Osservazioni sul “Ramo d’oro” di Frazer: Difference between revisions

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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 322}} Tuttavia, in questo caso un ipotetico elemento di congiunzione non dovrebbe far altro che indirizzare l’attenzione sulla somiglianza, sulla connessione tra i ''fatti''. Come se qualcuno {{Udashed|volesse}} illustrare //illustrasse// il rapporto interno tra la forma circolare ed ellittica trasformando gradualmente un’ellissi in un cerchio; ''ma non per sostenere che una certa ellissi di fatto, storicamente, sia derivata da un cerchio'' (ipotesi di sviluppo), ma soltanto per aguzzare la nostra vista su una connessione formale.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=211|page= 322}} Tuttavia, in questo caso un ipotetico elemento di congiunzione non dovrebbe far altro che indirizzare l’attenzione sulla somiglianza, sulla connessione tra i ''fatti''. Come se qualcuno {{Udashed|volesse}} illustrare //illustrasse// il rapporto interno tra la forma circolare ed ellittica trasformando gradualmente un’ellissi in un cerchio; ''ma non per sostenere che una certa ellissi di fatto, storicamente, sia derivata da un cerchio'' (ipotesi di sviluppo), ma soltanto per aguzzare la nostra vista su una connessione formale.


Ma anche l’ipotesi di sviluppo può essere vista come nient’altro che il //un// travestimento di una connessione formale.
Ma anche l’ipotesi di sviluppo può essere vista come nient’altro che la //una// veste di una connessione formale.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=110|page= 253}} Io potrei immaginare di aver avuto facoltà di scegliere un’entità della terra come dimora della mia anima e che il mio spirito abbia eletto questa modesta creazione ({{Udashed|non-attraente}}) come sua sede e punto d’osservazione. Ad esempio perché gli {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 254}} risultava odiosa la straordinarietà di una sede bella. A tal fine lo spirito doveva certamente esser molto sicuro di sé.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ts |number=110|page= 253}} Io potrei immaginare di aver avuto facoltà di scegliere un’entità della terra come dimora della mia anima e che il mio spirito abbia eletto questa modesta creazione ({{Udashed|non-attraente}}) come sua sede e punto d’osservazione. Ad esempio perché gli {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 254}} risulterebbe odiosa la straordinarietà di una sede bella. A tal fine lo spirito dovrebbe certamente esser molto sicuro di sé.


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Già, è importante che io debba far mio anche //<s>perfino</s>// il disprezzo degli altri nei miei confronti, quale componente essenziale e significativa del mondo visto a partire dalla mia posizione.
Già, è importante che io debba far mio anche //<s>perfino</s>// il disprezzo degli altri nei miei confronti, quale componente essenziale e significativa del mondo visto dalla mia posizione.
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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 255}} Se a una persona fosse data la possibilità di scegliere di nascere su un albero di un bosco //di farsi partorire su un albero di un bosco//, ci sarebbero quelli che vorrebbero aggiudicarsi l’albero più bello o più alto, altri che opterebbero per il più basso, altri che vorrebbero sceglierne uno nella media o al di sotto della media degli alberi, e questo, voglio dire, non per spirito filisteo, ma proprio per lo stesso motivo, o il genere di motivo, per cui gli altri hanno scelto gli alberi più alti. Il fatto che la percezione che abbiamo della nostra vita sia paragonabile a quella di una creatura che ha potuto scegliersi il proprio posto nel mondo è, credo, il fondamento del mito – o della credenza – che ci siamo scelti il nostro corpo prima della nascita.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 255}} Se a una persona fosse data la possibilità di scegliere di nascere su un albero di un bosco //di farsi partorire su un albero di un bosco//, ci sarebbero quelli che vorrebbero aggiudicarsi l’albero più bello o più alto, altri che opterebbero per il più basso, altri che vorrebbero sceglierne uno nella media o al di sotto della media degli alberi, e questo, voglio dire, non per spirito filisteo, ma proprio per lo stesso motivo, o genere di motivo, per cui gli altri hanno scelto gli alberi più alti. Il fatto che la percezione che abbiamo della nostra vita sia paragonabile a quella di una creatura che ha potuto scegliersi il proprio posto nel mondo è, credo, il fondamento del mito – o della credenza – che ci siamo scelti il nostro corpo prima della nascita.


