Tractatus logico-philosophicus (italiano): Difference between revisions

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Si potrebbe indossare il guanto destro sulla mano sinistra se si potesse rivoltarlo nello spazio quadridimensionale.
Si potrebbe indossare il guanto destro sulla mano sinistra se si potesse rivoltarlo nello spazio quadridimensionale.


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6.362Ciò che può essere descritto può anche avvenire, e ciò che la legge di causalità deve escludere non può nemmeno essere descritto.
 
6.363Il processo dell'induzione consiste nel nostro accettare la legge che è ''più semplice'' da armonizzare con le nostre esperienze.
 
6.3631Questo processo non ha però un fondamento logico, ma solo psicologico.
 
È chiaro che non esiste alcuna ragione per credere che avverrà davvero il caso più semplice.
 
6.36311Che il sole domani sorgerà è un'ipotesi; e questo vuol dire: non ''sappiamo'' se sorgerà.
 
6.37Una coercizione per cui qualcosa debba avvenire perché qualcos'altro è avvenuto non vi è. Vi è solo una necessità ''logica''.
 
6.371Alla base dell'intera visione moderna del mondo giace l'illusione che le cosiddette leggi naturali siano la spiegazione dei fenomeni naturali.
 
6.372Così i moderni rimangono al cospetto delle leggi della natura come di qualcosa di sacrosanto, come gli antichi al cospetto di Dio e del Fato.
 
Ed entrambi[, moderni e antichi,] hanno al contempo ragione e torto. Gli antichi sono però più chiari in quanto ammettono un chiaro termine [alle spiegazioni], mentre nel nuovo sistema deve sembrare che ''tutto'' sia spiegato.
 
6.373Il mondo è indipendente dalla mia volontà.
 
6.374Anche se tutto ciò che desideriamo avvenisse, questo sarebbe ancora per così dire un dono del destino, poiché a garantirlo non vi è alcuna connessione ''logica'' tra volontà e mondo, e, quanto alla connessione fisica stessa che viene assunta, non potremmo volerla a sua volta.
 
6.375Come vi è solo una necessità ''logica'', così vi è anche solo un'impossibilità ''logica''.
 
6.3751Che ad es. due colori siano contemporaneamente in un punto del campo visivo è impossibile, cioè logicamente impossibile, perché è escluso dalla struttura logica del colore.
 
Pensiamo a come questa contraddizione si presenta nella fisica, cioè all'incirca così: una particella non può nello stesso momento avere due velocità; il che vuol dire che essa non può essere al medesimo tempo in due punti diversi; il che vuol dire che particelle che sono in punti diversi in un unico momento non possono essere identiche.
 
(È chiaro che il prodotto logico di due proposizioni elementari non può essere né una tautologia né una contraddizione. L'asserzione che nello stesso momento un punto del campo visivo ha due colori diversi è una contraddizione.)
 
6.4Tutte le proposizioni hanno lo stesso valore.
 
6.41Il senso del mondo deve trovarsi al di fuori del mondo. Nel mondo tutto è come è e tutto avviene come avviene; non vi è ''in'' esso alcun valore – e se vi fosse, non avrebbe alcun valore.
 
Se vi è un valore che ha valore, esso deve trovarsi al di fuori di tutto l'accadere ed essere-così. Poiché tutto l'accadere e l'essere-così è casuale.
 
Ciò che lo rende non-casuale non può trovarsi ''nel'' mondo, poiché altrimenti sarebbe di nuovo casuale.
 
Deve trovarsi al di fuori del mondo.
 
6.42Perciò non può nemmeno esservi alcuna proposizione dell'etica.
 
Le proposizioni non possono esprimere niente di ciò che è più elevato.
 
6.421È chiaro che l'etica non può essere enunciata.
 
L'etica è trascendentale.
 
(Etica ed estetica sono uno.)
 
6.422Il primo pensiero di fronte al dispiegamento di una legge etica della forma «tu devi…» è: e allora se non lo faccio? Ma è chiaro che l'etica non ha niente a che fare con punizione e premio nel senso abituale. Quindi tale domanda sulle ''conseguenze'' di un'azione dev'essere irrilevante. – Quanto meno queste conseguenze non possono essere eventi. Poiché qualcosa deve pur essere corretto nella formulazione di quella domanda. Deve, sì, esservi una sorta di premio etico e di punizione etica, ma questi devono giacere nell'azione stessa.
 
