ''y'') . ''f'' (''x'', ''y'') . ''x'' = ''y''», ma «(∃''x'') . ''f'' (''x'', ''x'')»; e non «(∃''x'', ''y'') . ''f'' (''x'', ''y'') . ~''x'' = ''y''», ma «(∃''x'', ''y'') . ''f'' (''x'', ''y'')».
 
(Quindi, in luogo del russelliano «(∃''x'', ''y'') . ''f'' ''x'', ''y'')»: «(∃''x'', ''y'') . ''f'' (''x'', ''y'') . ∨ . (∃''x'') . ''f'' ''x'', ''x'')».)
 
5.5321Anziché «(''x'') : ''f'' ''x'' ⊃ ''x'' = ''a''» scriviamo quindi ad es. «(∃''x'') . ''f'' ''x''. ⊃ .''f'' ''a'' : ~(∃''x'', ''y'') . ''f'' ''x'' . ''f'' ''y''».
 
E la proposizione «un ''solo'' ''x'' soddisfa ''f'' ( )» suona: «(∃''x'') . ''f'' ''x'' : ~(∃''x'', ''y'') . ''f'' ''x'' . ''f'' ''y''».
 
5.533Il segno di uguaglianza dunque non è una parte costitutiva essenziale dell'ideografia.
 
5.534E ora vediamo che pseudo-proposizioni come «''a'' = ''a''», «''a'' =''b'' . ''b''=''c''. ⊃ ''a'' = ''c''», «(''x'') . ''x'' = ''x''», «(∃''x'') . ''x'' = ''a''», ecc. in un'ideografia corretta non possono essere scritte affatto.
 
5.535Con ciò si risolvono anche tutti i problemi che erano collegati a queste pseudo-proposizioni.
 
Tutti i problemi che porta con sé l'«''axiom of infinity''» di Russell possono essere risolti già qui.
 
Ciò che l'''axiom of infinity'' intende dire si esprimerebbe nel linguaggio con l'esservi infiniti nomi con significati diversi.
 
5.5351Vi sono certi casi in cui sì è tentati di usare espressioni della forma «''a'' = ''a''» o «''p'' ⊃ ''p''» e simili. In effetti ciò è evidente quando si vorrebbe parlare dell'archetipo: proposizione, cosa, ecc. Così nei ''Principles of Mathematics'' Russell ha reso in simboli, mediante ''p'' ⊃ ''p'', il nonsenso «''p'' è una proposizione», e lo ha premesso come ipotesi a certe proposizioni in modo che i loro posti per l'argomento potessero essere riempiti solo da proposizioni.
 
(A questo proposito è già nonsenso premettere l'ipotesi ''p'' ⊃ ''p'' a una proposizione per assicurarle argomenti della forma giusta, poiché l'ipotesi, per un argomento che non sia una proposizione, diventa non falsa, ma insensata, e poiché la proposizione stessa con il genere sbagliato di argomenti diventa insensata, cosicché essa stessa garantisce contro gli argomenti illegittimi tanto bene, o tanto male, quanto l'ipotesi priva di senso aggiunta a questo scopo.)
 
5.5352Similmente si voleva esprimere «non vi sono ''cose''» mediante «~(∃''x'') . ''x'' = ''x''». Ma quand'anche questa fosse una proposizione – non sarebbe vera anche se «vi fossero cose» ma non fossero identiche a se stesse?
 
5.54Nella forma generale della proposizione, la proposizione compare nella proposizione solo come base delle operazioni di verità.
 
5.541A un primo sguardo sembra che una proposizione potrebbe comparire in un'altra anche in modo diverso.
 
Soprattutto in certe forme proposizionali della psicologia, come «A crede che si verifichi ''p''», o «A pensa ''p''», ecc.
 
Qui infatti, guardando superficialmente, sembra che la proposizione ''p'' stia in una sorta di relazione con un oggetto A.
 
(E nella moderna teoria della conoscenza (Russell, Moore, ecc.) queste proposizioni sono state in effetti intese così.)
 
5.542È tuttavia chiaro che «A crede che ''p''», «A pensa ''p''», «A dice ''p''» sono della forma «“''p''” dice ''p''»: e qui non si tratta di un'associazione di un fatto e di un oggetto, ma di un'associazione di fatti mediante associazione dei loro oggetti.
 
5.5421Ciò mostra anche che, come essa viene intesa nella superficiale psicologia di oggi, l'anima – il soggetto, ecc. – è un'assurdità.
 
Un'anima composita non sarebbe infatti più un'anima.
 
5.5422La spiegazione corretta della forma della proposizione «A esprime il giudizio ''p''» deve mostrare che è impossibile esprimere un giudizio insensato. (La teoria di Russell non soddisfa questo requisito.)
 
5.5423Percepire un complesso vuol dire percepire che le sue parti costitutive stanno in relazione le une con le altre in questo e questo modo.
 
Questo spiega bene anche come la figura<references />