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{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 297}} Io credo che la caratteristica dell’uomo primitivo sia che egli non ha a che fare con <u>opinioni</u> (Frazer la pensa diversamente). Leggo, tra tanti esempi simili, di un re della pioggia in Africa al quale la gente chiede di far piovere <u>quando arriva la stagione delle piogge</u>. Ma questo vuol dire allora che essi non sono propriamente dell’opinione che egli sia in grado di far piovere, altrimenti lo farebbe nel periodo annuale di siccità, nel quale la terra diventa «a parched and arid desert».<ref>"Un deserto arido e riarso" (''N. d. T.'').</ref> Se infatti si suppone che quella gente abbia un tempo stabilito questa funzione del re della pioggia per stupidità, è però perfettamente chiaro che avevano già fatto esperienza del fatto che in marzo comincia a piovere e avrebbero di conseguenza fatto sì che il re della pioggia entrasse in azione per la parte restante dell’anno. Oppure ancora: gli esseri umani celebrano ritualmente l’avvento del giorno a ridosso del mattino, quando il sole sta per sorgere, e non durante la notte, quando invece essi si limitano ad accendere le lampade.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=110|page= 297}} Io credo che la caratteristica dell’uomo primitivo sia che egli non ha a che fare con <u>opinioni</u> (Frazer la pensa diversamente). Leggo, tra tanti esempi simili, di un re della pioggia in Africa al quale la gente chiede di far piovere <u>quando arriva la stagione delle piogge</u>. Ma questo vuol dire allora che essi non sono propriamente dell’opinione che egli sia in grado di far piovere, altrimenti lo farebbe nel periodo annuale di siccità, nel quale la terra diventa «a parched and arid desert».<ref>"Un deserto arido e riarso" (''N. d. T.'').</ref> Se infatti si suppone che quella gente abbia un tempo stabilito questa funzione del re della pioggia per stupidità, è però perfettamente chiaro che avevano già fatto esperienza del fatto che in marzo comincia a piovere e avrebbero di conseguenza fatto sì che il re della pioggia entrasse in azione per la parte restante dell’anno. Oppure ancora: gli esseri umani celebrano ritualmente l’avvento del giorno a ridosso del mattino, quando il sole sta per sorgere, e non durante la notte, quando invece si limitano ad accendere le lampade.


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Non dev’essere stata una ragione di poco conto, anzi non deve affatto esser stata una <u>ragione</u> ad aver portato alcune razze umane a venerare l’albero di quercia, bensì solamente il fatto che esse e la quercia erano unite in una comunità di vita //simbiosi//, quindi non per scelta, bensì come la pulce <s>con il cane</s> //e il cane uniti sin dall’origine// //originatisi insieme//. (Se le pulci sviluppassero un rito, esso sarebbe legato al cane).
Non dev’essere stata una ragione di poco conto, anzi, non deve affatto esser stata una <u>ragione</u> ad aver portato alcune razze umane a venerare l’albero di quercia, bensì solamente il fatto che esse e la quercia erano unite in una comunità di vita //simbiosi//, quindi non per scelta, bensì come la pulce <s>con il cane</s> //e il cane uniti sin dall’origine// //originatisi insieme//. (Se le pulci sviluppassero un rito, esso sarebbe legato al cane).