(Ed è chiaro anche che il premio dev'essere qualcosa di gradevole, la punizione qualcosa di sgradevole.)
 
6.423Della volontà come del portatore di ciò che è etico non si può parlare.
 
E la volontà come fenomeno interessa solo la psicologia.
 
6.43Se il volere buono o cattivo modifica il mondo, esso può modificare solo i limiti del mondo, non i fatti; non ciò che può essere espresso mediante il linguaggio.
 
In breve, il mondo deve allora divenire per mezzo del volere un mondo del tutto diverso. Deve, per così dire, ridursi o crescere come intero.
 
Il mondo di colui che è felice è un mondo diverso rispetto a quello di colui che è infelice.
 
6.431Come anche, con la morte, il mondo non si modifica, ma finisce.
 
6.4311La morte non è un evento della vita. Non si vive la morte.
 
Se per eternità non si intende durata temporale infinita, ma intemporalità, allora vive in eterno colui che vive nel presente.
 
La nostra vita è tanto priva di fine quanto il nostro campo visivo è privo di limite.
 
6.4312L'immortalità temporale dell'anima umana, cioè quindi la sua sopravvivenza eterna anche dopo la morte, non solo non è in alcun modo garantita, ma soprattutto è un’assunzione che non realizza affatto ciò che si è sempre voluto ottenere grazie a essa. Col mio sopravvivere in eterno si risolve forse un enigma? Non è questa vita eterna tanto enigmatica quanto la presente? La soluzione dell'enigma della vita nello spazio e nel tempo si trova ''al di fuori'' di spazio e tempo.
 
(Quelli che qui vanno risolti non sono problemi della scienza naturale.)
 
6.432''Come'' è il mondo è perfettamente indifferente per ciò che è più elevato. Dio non si manifesta ''nel'' mondo.
 
6.4321I fatti appartengono tutti solo al problema, non alla soluzione.
 
6.44Non ''come'' è il mondo, ma ''che'' esso è, è il mistico.
 
6.45La visione del mondo ''sub specie aeterni'' è la sua visione come tutto – limitato.
 
Il sentimento del mondo come tutto limitato è il sentimento mistico.
 
6.5Per una risposta che non si può formulare non si può formulare neanche la domanda.
 
''L'enigma'' non vi è.
 
Se è possibile porre una data domanda, essa ''può'' anche avere risposta.
 
6.51Lo scetticismo ''non'' è inconfutabile, bensì evidentemente insensato, se vuole dubitare dove non si può domandare.
 
Il dubbio può sussistere solo dove sussiste una domanda; una domanda solo dove sussiste una risposta e questa solo dove qualcosa ''può'' essere ''detto''.
 
6.52Noi sentiamo che, anche se si dà risposta a tutte le domande scientifiche ''possibili'', i problemi della nostra vita non risultano ancora neanche toccati. Certo non rimane allora proprio nessuna domanda; e proprio questa è la risposta.
 
6.521La soluzione del problema della vita si coglie al dissolversi di tale problema.
 
(Non è questa la ragione per cui coloro a cui il senso della vita divenne chiaro dopo lungo dubitare poi non seppero dire in cosa questo senso consistesse?)
 
6.522Vi è in effetti qualcosa di indicibile. Ciò si ''mostra'', è il mistico.
 
6.53Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: non dire ''niente'' se non ciò che può essere detto, cioè proposizioni della scienza naturale – cioè qualcosa che con la filosofia non ha niente a che fare –, e poi tutte le volte che qualcun altro volesse dire qualcosa di metafisico provargli che a certi segni nelle sue proposizioni egli non ha dato alcun significato. Questo metodo sarebbe per l'altro insoddisfacente – egli non avrebbe la sensazione che noi gli stiamo insegnando la filosofia – ma ''esso'' sarebbe l'unico rigorosamente corretto.
 
6.54Le mie proposizioni chiarificano qualcosa perché colui che mi comprende le riconosce, alla fine, insensate, quando egli attraverso esse – su di esse – è salito oltre esse. (Egli deve per così dire gettar via la scala dopo averla usata per salire.)
 
Egli deve oltrepassare queste proposizioni, e allora vede il mondo correttamente.
 
7Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere.<references />