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«A network of prohibitions and observances of which the intention is not to contribute to his dignity…»<ref>“Un reticolo di proibizioni e osservanze la cui intenzione non è contribuire alla sua dignità” (''N. d. T.'').</ref> Questo è sia vero sia falso. Di certo non la dignità della protezione della persona, ma certamente – per dir così – la sacralità naturale del divino in lui.
«A network of prohibitions and observances of which the intention is not to contribute to his dignity…»<ref>“Un reticolo di proibizioni e osservanze la cui intenzione non è contribuire alla sua dignità” (''N. d. T.'').</ref> Questo è sia vero sia falso. Di certo non la dignità della protezione della persona, ma certamente – per dir così – la sacralità naturale del divino in lui.
Suona tanto semplice: la differenza fra magia e scienza può venire espressa {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 5}} dicendo che nella scienza ha luogo un progresso, nella magia no. La magia non possiede una direzione di sviluppo già presente al suo interno.
Suona tanto semplice: la differenza fra magia e scienza può venire espressa {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 5}} dicendo che nella scienza ha luogo un progresso, nella magia no. La magia non possiede una direzione di sviluppo già presente al suo interno.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 6}} 179
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C’è molta più verità nell’attribuire all’anima la stessa molteplicità che si attribuisce al corpo di quanta ce n’è in una teoria moderna e annacquata.
C’è molta più verità nell’attribuire all’anima la stessa molteplicità che si attribuisce al corpo di quanta ce n’è in un’annacquata teoria moderna.


Frazer non nota che ci troviamo qui di fronte alla dottrina di Platone e Schopenhauer.
Frazer non nota che ci troviamo qui di fronte alla dottrina di Platone e Schopenhauer.
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Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.
Niente ci dice come mai il fuoco debba essere ammantato di una tale aura. E poi, che strano, cosa significa propriamente: «Sembra piovuto giù dal cielo»? Da quale cielo? No, non è affatto scontato che il fuoco venga inteso in questo modo; – eppure è così.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 11}} Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei Nibelunghi. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua <u>connessione</u> col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli era ad esempio costume usare gli schiavi come cavalcature e celebrare certe feste così in sella, allora oggi {{Udashed|scopriremmo}} //{{Udashed|scorgeremmo}}// //{{Udashed|troveremmo}}// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce ({{Udashed|in sé}}) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata? Io credo che sia chiaramente la {{Udashed|natura}} {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 12}} intrinseca della stessa usanza <s>moderna</s> //del tempo recente// ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della {{Udashed|natura}} intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto in ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 11}} Qui sembra che solo l’ipotesi doni spessore alla cosa. E ci si può ricordare della descrizione dei bizzarri rapporti fra Sigfrido e Brunilde nel nuovo canto dei Nibelunghi. E cioè che Sigfrido sembra aver già visto una volta Brunilde in passato. Qui è chiaro che ciò che dà profondità a questa usanza è la sua <u>connessione</u> col bruciare una persona. Se in qualche festa fosse costume che gli uomini (come nel gioco di cavallo e cavaliere) si cavalchino l’un l’altro, non vi vedremmo nulla se non una forma di locomozione che rimanda al modo in cui un uomo monta un cavallo; – se però sapessimo che presso diversi popoli era ad esempio costume usare gli schiavi come cavalcature e celebrare certe feste così in sella, allora oggi {{Udashed|scopriremmo}} //{{Udashed|scorgeremmo}}// //{{Udashed|troveremmo}}// nell’usanza innocente della nostra epoca qualcosa di più profondo e meno innocente. La domanda è: questo – diciamo così – lato oscuro inerisce ({{Udashed|in sé}}) al rituale del rogo di Beltane<ref>Antica festa pagana gaelica, in cui i druidi officiavano un rogo purificatore attraverso il quale passavano per emendarsi il bestiame e anche gli uomini. Inizialmente collocata tra equinozio di primavera e solstizio d’estate, la festa viene tutt’ora celebrata a inizio maggio, soprattutto in alcune campagne fra Irlanda e Scozia (''N. d. T.'').</ref> come veniva praticato cento anni fa, o solo se l’ipotesi circa la sua origine dovesse essere convalidata<s>?</s>. Io credo che sia chiaramente la {{Udashed|natura}} {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 12}} intrinseca della stessa usanza <s>moderna</s> //del tempo recente// ciò che a noi pare oscuro, e i fatti a noi ben noti dei sacrifici umani indicano solo la direzione in cui bisogna vedere l’usanza. Quando parlo della {{Udashed|natura}} intrinseca dell’usanza, intendo tutte le circostanze in cui essa viene messa in pratica e che non sono incluse nel resoconto di una tale festa perché non consistono tanto di atti specifici che caratterizzano la festa quanto di ciò che si potrebbe chiamare lo spirito della festa, del quale si potrebbe rendere conto descrivendo ad esempio il tipo di gente che vi partecipa, i loro altri comportamenti, ovvero il loro carattere; il tipo di giochi che giocano in altre circostanze. E con ciò si vedrebbe che l’oscurità sta nel carattere stesso di queste persone.


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Qui c’è qualcosa che assomiglia alle vestigia di un sorteggio. E, in virtù di questo aspetto, ciò guadagna immediatamente spessore. Se noi appurassimo che, in un caso specifico, la torta coi bottoni è stata preparata «originariamente» ad esempio in onore di un fabbricatore di bottoni «per il suo compleanno», e che tale usanza si sia poi instaurata nei dintorni, allora questa usanza perderebbe di fatto ogni «spessore», a meno che questo spessore non sia contenuto nella forma attuale dell’usanza per com’è {{Udashed|in sé}}. Tuttavia, in un caso come questo, si dice spesso: «Questa usanza è <u>chiaramente</u> antichissima». Da cosa lo si evince? È solo perché si possiede una testimonianza storica di usanze antiche dello stesso tipo? Oppure c’è anche un altro motivo, di quelli che si evincono per interpretazione? Ma quand’anche venga dimostrata storicamente l’origine remota dell’usanza e la provenienza di un’usanza oscura, è ben possibile che l’usanza non abbia oggi più in sé <u>niente</u> di oscuro, che non le sia rimasto addosso più nulla dell’antico orrore. Forse oggigiorno essa viene messa in pratica soltanto dai bambini, che si cimentano nel preparare la torta e nel decorarla coi bottoni.
Qui c’è qualcosa che assomiglia alle vestigia di un sorteggio. E, in virtù di questo aspetto, ciò guadagna immediatamente spessore. Se noi appurassimo che, in un caso specifico, la torta coi bottoni è stata preparata «originariamente» ad esempio in onore di un fabbricatore di bottoni «per il suo compleanno», e che tale usanza si è poi conservata nella zona, allora questa usanza perderebbe di fatto ogni «spessore», a meno che questo spessore non sia contenuto nella forma attuale dell’usanza per com’è {{Udashed|in sé}}. Tuttavia, in un caso come questo, si dice spesso: «Questa usanza è <u>chiaramente</u> antichissima». Da cosa lo si evince? È solo perché si possiede una testimonianza storica di usanze antiche dello stesso tipo? Oppure c’è anche un altro motivo, di quelli che si evincono per interpretazione? Ma quand’anche venga dimostrata storicamente l’origine remota dell’usanza e la provenienza di un’usanza oscura, è ben possibile che l’usanza non abbia oggi più in sé <u>niente</u> di oscuro, che non le sia rimasto addosso più nulla dell’antico orrore. Forse oggigiorno essa viene messa in pratica soltanto dai bambini, che si cimentano nel preparare la torta e nel decorarla coi bottoni.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 14}} Pertanto, la profondità sta allora solo nel pensiero rivolto a quell’origine. Ma essa può essere del tutto incerta, e si vorrebbe dire: «A che scopo darsi pena per //preoccuparsi di// una faccenda tanto incerta?» (come una Saggia Else che si guarda indietro). Ma non si tratta di preoccupazioni di quel genere. – Soprattutto: da dove viene la certezza che una tale usanza debba essere antichissima (in cosa consistono i nostri dati, qual è la verificazione)? E quand’anche avessimo poi una certezza, non potremmo comunque sbagliarci e non potrebbe il nostro errore essere confutato storicamente? Sicuro, e tuttavia rimane poi sempre ancora qualcosa di cui siamo certi. Diremmo perciò: «Bene, in questo caso <u>particolare</u> l’origine può essere un’altra, ma in generale è sicuramente antica». Ciò che per noi è <u>evidenza</u> di ciò deve includere la profondità di tale supposizione. E questa evidenza è, ancora una volta, non-ipotetica, psicologica. Se cioè dico: la profondità in //<u>di</u>// questa usanza sta nella sua origine, <u>se</u> è andata davvero così. Allora o la profondità <s>deve</s> //sta// nel pensiero rivolto a una tale origine, o la profondità è essa stessa solo ipotetica e si può soltanto dire: <u>se</u> è andata davvero così, {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 15}} allora è stata una vicenda oscura e profonda. Voglio dire: l’oscurità, la profondità, non stanno nel fatto che per quanto riguarda la storia di <u>questa</u> usanza le cose siano andate davvero così, poiché forse non sono andate affatto in questo modo; e nemmeno nel fatto che forse o probabilmente si sono svolte così, bensì in ciò che mi dà motivo di supporlo. Da cosa proviene infatti in generale la profondità e oscurità del sacrificio umano? Sono infatti solo le sofferenze delle vittime a farci impressione? I malesseri di tutte le specie, che sono connessi ad altrettanti dolori, non suscitano <u>mica</u> questa impressione. No, questa profondità e oscurità non si comprende di per sé, se veniamo soltanto a conoscenza della storia dell’azione esteriore; siamo <u>noi</u> che la riportiamo nella nostra interiorità a partire da un’esperienza.
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 14}} Pertanto, la profondità sta allora solo nel pensiero rivolto a quell’origine. Ma essa può essere del tutto incerta, e si vorrebbe dire: «A che scopo darsi pena per //preoccuparsi di// una faccenda tanto incerta?» (come una Saggia Else che si guarda indietro). Ma non si tratta di preoccupazioni di quel genere. – Soprattutto: da dove viene la certezza che una tale usanza debba essere antichissima (in cosa consistono i nostri dati, qual è la verificazione)? E quand’anche avessimo poi una certezza, non potremmo comunque sbagliarci e non potrebbe il nostro errore essere confutato storicamente? Sicuro, e tuttavia rimane poi sempre ancora qualcosa di cui siamo certi. Diremmo perciò: «Bene, in questo caso <u>particolare</u> l’origine può essere un’altra, ma in generale è sicuramente antica». Ciò che per noi è <u>evidenza</u> di ciò deve includere la profondità di tale supposizione. E questa evidenza è, ancora una volta, non-ipotetica, psicologica. Se cioè dico: la profondità in //<u>di</u>// questa usanza sta nella sua origine, <u>se</u> è andata davvero così. Allora o la profondità <s>deve</s> //sta// nel pensiero rivolto a una tale origine, o la profondità è essa stessa solo ipotetica e si può soltanto dire: <u>se</u> è andata davvero così, {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 15}} allora è stata una vicenda oscura e profonda. Voglio dire: l’oscurità, la profondità, non stanno nel fatto che per quanto riguarda la storia di <u>questa</u> usanza le cose siano andate davvero così, poiché forse non sono andate affatto in questo modo; e nemmeno nel fatto che forse o probabilmente si sono svolte così, bensì in ciò che mi dà motivo di supporlo. Già, da dove proviene in generale la profondità e oscurità del sacrificio umano? Sono dunque solo le sofferenze delle vittime a farci impressione? I malesseri di tutte le specie, che sono connessi ad altrettanti dolori, non suscitano <u>mica</u> questa impressione. No, questa profondità e oscurità non si comprende di per sé, se veniamo soltanto a conoscenza della storia dell’azione esteriore; siamo <u>noi</u> che la riportiamo nella nostra interiorità a partire da un’esperienza.


Il fatto che il sorteggio avvenga mediante un dolce ha (anche) qualcosa di particolarmente {{Udashed|raccapricciante}} (un po’ come il tradimento per mezzo di un bacio), e che a noi questo faccia un effetto particolarmente terribile ancora una volta reca un significato essenziale per la ricerca intorno a tali usanze {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 16}} [a una tale usanza].
Il fatto che il sorteggio avvenga mediante un dolce ha (anche) qualcosa di particolarmente {{Udashed|raccapricciante}} (un po’ come il tradimento per mezzo di un bacio), e che a noi questo faccia un effetto particolarmente terribile ancora una volta reca un significato essenziale per la ricerca intorno a tali usanze {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 16}} [a una tale usanza].
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Il <u>contesto</u> di un modo di agire.
Il <u>contesto</u> di un modo di agire.


In ogni caso una {{udashed|<s>supposizione</s>}} //convinzione// sta a fondamento delle supposizioni circa l’origine – ad esempio – della festa di Beltane: ed è che tali feste non furono inventate da un uomo, per così dire, a casaccio, bensì hanno bisogno di una base infinitamente più estesa per potersi affermare. Se io volessi inventare una festa, essa morirebbe immediatamente o subirebbe un mutamento tale da entrare in corrispondenza con un’inclinazione generale della gente.
In ogni caso una {{udashed|<s>supposizione</s>}} //convinzione// sta a fondamento delle supposizioni circa l’origine – ad esempio – della festa di Beltane; ed è che tali feste non vengono inventate da un uomo, per così dire, a casaccio, bensì hanno bisogno di una base infinitamente più estesa per potersi affermare. Se io volessi inventare una festa, essa morirebbe immediatamente o subirebbe un mutamento tale da entrare in corrispondenza con un’inclinazione generale della gente.


Ma cosa ci impedisce di supporre che la festa di Beltane sia sempre stata celebrata nella forma attuale (o del recente passato)? Si vorrebbe dire: è troppo assurda per {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 17}} essere stata inventata così. Non è come vedere un rudere e dire: questo un tempo dev’essere stato una casa, poiché nessuno avrebbe eretto un cumulo siffatto di sassi squadrati e irregolari? E se si domandasse: come fai a saperlo? //,// allora io potrei dir soltanto: me lo insegna l’esperienza che ho degli esseri umani. Invero, laddove essi costruiscono davvero delle rovine, queste assumono le forme di case distrutte.
Ma cosa ci impedisce di supporre che la festa di Beltane sia sempre stata celebrata nella forma attuale (o del recente passato)? Si vorrebbe dire: è troppo assurda per {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 17}} essere stata inventata così. Non è come vedere un rudere e dire: questo un tempo dev’essere stato una casa, poiché nessuno avrebbe eretto un cumulo siffatto di sassi squadrati e irregolari? E se si domandasse: come fai a saperlo? //,// allora io potrei dir soltanto: me lo insegna l’esperienza che ho degli esseri umani. Invero, laddove essi costruiscono davvero delle rovine, queste assumono le forme di case distrutte.


Si potrebbe anche dire così: chi volesse farci impressione col racconto della festa di Beltane, non avrebbe comunque bisogno di esplicitare l’ipotesi circa la sua origine; gli sarebbe bensì sufficiente presentare il materiale (che porta a tale ipotesi) senza aggiungere altro. A questo punto, si vorrebbe forse dire: «Chiaro! Questo perché l’ascoltatore, o il lettore, trarrà da sé la conclusione!». Deve però trarre questa conclusione in maniera esplicita? Ovvero deve trarre comunque questa conclusione? E di che tipo di conclusione si tratta? Che questo o quello sia <u>probabile</u>?! E se è in grado di trarre la conclusione da sé, <s>perché</s> come fa questa a fargli impressione? Ciò che gli fa impressione deve infatti essere qualcosa che non ha fatto <u>lui</u>! A impressionarlo è dunque solo l’ipotesi enunciata <s>o ciascuna</s> (enunciata da lui o da un altro) o già il materiale?
Si potrebbe anche dire così: chi volesse farci impressione col racconto della festa di Beltane non avrebbe comunque bisogno di esplicitare l’ipotesi circa la sua origine; gli sarebbe bensì sufficiente presentare il materiale (che porta a tale ipotesi) senza aggiungere altro. A questo punto, si vorrebbe forse dire: «Chiaro! Questo perché l’ascoltatore, o il lettore, trarrà da sé la conclusione!». Deve però trarre questa conclusione in maniera esplicita? Ovvero deve trarre comunque questa conclusione? E di che tipo di conclusione si tratta? Che questo o quello sia <u>probabile</u>?! E se è in grado di trarre la conclusione da sé, <s>perché</s> come fa questa a fargli impressione? Ciò che gli fa impressione deve infatti essere qualcosa che non ha fatto <u>lui</u>! A impressionarlo è dunque solo l’ipotesi enunciata <s>o ciascuna</s> (enunciata da lui o da un altro) o già il materiale?


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 18}} Ma non potrei altrettanto bene chiedermi: se <s>uno</s> io vedo come qualcuno viene assassinato, mi impressiona proprio quel che vedo, oppure solo l’ipotesi che qui un uomo viene assassinato?
{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 18}} Ma non potrei altrettanto bene chiedermi: se <s>uno</s> io vedo come qualcuno viene assassinato, mi impressiona proprio quel che vedo, oppure solo l’ipotesi che qui un uomo viene assassinato?
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Allo stesso modo, potrebbe turbarci il fatto che i bambini in certi giorni diano fuoco a uno spaventapasseri, anche se di ciò non vi fosse alcuna spiegazione. Che strano che essi debbano bruciare solennemente <u>una persona</u>! Voglio dire: la risposta non è più inquietante del quesito.  
Allo stesso modo, potrebbe turbarci il fatto che i bambini in certi giorni diano fuoco a uno spaventapasseri, anche se di ciò non vi fosse alcuna spiegazione. Che strano che essi debbano bruciare solennemente <u>una persona</u>! Voglio dire: la risposta non è più inquietante del quesito.  


Per quale ragione però non dovrebbe essere davvero soltanto (o almeno in parte) il <u>pensiero</u> a farmi impressione? Non possono forse essere spaventose le rappresentazioni? Non posso sentirmi //trovarmi a essere// orribilmente a disagio al pensiero che un tempo la torta coi bottoni venisse impiegata per tirare a sorte la vittima sacrificale? Non ha il <u>pensiero</u> {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 20}} qualcosa di spaventoso? – Certo, tuttavia ciò che io scorgo in quei racconti essi è associato a essi sulla base dell’evidenza, anche di quell’evidenza che non sembra a essi immediatamente collegata, e dei pensieri intorno all’umanità e al suo passato, e di tutto ciò di strano che io, in me e nell’altro, scorgo, ho scorto e udito.
Per quale ragione però non dovrebbe essere davvero soltanto (o almeno in parte) il <u>pensiero</u> a farmi impressione? Non possono forse essere spaventose le rappresentazioni? Non posso sentirmi //trovarmi a essere// orribilmente a disagio al pensiero che un tempo la torta coi bottoni venisse impiegata per tirare a sorte la vittima sacrificale? Non ha il <u>pensiero</u> {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 20}} qualcosa di spaventoso? – Certo, tuttavia ciò che io scorgo in quei racconti è associato a essi sulla base dell’evidenza, anche di quell’evidenza che non sembra a essi immediatamente collegata, e dei pensieri intorno all’umanità e al suo passato, e di tutto ciò di strano che io, in me e nell’altro, scorgo, ho scorto e udito.


{{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 21}} 640
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Esso fornisce una semplice e infantile teoria della malattia, secondo cui essa è una lordura che può venir ripulita.
Esso fornisce una semplice e infantile teoria della malattia, secondo cui essa è una lordura che può venir ripulita.


Come esistono «teorie infantili della sessualità», così esistono teorie infantili in generale. Questo non vuol dire però che tutto ciò che combina un bambino scaturisca <u>da</u> una {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 23}} teoria infantile come sua motivazione.
Come esistono «teorie infantili della sessualità», così esistono teorie infantili in generale. Questo non vuol dire però che tutto ciò che un bambino combina scaturisca come sua motivazione <u>da</u> una {{Frazer MS reference|Ms or Ts=Ms |number=143|page= 23}} teoria infantile.


Ciò che è corretto e interessante non è affermare che questo è derivato da quest’altro, ma piuttosto: questo potrebbe essere derivato in questo modo.
Ciò che è corretto e interessante non è affermare che questo è derivato da quest’altro, ma piuttosto: questo potrebbe essere derivato in questo modo.